di Francesca Lauri
L’accelerazione è una svolta che l’Eliseo preparava da tempo, che è arrivata con l’insediamento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Il premier italiano mercoledì scorso ha chiamato il presidente francese Emmanuel Macron con cui ha creato un vero e proprio asse di cooperazione per discutere insieme una serie di questioni. Il “blitz Ombre Rosse“, messo a segno dalla polizia francese del servizio antiterrorismo Sdat, si è concretizzato grazie anche al lavoro di cooperazione dello Scip italiano, l’organismo interforze guidato dal generale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Spina, sotto la Direzione centrale della polizia criminale coordinata dal prefetto Vittorio Rizzi.
Quattro degli arrestati, Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi – sono tre ex appartenenti alle Brigate Rosse – e Narciso Manenti, dei Nuclei armati contropotere territoriale, devono scontare un ergastolo. Per Giovanni Alimonti ed Enzo Calvitti, invece – anche loro presenti nella stagione di sangue firmata Brigate Rosse – la pena è rispettivamente di 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e di 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Per Giorgio Pietrostefani, ex di Lotta Continua, accusato dell’omicidio di Luigi Calabresi, la pena che resta è di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni.
I terroristi arrestati
Le autorità di polizia francese e italiana hanno diffuso una nota che dettaglia i profili degli ex terroristi arrestati.
Cinque di loro sono ex membri delle Brigate rosse. Giovanni Alimonti, nato a Roma nel 1955, deve scontare ancora 11 anni e mezzo di carcere e 4 anni di libertà vigilata; tra i delitti per cui è condannato c’è il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma Nicola Simone. Enzo Calvitti, nato a Mafalda, anche lui classe 1955, deve scontare 18 anni e 7 mesi di carcere e 4 anni di libertà vigilata. Roberta Cappelli, romana, anche lei classe 1955, è condannata all’ergastolo per gli omicidi del generale Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato, del vice questore Sebastiano Vinci e dei ferimenti di Domenico Gallucci e di Nicola Simone. Marina Petrella, romana, classe 1954, è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi, il sequestro del giudice D’Urso, l’attentato a Nicola Simone, il sequestro dell’Assessore Ciro Cirillo (per il quale furono uccisi due operatori di scorta). Sergio Tornaghi, milanese, 1958, è condannato all’ergastolo: tra i reati che gli sono contestati, l’omicidio del direttore generale della Ercole Marelli.
Giorgio Pietrostefani, classe 1943, militante di Lotta continua, deve scontare 14 anni e 2 mesi di carcere per l’omicidio del commissario Calabresi. Narciso Manenti, del 1957, apparteneva ai Nuclei armati contropotere territoriale. Condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri, deve scontare altri anni di reclusione per ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi, associazione sovversiva.
Ogni volta che si parla dei Br in fuga, nella lista compare il nome di Lorenzo Carpi, genovese, oggi sessantottenne, che deve scontare la pena definitiva di due ergastoli per omicidio. Autista in quasi tutte le azioni più tragiche compiute dalla colonna genovese tra il 1978 e il 1980. C’è il suo nome, con pochissime note e nessuna idea di dove si trovi, ammesso che sia ancora viv, e sono 41 anni che non se ne sa più nulla. Alla Digos dicono di averlo cercato qualche anno fa in Portogallo e in Spagna e Portogallo avrebbe fatto indagini attraverso rogatorie per il controllo di alcuni cellulari, anche la Procura di Genova. I terroristi ancora in fuga del “blitz Ombre Rosse“ sono Raffaele Ventura, Maurizio Di Marzio e Luigi Bergamin.
Draghi e Macron hanno discusso a margine di una telefonata intercorsa anche delle richieste di estradizioni degli italiani condannati per reati di terrorismo e latitanti da decenni in Francia . Fonti dell’ entourage di Macron, raccontano che il premier francese si sia convinto che era arrivata l’ora di chiedere questa ferita aperta da troppo tempo nei rapporti bilaterali.
I consiglieri del presidente francese spiegano che “è una forma di responsabilità in un contesto europeo in cui vogliamo rafforzare l’identità comune” sottolineando inoltre che si tratta anche di voler rispettare il pieno stato di diritto tra due paesi fondatori dell’Unione europea. “Siamo in Europa ed è normale che le pene vengano eseguite” spiegano dall’Eliseo, ricordando che tutte le condanne degli italiani arrestati sono definitive.
Il presidente francese aggiungono i suoi consiglieri, ha voluto fare un “atto di coraggio” per riconoscere “il trauma che hanno costituito gli Anni di Piombo per l’Italia”, così smettendo “di ignorare la violenza degli atti commessi tra anni Sessanta e inizio anni Ottanta”. All’Eliseo premono ad evidenziare il “momento storico” della decisione del Presidente Macron che, dopo quarant’anni di rifiuti e polemiche. ha portato all’arresto di sette italiani . “Crediamo sia una presa di coscienza dopo anni di tentennamenti” evidenziano le fonti presidenziali facendo allusione ai precedenti capi di Stato che hanno di fatto sempre fatto muro contro le richieste dell’Italia.
