di Valentina Rito
Nell’ambito dell’ indagine “Mensa dei Poveri” il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha arrestato l’ex eurodeputata Lara Comi, nata a Garbagnate Milanese nel 1983, amministratore delegata dei Supermercati “Tigros” e Paolo Orrigoni, entrambi posti ai domiciliari, e tradotto in carcere Giuseppe Zingale direttore generale di Afol Metropolitana . L’ordinanza richiesta dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, è stata accolta e firmata dal Gip Raffaella Mascarino del Tribunale di Milano .
Lo scorso 10 maggio Lara Comi chiedeva alla sua esperta di fondi pubblici europei, l’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, presidente della Camera penale di Savona: “Secondo te mi possono indagare?” L’avvocato le rispondeva: “Per potere possono, ma sarebbe una porcheria: in una giustizia corretta non dovrebbero, ma se vogliono crearti danni per la campagna elettorale…”. Ma soltanto 4 giorni dopo accade che proprio l’avvocato Bergamaschi, inizialmente sulla negativa nel primo interrogatorio da “testimone”, quando il 13 maggio diventa indagata e quindi viene sospeso l’atto istruttorio, il giorno dopo e cioè il 14 maggio ritorna in Procura e consegna spontaneamente il proprio telefono cellulare contenente in memoria le chat di Whatsapp che inguaiano definitivamente l’allora ancora europarlamentare. E’ stata proprio questa consegna spontanea a consente ai magistrati di ritenere quei messaggi quale “prova documentale” (sulla base di sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 2017), e quindi di aggirare il rischio di inutilizzabilità di messaggi vocali o chat altrimenti coperti dall’immunità dell’allora europarlamentare in carica rispetto sia a intercettazioni sia a sequestri di corrispondenza.
Le chat dove la Comi anticipava con «emoticon» sorridente a Bergamaschi che “Zingale vorrà il suo regalo di Natale”, alludendo al fatto che vorrà la parte di retrocessione illecita, per i pm hanno pesato non poco . Così come quelle in cui la Comi ingenuamente prefigura come vorrebbe depistare stampa e pm (“Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (cioè 17mila euro, ), non ho mai avuto consulenze con Afol né società a me collegate che non esistono…”), ed all’amica-avvocato raccomanda di non telefonare per prudenza: “Se dovessero chiamarti non rispondere, poi ti spiego”, e di utilizzare le “chat di Telegram che è più comodo” in quanto permette la distruzione immediata dei messaggi. Proprio quei messaggi che sono stati poi consegnati dalla Bergamaschi ai magistrati inquirenti.
L’arresto è arrivato nell’ambito di un nuovo filone della “maxi indagine” che lo scorso 7 maggio portò all’esecuzione di 43 misure cautelari, nei confronti tra gli altri, dell’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo ‘azzurro’ Fabio Altitonante e del consigliere comunale Pietro Tatarella candidatosi alle ultime Europee per Forza Italia . Sono state proprio le dichiarazioni rese da Caianiello, che sarebbe stato al centro del sistema di “corruzione”, che hanno confermato il quadro accusatorio dei magistrati . “Più volte avevo espresso alla Comi la necessità di trovare una modalità attraverso cui retrocedere delle somme in favore della mia persona, in ragione dei costi che la quotidiana attività politica mi comportava” ha messo a verbale Nino Caianiello, ‘burattinaio’ del sistema di tangenti, finanziamenti e nomine pilotate e che da tempo ha deciso di collaborare coi pm milanesi.
Il 2 settembre Nino Caianiello mette a verbale queste dichiarazioni: “A seguito della mancata candidatura alle elezioni politiche nazionali cui lei fortemente aspirava, Comi ha iniziato a spaventarsi fortemente per la sua rielezione al Parlamento Europeo, ragione per la quale ha iniziato ad andare spasmodicamente alla ricerca di finanziamenti e alleanze politiche” raccontando anche che “la Comi voleva che io intercedessi in suo favore nei confronti della Gelmini” di cui, proprio all’inizio della carriera e prima di diventare coordinatrice regionale di Forza Italia giovani nel 2004 era stata assistente.
Due mesi fa alle ammissioni Caianiello, si aggiungono delle intercettazioni certo non piacevoli piene di commenti da gossip politico verso “questa cretina della Lara” alla quale “faccio uno shampoo“, definendola “una pazza scatenata che pensa di prendere in giro tutti“.
