Stamattina con un blitz i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani ed i poliziotti dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena Antonino e Vincenzo Luppino, figli di Giovanni, l’imprenditore che faceva da autista al capomafia e che con lui venne arrestato alla clinica La Maddalena di Palermo il 16 gennaio del 2023, entrambi indagati per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.
Gli accertamenti svolti sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, congiuntamente dal ROS dei Carabinieri, dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani e dal S.C.O. della Polizia di Stato – corroborati dall’analisi di tabulati telefonici e traffici di celle, dalla visione di immagini di videosorveglianza e dalle evidenze scientifiche genetiche e papillari – hanno consentito di acquisire gravi indizi in merito alle diversificate attività illecite svolte dai fratelli Luppino al fine di “proteggere” la latitanza del capo mafia trapanese.
L’attività, condotta nell’alveo delle indagini finalizzate a ricostruire la rete di fiancheggiatori che ha sostenuto l’allora latitante Messina Denaro Matteo, ha consentito di raccogliere elementi investigativi che conducono ad ipotizzare che i due indagati, unitamente al padre Giovanni Luppino (attualmente detenuto e sottoposto al giudizio abbreviato innanzi il GUP di Palermo), abbiano contribuito con le loro condotte al mantenimento delle funzioni di vertice del capo mafia castelvetranese, fornendogli prolungata e variegata assistenza durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni attivato in suo favore.
Nell’ inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova, gli investigatori delle forze dell’ ordine hanno ricostruito tutti gli spostamenti dei Luppino in occasione dell’operazione al fegato del boss del 2021: l’imprenditore lo accompagna in clinica Il 2 maggio per tornare poi in paese. Due giorni dopo, il 4 maggio Messina Denaro viene operato. Quello stesso giorno Vincenzo Luppino parte da Campobello alle 9.30 e arriva in clinica alle 12, per fare ritorno a casa nel primo pomeriggio.
L’elenco delle accuse che la Procura di Palermo contesta ai due fratelli è interminabile: fu Giovanni Luppino, il 21 gennaio 2021, a fare attivare la sim telefonica, rimasta inutilizzata fino all’8 aprile, poi inserita nel cellulare Huawei col quale il boss comunicava durante il ricovero nella casa di cura del capoluogo. Il capomafia alle 13.08 dell’8 aprile fa uno squillo al figlio Antonino per far sì che memorizzasse il numero. Circostanza che, secondo gli inquirenti, dimostra che il ragazzo era perfettamente a conoscenza della reale identità di Matteo Messina Denaro nonostante questi usasse l’alias di Andrea Bonafede.
Secondo i pm inquirenti l’indagato Vincenzo Luppino con quella trasferta, aveva voluto trovarsi a La Maddalena nell’eventualità di dare aiuto al latitante dopo l’uscita dalla sala operatoria. La settimana dopo, Messina Denaro viene dimesso dalla clinica l’11 maggio e portato al covo da Antonino e Giovanni Luppino. quindi i due fratelli si sono occupati “alternativamente ed in piena sintonia, di offrire decisivo aiuto e sostegno al padrino nei difficili spostamenti che egli ha dovuto gestire in occasione dell’intervento chirurgico” come scrive il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare che ha disposto l’arresto di entrambi. Altra scoperta degli inquirenti riguarda la Alfa Romeo Giulietta di Messina Denaro, parcheggiata in uno spazio recintato davanti casa di Vincenzo Luppino.
Suo fratello Antonino Luppino deteneva le chiavi dell’area, infatti fu lui a fare entrare gli investigatori dopo l’arresto del capomafia Messina Denaro. Prima della cattura Giovanni Luppino avrebbe inviato via WhatsApp al figlio una foto della macchina del capomafia . Per i pm con quel messaggio l’imprenditore andrebbe chiesto al figlio di occuparsi di alcuni lavoretti da fare al veicolo. Dunque un’assistenza a 360 gradi che comprevendeva la scorta al latitante il quale, nemmeno un mese prima della cattura, passeggiava in auto tranquillamente il 29 dicembre del 2022, a Castelvetrano sotto casa dell’ex compagna Franca Alagna e delle sorelle Bice e Giovanna, sperando di vederle almeno da lontano. A protezione del boss più ricercato d’Italia, c’era il fedele Giovanni Luppino col furgone del figlio.
Sono attualmente in corso delle perquisizioni nella provincia di Trapani, con il supporto di personale dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Sicilia” dell’Arma dei Carabinieri e dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato.
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