di Marco Ginanneschi
ROMA – “Pensiamo che AM Investco Italy sia La soluzione giusta per Ilva, per gli abitanti di Taranto e per l’economia italiana, basata su scelte sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico. Non c’è industria senza rispetto per l’ambiente, noi lo sappiamo perché siamo leader di mercato e siamo presenti nei continenti più avanzati con le nostre best practice ambientali e produttive“. Con queste parole la joint-venture frano-indiana-italiana presenta sul web un filmato con cui spiega come intendono rinnovare lo stabilimento siderurgico di Taranto che non sarà più inquinante produttivo ed attento alla tutela della salute dei cittadini di Taranto, che da troppo tempo subiscono un inquinamento ambientale non più sopportabile
Il gruppo ArcelorMittal spiega nel video con le voci dirette del top management le ragioni per le quali Am Investco, la joint venture fra il gruppo franco-indiano, il gruppo Marcegaglia ed il Gruppo INTESA SANPAOLO, è secondo loro “la scelta giusta” per risanare, rinnovare e gestire lo stabilimento dell’ ILVA di Taranto ed asset collegati, per i quali è stata presentata un’offerta di circa 1,6 miliardi di euro, superiore di 400 milioni di euro alla cordata concorrente AcciaItalia che vede “alleate” il gruppo Arvedi, la Dalfin di Leonardo Del Vecchio, la Cassa Depositi e Prestiti e gli indiani della Jsw Steel che hanno offerto 1,2 miliardi.
Nel video viene spiegata la tecnologia Lansatech che, senza bisogno di eliminare l’uso del carbone, di fatto ridurrebbe l’inquinamento attraverso un “riciclo” delle sostanze nocive. L’offerta di Am Investco Italy sembra essere sulla carta non solo quella più alta e vantaggiosa, ma sicuramente quella più chiara affiancata da investimenti annunciati e resi noti all’agenzia di stampa economico-finanziaria Reuters per ulteriori 2,3 miliardi di euro, per un totale complessivo di un investimento previsto di 4 miliardi di euro.
La cordata AcciaItalia ha presentato un’offerta inferiore, ma, sulla base di notizie trapelati da fonti non ufficiali, a sua volta avrebbe promesso investimenti per circa 3 miliardi.
Gli analisti della Leonardo & Co. società di consulenza finanziaria europea specializzata in fusioni e acquisizioni, operazioni di capital markets e ristrutturazione finanziaria, che è l’ advisor dei commissari straordinari di ILVA, avranno tempo fine al 6 aprile per valutare le due offerte pervenute. La decisione finale sarà poi decisa con un decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico. Dopo la decisione finale vi sarà un termine di 30 giorni per analizzare e constatare la regolarità attuativa del piano ambientale presentato dalla cordata vincente, che dovrà attenersi alle disposizioni ambientali emanate dal Ministero dell’Ambiente, che a sua volta entro il prossimo autunno sarà chiamato ad emettere a sua volta un proprio decreto.
Dopo queste operazioni si potrà finalmente passare all’esecutività del contratto di acquisizione del Gruppo ILVA che dovrà comunque passare sotto la vigilanza e decisione dell’Antitrust europea, chiamata a pronunciarsi definitivamente a seguito dell’avvenuta l’assegnazione. Le due cordate peraltro sono già state convocate in via preliminare ed ascoltate dalla Direzione Generale alla Concorrenza, e verranno riconvocate nelle prossime settimane .
Il semaforo verde dell’ Antitrust europea dovrebbe arrivare entro 25 giorni lavorativi dalla notifica (quindi di fatto un mese) , come prevedono le procedure regolamentari. Qualora l’analisi dovesse essere ritenuta da approfondire ulteriormente, è prevista una seconda fase della procedura, che può arrivare fino a oltre 100 giorni lavorativi (cioè circa 4 mesi). La joint venture Am Investco, che ha come socio di maggioranza ArcelorMittal, il leader mondiale della siderurgia, potrebbe invece venire costretta ad alcune concessioni non ancora valutate dagli analisti. Secondo gli analisti della banca d’investimenti Jefferies con l’acquisizione di Ilva la cordata Am Investco guidata da ArcelorMittal arriverebbe a controllare circa il 40% del mercato europeo dell’acciaio. La cordata AcciaItalia invece non dovrebbe avere problemi di sorta sull’eventuale rischio di posizione dominante, dato che Jsw, il partner industriale prevalente nell’operazione, è di fatto pressochè assente nell’ Unione Europea.
Il gruppo francoindiano ArcelorMittal ha smentito con una nota questa ipotesi. Smentita, anche l’ammontare dell’esposizione di Marcegaglia nei confronti dell’ Ilva rivelata dal settimanale L’Espresso, che ha parlato di un esposizione debitoria di 150 milioni di euro. La smentita è arrivata all’agenzia Ansa da fonti interne all’Ilva di Taranto, in quanto il reale debito del gruppo Marcegaglia nei confronti di Ilva è “congruente con i volumi di fatturato acquistati” . L’ esposizione debitoria del gruppo Marcegaglia che è il primo cliente di ILVA da molti anni, anche calcolando le fatture non scadute, che sarebbe di coltre 70milioni di euro, rientrerebbe in esposizioni fisiologiche che sono sempre presenti nei rapporti tra grandi clienti ed i fornitori sopratutto sulla base dei volumi di acquisto e che peraltro risulta essere coperta da specifiche garanzie finanziarie e quindi non costituisce alcun rischio di insolvenza