Così scrive il gip Raffaella Mascarino nella sua ordinanza: “Dall’esame degli elementi indiziari (…) emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre dal ruolo pubblico di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità“. Ed aggiunge: “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti“.
L’esponente di Forza Italia arrestata, Lara Comi, è accusata anche di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro dall’industriale bresciano Marco Bonometti titolare della Omr Holding e presidente di Confindustria Lombardia. Il versamento sarebbe stato effettuato in vista delle ultime elezioni europee sotto mentite spoglie di consulenza che si basava su una tesi di laurea scaricabile dal web dal titolo “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.
La Comi è stata arrestata in merito a tre diverse vicende. La prima riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, a seguito di“promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale”, come risulta negli atti depositati nel procedimento principale. Una circostanza verbalizzata in un interrogatorio del 14 maggio dall’ avvocato Maria Teresa Bergamaschi, stretta collaboratrice dell’ex eurodeputata : “Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva ‘Zingale vorrà un regalo di Natale‘” aggiungendo : “Mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale”.
La terza accusa è la truffa aggravata al Parlamento europeo, che vede coinvolto anche il giornalista Andrea Aliverti, collaboratore come addetto stampa della Comi , dietro compenso di mille euro al mese, soldi questi rimborsati dall’Europarlamento. Interrogato dai pm Aliverti ha dichiarato di avere ricevuto un aumento da 1.000 a 3.000 euro, con l’obbligo però di restituirne 2.000 a Forza Italia per pagare le spese della sede che la Comi si guardava bene dal pagare. Ma non è la prima volta che la Comi finisce in vicende analoghe.
Nel 2009 appena eletta al Parlamento Europeo a Strasburgo, pensò bene di assumere come sua assistente parlamentare non un semplice parente – che è già vietata dalla legge – ma proprio sua madre. Un incarico durato un anno e che le è costato 126mila euro da restituire a rate all’Europarlamento. La Comi a suo tempo si difese in due modi: prima asserendo un errore di interpretazione della normativa commesso dal suo commercialista , ed uno molto all’italiana: “Avevo solo 26 anni, volevo con me la mamma”.
Infine ha invece parlato del leghista Orrigoni, ex candidato sindaco a Varese, l’imprenditore Pietro Tonetti. che ha raccontato che Orrigoni d’intesa con lui, avrebbe versato l’anticipo di 50mila euro della presunta tangente, mascherata sotto forma di incarico a uno studio di ingegneristica, per ottenere la variante di destinazione d’uso di un terreno a Gallarate su cui aprire un nuovo punto vendita della catena “Tigros“.
Le reazioni della politica agli arresti di Lara Comi e Paolo Orrigoni
“Aspettiamo gli esiti di queste ulteriori indagini e cerchiamo di capire da cosa derivino la necessità di un provvedimento del genere, se come sembra per fatti che gli erano già stati contestati. Quindi evidentemente c’è qualcosa che noi non sappiamo”: così il governatore leghista Attilio Fontana anch’egli indagato in un altro filone dell’inchiesta, ha commentato gli arresti.
Per Silvia Roggiani, segretaria del Pd milanese: “gli arresti che hanno scosso la Lombardia sono motivo di grande preoccupazione e se da una parte l’auspicio è che le persone coinvolte possano dimostrare la loro innocenza, dall’altra ci indicano l’urgenza e la necessità di tenere alta la guardia. In nome della legalità e dell’interesse della collettività, oggi tutti i politici hanno un compito e una responsabilità precisa: essere compatti nel portare avanti una battaglia di trasparenza per spazzare via ogni tipo di corruzione e malaffare“.
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a Venezia dopo l’acqua alta che ha devastato la città, si è trincerato in un fermo mutismo interrogato dai cronisti sull’arresto di Lara Comi, l’ex eurodeputata di FI, a lui molto “vicina” accusata di tangenti. “No, non lo faccio” ha detto Berlusconi. La Comi si era piazzata al terzo posto tra gli eletti nella circoscrizione Nord-Ovest: e il primo degli eletti, proprio Silvio Berlusconi di cui era stata “fedelissima” per anni , ha deciso di mantenere quel seggio, estromettendola così da Strasburgo e privandola dell’immunità parlamentare.