Macron 43 anni, è un leader post-ideologico ed ha voluto adottare sin dalla sua elezione nel 2017, un diverso approccio nei rapporti con l’Italia su questo tema, avviando discussioni tecniche sui fascicoli pendenti, che all’epoca erano quasi duecento . Un lavoro bilaterale, che ha analizzato le varie situazioni giudiziarie caso per caso, arrivando a restringere la lista delle possibili estradizioni a una decina di nomi. Le procedure si erano rallentate a causa delle relazioni altalenanti tra Parigi e Roma, con la crisi diplomatica deflagrata durante il primo governo Conte
Il premier francese non si sente vincolato alla “Dottrina Mitterrand” che comunque interpreta nella sua prima versione, cioè quella consegnata nel 1985 all’allora premier Bettino Craxi. “Il rifiuto delle estradizioni non si applica per chi ha commesso crimini di sangue” ricordano all’Eliseo, specificando che i circa 350 italiani appartenenti alle Brigate Rosse o ad altri gruppi terroristi “non hanno mai ottenuto asilo politico”. Macron si è convinto che lo sguardo novecentesco sulla vicenda degli ex brigatisti, con una strenua difesa della gauche, sia ormai superata. “La sensibilità delle nostre società sul terrorismo e sulle vittime del terrorismo è cambiata” osservano all’Eliseo.
L’Eliseo con l’arresto dei sette italiani (tre sono ancora ricercati) ritiene “definitivamente” chiusa e definita la lunga e tormentata vicenda dal punto di vista politico. A cui farà seguito si apre la fase giudiziaria. Nelle prossime 48 ore si deciderà se i sette arrestati saranno rimessi in libertà in attesa dell’esame della Corte d’appello che dovrà nei prossimi mesi pronunciarsi sull’estradizione, con la possibilità di fare poi appello alla Corte di Cassazione. I tempi saranno lunghi.
“Un minimo di diciotto mesi” spiegano all’Eliseo, ribadendo che il capo di Stato “rispetta l’indipendenza della giustizia”. L’ asse tra Macron e Draghi esce rafforzato in vista delle prossime tappe europee per la ricostruzione post-Covid. I due premier da quando l’ex presidente della Bce è a Palazzo Chigi non si sono ancora incontrati di persona ma viene dato per certo dai rispettivi staff che potrebbero fissare prossimamente un incontro. Prevista anche una visita di Stato del presidente Mattarella in Francia ed entro l’estate dovrebbe venire firmato il Trattato Quirinale per rafforzare i rapporti bilaterali.
Diverse le reazioni politiche all’operazione “Ombre rosse” in Francia “Il governo italiano esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta” ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Draghi – aggiungendo “La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani. A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime“.
“Ha una portata storica la decisione della Francia, di rimuovere ogni ostacolo al giusto corso della Giustizia per una vicenda che è stata una ferita profonda nella storia italiana, per l’alto tributo di sangue versato e per l’attacco alle Istituzioni della Repubblica”. il commento articolato della ministra della Giustizia Marta Cartabia che ringrazia il collega Eric Dupond-Moretti, ministro della Giustizia francese “che fin dal nostro primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa pagina drammatica del nostro Paese e una determinata volontà di collaborazione. In queste ultime settimane – aggiunge la Guardasigilli Cartabia – c’è stato un intenso scambio di contatti a vari livelli delle Istituzioni, che hanno permesso di raggiungere questo storico risultato“.
Nel colloquio avvenuto lo scorso 8 aprile con il suo omologo francese Eric Dupond-Moretti, la ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva chiesto espressamente che gli ex terroristi fossero assicurati alla giustizia prima che intervenisse una nuova prescrizione . La data cerchiata sul calendario quella del 10 maggio, data in cui scatta la tagliola della prescrizione per l’ex brigatista Maurizio Di Marzio, che è uno dei tre ex terroristi in fuga. Per tutti gli arrestati di oggi si ferma il corso della prescrizione.
Dall’opposizione parlamentare arriva il plauso di Fratelli d’Italia. Il partito, dice Giorgia Meloni, “si congratula con il presidente del Consiglio Draghi per il lavoro svolto e il risultato raggiunto. Quello che è successo in Italia negli Anni di Piombo non si cancella ed è arrivato il momento di dare ai familiari delle vittime le risposte che aspettano da decenni”. La vicenda dei sette arrestati è un dossier sul quale è intervenuto anche Matteo Salvini segnalando che “dopo aver sollevato il problema con la Lega al governo, tanto da aver dato la caccia a Cesare Battisti fino in Bolivia, ora la ritrovata autorevolezza del nostro Paese ci consente di festeggiare un altro successo“. Questo, “grazie al governo e in primis al presidente Mario Draghi”, aggiunge ancora il leader della Lega.