L’archiviazione delle pesanti contestazioni ipotizzate a carico della dirigente tarantina è stata disposta dal gip di Lecce Angelo Zizzari che ha accolto la richiesta formulata dal pm Milto Stefano De Nozza della DDA di Lecce , titolare del fascicolo d’inchiesta sull’ex direttore della casa circondariale di Taranto. De Nozza nel suo provvedimento però precisa che il presunto patto illecito raggiunto dalle ex direttrice del carcere di Taranto Stefania Baldassari con il pregiudicato Michele Cicala, accusato dalla Dda di Lecce di essere a capo di un clan mafioso, non configura il reato di “scambio elettorale politico-mafioso“, ma bensì’ quello di “corruzione elettorale“.
Nelle tre pagine del provvedimento di archiviazione il gip Zizzari sostiene conseguentemente che “Gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna“. Una valutazione che ha portato alla decisione che ha messo fine all’attività inquirente svolta sulla Baldassari.
La presunta natura mafiosa del gruppo Cicala sostenuta dalla DDA salentina non ha trovato accoglienza e condivisione sia dal Gip che dal Tribunale del Riesame di Lecce i quali invece hanno ritenuto che non fosse un’organizzazione di stampo mafioso. Ed il processo sul clan che fa capo a Michele Cicala assistito dagli avvocati Salvatore ed Andrea Maggio è in corso dinnanzi al Tribunale di Taranto dove attualmente si sta celebrando il processo.
Il pubblico ministero Milto De Nozza indagava da tempo sui rapporti intercorsi tra la Baldassari candidata sindaco nel 2017 e il clan Cicala, in relazione al sostegno che quest’ultimo avrebbe assicurato e fornito alla Baldassari durante la sua campagna elettorale. Si conclude così di fatto l’indagine condotta dalla Dda di Lecce sui presunti contatti tra di Stefania Baldassari ed ambienti malavitosi intercorsi durante la campagna elettorale nelle elezioni amministrative del 2007.
Le intercettazioni contenute nelle indagini svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, avrebbero confermato un “un fatto incontrovertibile” e cioè che la Baldassari, all’epoca direttore del carcere di Taranto il giorno dopo l’arresto di Michele Cicala e di presunti affiliati, si sarebbe recata all’interno del bar “Primus Borgo”, sequestrato da fatto ed in vendita, in quanto la sua gestione era riconducibile al clan Cicala , per “offrire – nella migliore delle ipotesi – “supporto psicologico” alla famiglia del Cicala” e secondo le risultanze delle Fiamme Gialle avrebbe invitato i familiari a “scrivere” al detenuto Michele Cicala.
Sfogliando le 14 pagine della richiesta di archiviazione del pm De Nozza è facile dedurre come secondo il magistrato quelle condotte siano non solo provate, ma confermano l’esistenza di un’ area occulta nella quale si collegano la malavita tarantina ed il mondo politico-amministrativo: secondo il magistrato “si muovono professionisti, politici e funzionari pubblici che, pur non partecipando all’associazione criminosa nelle forme richieste per integrare la fattispecie di reato rendono, tuttavia, prestazioni e servigi utili all’attività del sodalizio o al perseguimento dei suoi scopi”. Superando l’aspetto strettamente giudiridico-tecnico-procedurale, per il magistrato della DDA di Lecce De Nozza, l’ indagine ha svelato l’esistenza di “una oscura e sordida zona d’ombra nel cortile istituzionale della legalità“.
La reazione della Baldassari all’archiviazione definitiva
“Per me si tratta davvero della fine di un incubo. Si chiude un capitolo nero della mia vita, colmo di sofferenza. Ringrazio i tanti che hanno continuato ad avere fiducia in me e che non mi hanno abbandonata. Non è stato semplice vivere questi quasi trenta mesi di dolore che niente e nessuno potranno restituirmi. Non riesco a provare nemmeno gioia, – ha dichiarato la Baldassari – perché è troppo grande l’amarezza che vivo persino in questo momento. Alle spalle ho un lunghissimo periodo in cui non ho potuto raccontare la mia versione su accuse profondamente ingiuste, frutto di cattiverie e illazioni, rispetto a una vita improntata alla serietà e al senso del dovere. Per quanto mi riguarda – ha concluso – solo l’amore della mia famiglia e la protezione di chi mi ha continuato a proteggere da lassù ha fatto in modo di riuscire a sopportare il peso di tutto questo. Ora da qui ricomincia la mia nuova esistenza, anche se per me niente potrà essere più come prima“.
L’ex direttore del carcere di Taranto, attualmente assistita dall’avvocato Emidio Attavilla, aveva sempre respinto con fermezza le accuse a proprio carico emerse dagli approfondimenti svolti dagli inquirenti. La Baldassari era stata colpita da due provvedimenti di sospensione dal suo incarico, che sono stati revocati il mese scorso dal DAP il Dipartimento Amministrazione penitenziaria del Ministero di Giustizia , a seguito della richiesta di archiviazione del pubblico ministero, è stata reintegrata in servizio ed attualmente è in forza al carcere di Bari, con l’incarico di direttore vicario.
La Baldassari nei mesi scorsi ha presentato denuncia presso la procura di Lecce per calunnia nei confronti dell’ avvocato Patrizia Boccuni del Foro di Taranto, in passato compagna del boss Michele Cicala, ritenendola portatrice delle gravi accuse nei suoi confronti da cui è scaturita l’indagine della DDA di Lecce.
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