I Carabinieri della 1a sezione del 3° reparto dei Ros e del Comando provinciale di Trapani hanno tratto in arresto Emanuele Bonafede, 50enne di Castelvetrano cugino di quell’ Andrea Bonafede, considerato il “prestanome” del boss, e Lorena Ninfa Lancieri, 48enne nata in Svizzera, tutti accusati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, reati aggravati per avere agevolato il “boss” di Cosa nostra Matteo Messina Denaro nella sua lunga latitanza. Il gip Alfredo Montalto che ne ha disposto l’arresto, accogliendo la richiesta del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei pm Piero Padova e Gianluca De Leo, contesta ai due indagati l’aver garantito al capomafia una “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza“.
La coppia avrebbero ospitato secondo gli inquirenti il capomafia, nella sua latitanza “in via continuativa e per numerosi giorni”, nel loro appartamento di Campobello di Mazara (Trapani). Sempre secondo i magistrati della Dda di Palermo, avrebbe fornito al boss “prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza“, consentendo a Matteo Messina Denaro “di mantenere quella apparenza di ‘vita normale’ che ha senza dubbio costituito uno dei pilastri della pluridecennale capacità di Messina Denaro di nascondersi e mimetizzarsi pur rimanendo attivo sul proprio territorio”. I due lo avrebbero persino “concretamente aiutato ad eludere le ricerche delle forze di polizia“.
Ad incastrare la coppia una foto del boss trovata proprio sul telefono cellulare di Messina Denaro, seduto a gambe accavallate, con un bicchiere di rum nella mano destra e un sigaro gigante nella mano sinistra. La foto, scattata nel salotto della coppia arrestata che sostiene di non sapere che fosse il capomafia, ma gli inquirenti non credono alla loro versione.
La coppia si era presentata dai Carabinieri subito dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, per raccontare di averlo riconosciuto come colui che era stato presentato loro in passato come un medico in pensione dal nome Francesco Salsi. Ma i due sono stati smentiti dai video di una telecamera di sorveglianza installata vicino a un negozio a Campobello di Mazara, ubicato proprio a due passi dalla loro abitazione. Dalle immagini acquisite dagli investigatori dell’ Arma risulta che il boss non fosse una conoscenza saltuaria ma una presenza giornaliera nella loro abitazione.
“Si è trattato, del resto, di una ospitalità che ha senza dubbio avuto dei costi non irrilevanti per una famiglia non particolarmente benestante – come scrive il gip – famiglia che quindi è del tutto irragionevole pensare che possa essersi assunta il pieno sostentamento di uno sconosciuto medico in pensione”. Dai video si vede anche come la coppia controllasse l’eventuale presenza di forze dell’ordine prima di dare l’ok al boss di uscire dalla loro abitazione. Dalle indagini e dal materiale sequestrato a casa della coppia è venuto fuori, infatti, che i due conoscevano Messina Denaro almeno dal 2017, anno in cui il capomafia fece da padrino di cresima al figlio dei Bonafede.
CdG-OCC-LANCERI_BONAFEDE-compressoProprio in quell’occasione Messina Denaro diede alla coppia 6300 euro perché comprassero al ragazzo, per suo conto, un Rolex. La spesa è stata puntualmente appuntata in un pizzino in cui, in merito alle uscite del 2017, il boss scriveva: «6300 OROL». Il Rolex è stato recuperato a casa dei Bonafede e sequestrato. Le indagini hanno accertato che era stato comprato l’11 gennaio 2017 alla gioielleria Matranga di Palermo. La singolarità secondo gli inquirenti era che contrariamente alle regole della gioielleria, in quell’occasione non era stata compilata la scheda cliente e quindi non era possibile risalire all’acquirente. Questa vicenda conferma, ancora una volta, la passione di Messina Denaro per gli orologi: il giorno della cattura, aveva al polso un Franck Muller del valore di 35 mila euro. Ed anche a sua sorella Bice sono stati sequestrati due orologi di lusso nel corso della perquisizione scattata dopo l’arresto del boss: tre Rolex Oyster Datejust, uno in acciaio e due con corona in oro, poi anche un Rolex Gmt Master, orologi che costano di listino dagli otto ai quattordici mila euro. Sequestrato anche un Omega Seamaster del valore di seimila euro.
