ROMA – Nel pacchetto di cessioni che Arcelor Mittal ha presentato alla Commissione Antitrust dell’ Unione Europea per rispondere alle preoccupazioni sollevate da Bruxelles nell’ambito della revisione in corso dell’acquisizione di Ilva, c’è anche lo stabilimento Piombino . Il pacchetto di cessioni proposto, si legge in una nota, include i seguenti asset: Arcelormittal Piombino, l’unico impianto di acciaio galvanizzato della società in Italia; Arcelormittal Galati in Romania; Arcelormittal Skopje in Macedonia; Arcelormittal Ostrava nella Repubblica Ceca; Arcelormittal Dudelange nel Lussemburgo; mentre a Liegi, in Belgio prevista la cessione delle linee di galvanizzazione 4 e 5 a Flemalle; linee di decapaggio a caldo, a freddo, laminazione a freddo e di banda stagnata a Tilleur .
“La proposta di vendere tali asset rimane soggetta al riesame e all’approvazione finali da parte della commissione nonchè alla conclusione dei processi di informazione e consultazione con i consigli di fabbrica locali ed europei. Eventuali vendite saranno condizionate al completamento dell’acquisizione di Ilva da parte di Arcelormittal“, precisa la nota aggiungendo che la Commissione Europea “dovrebbe raggiungere una decisione definitiva sul caso entro il 23 maggio 2018“.
Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha commentato il piano di cessioni annunciata da Arcelor Mittal all’Ue giudicandolo “un passo atteso da tanto tempo” aggiungendo “Io credo che l’esame dell’Antitrust europeo si concluderà positivamente. Questo era l’ultimo scoglio che rimaneva, poi il nodo è solo l’accordo sindacale“. “Una volta raggiunto l’accordo sindacale – ha aggiunto Calenda a latere della presentazione dello spot per Race for the cure – possiamo fare veramente il salto di qualità e far diventare l’Ilva la migliore acciaieria europea”.
Il ministro soffermandosi sulla vertenza più in generale, ha detto “Penso che ci sarà ancora da lavorare e che noi dobbiamo chiuderla perché stiamo parlando del più grande investimento industriale del Mezzogiorno in assoluto e non possiamo permetterci di perderlo”. “Abbiamo investito tanti tanti soldi per rimetterlo a posto – ha aggiunto Calenda – 2,4 miliardi tra investimenti industriali e produttivi a carico dell’acquirente più 1,08 miliardi che mettiamo noi sulle bonifiche, che derivano dai fondi dei Riva. Si tratta di dare lavoro a tante persone”.
“Abbiamo già raggiunto una base di partenza buona” – ha spiegato il ministro Calenda – che sono 10 mila persone all’interno della nuova Ilva, agli stessi livelli salariali, con gli stessi diritti precedenti, ma ovviamente non ci basta, dobbiamo lavorare di più. Ricordo che non ci sono licenziati, perché chi non verrà preso da Ilva rimarrà in carico all’amministrazione straordinaria che dovrà fare tutti i progetti di bonifica. Su questo siamo disponibili a rafforzare ancora di più i supporti del Governo, ma va chiusa e va chiusa rapidamente“.