BARI – La Polizia di Stato di Bari ha eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dalla Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 24 esponenti del clan “Parisi – Palermiti” e del gruppo di Japigia per omicidi, armi, droga, rapina ed estorsione. Alcuni importanti risultati investigativi, già noti alla cronaca giudiziaria, erano già stati conseguiti attraverso le indagini.
Le indagini condotte dai poliziotti Squadra Mobile si sono sviluppate a seguito dei seguenti omicidi perpetrati nei primi mesi del 2017 nel quartiere Japigia di Bari, roccaforte del clan “Parisi – Palermiti”.
Il 17 gennaio 2017 a pochi metri dal Liceo Scientifico Gaetano Salvemini, un 40enne venne freddato da un sicario che, a bordo di uno scooter guidato dal complice, colpiva la vittima al tronco e alla testa con una pistola semiautomatica calibro 9×21 mm. Successivamente il 6 marzo 2017, venne assassinato in via Peucetia, un 39enne e venne gravemente ferito un uomo di 31 anni, nipote di un esponente di vertice del clan Parisi. I quattro sicari, nell’agguato, utilizzarono una mitraglietta “Skorpion” 7.65 mm ed una pistola semiautomatica 9×21 mm. Subito dopo il 12 aprile 2017, un commando a bordo di pregiudicati a bordo di un’autovettura rubata, muniti di un fucile d’assalto AK 47 Kalashnikov e di 3 pistole semiautomatiche 9×21 mm, trucidavano in via Archimede un 29enne.
Le indagini avviate risultarono estremamente complesse hanno consentito di provare l’esistenza di un collegamento tra i fatti di sangue, permettendo di individuarne le cause e gli autori. Si tratta in effetti di una serie di azioni e risposte sviluppatesi all’interno del clan “Parisi – Palermiti”, che non si è limitata ed esaurita solo nei tre omicidi, ma anche in una lunga serie di violenze che hanno alla fine portato il gruppo a doversi forzatamente allontanare da Japigia, per il controllo incontrastato del territorio, incendi di autovetture, danneggiamenti ed incendi di immobili e persino “stese”, in puro stile camorristico, come ad esempio quella della notte del 27 maggio 2017, in via Guglielmo Appulo, messa in atto da più di dieci persone armate, nei confronti di un soggetto, il quale già ristretto agli “arresti domiciliari”, veniva di fatto costretto a tornare nel suo quartiere originario, e dopo ulteriori incursioni, ad evadere e rifugiarsi in Albania, dove recentemente è stato arrestato.
Un’ altro atto di forza venne compiuto a danno un 51enne, al quale gli vennero rapinate due autovetture in officina, per la cui restituzione è costretto a pagare 25mila euro. Le imputazioni cautelari riguardano anche una serie di delitti di cessione, detenzione e porto di armi da fuoco, nonché evasioni dagli “arresti domiciliari”. La fase esecutiva dell’operazione ha interessato anche le province di Roma, Lecce, Rimini e Chieti.