Il ruolo di Lorena-Diletta
Lorena Ninfa Lanceri “veicolava le informazioni tra Messina Denaro e le persone con cui egli intratteneva rapporti particolarmente intensi“. La donna aveva il compito di tenere i rapporti tra il capomafia e persone a lui amiche ed era considerata “snodo di trasmissione di comunicazioni allo stato da ritenersi di carattere privato tra Messina Denaro e una donna identificata in Laura Bonafede“, come si legge nella misura cautelare, figlia di “Leonardo Bonafede, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nonché cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede, con la quale il latitante ha intrattenuto un intenso rapporto epistolare”.
Il padrino era molto vicino alla donna che gli faceva scenate epistolari di gelosia e che ha incontrato fino a due giorni prima dell’arresto, come si vede da un frame tratto da un filmato girato dalle videocamere di sorveglianza della Coop del paese in cui i due parlano davanti al banco dei salumi. Un rapporto, il loro, provato anche dai pizzini scoperti in vicolo San Vito. Infine Martina, figlia di Laura, nipote del capomafia di Campobello. Matteo Messina Denaro ne parla alle sorelle in un pizzino, citando il necrologio che la ragazza, in codice chiamata Tan, aveva scritto per il nonno. Ne apprezza il modo di vivere e l’educazione e la contrappone a sua figlia, Lorenza, che definisce “degenerata nell’infimo”. I carabinieri hanno scoperto che, tramite Lanceri, il boss teneva rapporti epistolari anche con lei. L’ultima di tre generazioni dei Bonafede legate ai Messina Denaro.
Quelle di Laura Bonafede sembrano le parole di un’amante ferita. Di sicuro, c’era una intensa frequentazione fra Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede. Gli scrive ancora un altro messaggio: “Caro Amico mio oggi ho rispettato nuovamente l’appuntamento di sabato ma niente, non ho visto nessuno e allora ho pensato che potevi essere andato a parlare allo Squallido. Insomma possono essere tanti motivi ma quello della romena e dello Squallido sono gli unici che mi balenano nella mente”. Nuovi nomi in codice da decifrare per gli investigatori: Squallido, Rumena.
Per gli investigatori dei Carabinieri del ROS “Margot” era l’auto del latitante. E non deve stupire, spiegano la procura ed i carabinieri, che il biglietto fosse scritto al maschile: era un modo per nascondere l’identità della vera interlocutrice, che ogni tanto veniva chiamata “cugino”, oppure “amico”.
La vivandiera Lorena Ninfa Lanceri era il “Tramite”, così veniva chiamata nei pizzini. Laura Bonafede proseguiva così la sua lettera al boss: “Quando ho incontrato il Tramite a caso mi sono un po’ ‘seccato’, ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto cambiare: però lo sapevo che non era da te ‘smontare’ una mia abitudine senza un perché, poi l’orario di arrivo era un orario impossibile per Blu, a parte il sabato. Quindi l’avevo capito che era una prova e che sicuramente è andato con un passaggio del fratello. No, non ce l’avevo con te. Tu lo sai il motivo di quando e perché ce l’ho con te. Domani andrò nuovamente all’appuntamento, spero che questa volta non vada buca. Buona notte Amico mio. Ti voglio bene”.
Secondo le indagini, inoltre, la donna Lorena Ninfa Lancieri avrebbe avuto un legame sentimentale con il capomafia che la chiamava la donna ‘Diletta‘. In un biglietto inviato al boss ancora latitante nel 2019, si legge: “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu”, scrive la donna che si firmava ‘Diletta‘. Il biglietto è stato rinvenuto dagli investigatori a casa della sorella del boss Rosalia Messina Denaro, arrestata pochi giorni fa. “Sei un grande, anche se tu non fossi M.D. Diletta“, si legge in un altro ‘pizzino’. “Tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. – scriveva la donna – Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione …. ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti“.
Matteo Messina Denaro avrebbe parlato di ‘Diletta‘ il 10 maggio anche a sua sorella Rosalia. “Diletta piange continuamente e non so come fare, mi vede spegnere giorno dopo giorno“, ed anche a una paziente della clinica La Maddalena dove è stato arrestato lo scorso 16 gennaio.