BARI – La Guardia di Finanza di Bari ha posto agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta Antonio Giancaspro l’ex patron del Bari Calcio accusato del crac della Finpoweer srl, società della quale – secondo l’accusa della Procura di Bari – era amministratore di fatto. Le contestazioni risalgono al periodo compreso fra maggio 2013 e gennaio 2018, data del fallimento.
Giancaspro, in concorso con il legale rappresentante della Finpoweer Giovanni Ferrara, imprenditore campano indagato a piede libero, avrebbe fatto sparire dalle casse societarie 3,4 milioni di euro. Il denaro proveniente dal crac sarebbe poi finito nella società Kreare Impresa che a sua volta controllava e possedeva il 70% della Finpoweer, di proprietà di Giancaspro.
Indagato a piede libero per bancarotta, anche il liquidatore di Finpoweer, il terlizzese Francesco Pio Izzo, per avere agito in concorso con Giancaspro. I due, prima del fallimento della società, avrebbero prima svenduto parte delle quote (3 milioni rispetto al prezzo di mercato di 10 milioni), e successivamente avrebbero svenduto a Kreare Impresa tutte le quote della FTV srl, un’altra società controllata dalla Finpoweer.
Cosmo Giancaspro e alcuni funzionari della Banca Popolare di Bari sono indagati da tempo anche in un’altra inchiesta della magistratura barese, relativa alla gestione del Bari Calcio, per aver escogitato uno “stratagemma” che aveva il fine di evitare una penalità della FIGC alla squadra barese retrocessa d’ufficio in serie D. Nell’aprile scorso Giancaspro riuscì “con la complicità di funzionari della BPB“, a far risultare il pagamento dei contributi previdenziali dei giocatori circa 20 giorni prima dell’effettivo versamento, “per evitare di subire le penalità da parte della FIGC“.
L’operazione venne realmente effettuata il 6 aprile, ma sui documenti prodotti alla FIGC riportava la data del 15 marzo, facendo risultare come spiega il Gip Francesco Mattiace che “il ritardo era dovuto a non meglio chiariti disguidi addebitabili all’istituto di credito . Ma tutto ciò non sortì effetto sperato al punto tale che l’organo di disciplina sportiva della Federcalcio comminò una penalità alla squadra“. La società ha poi continuato ad accumulare debiti fino alla richiesta di fallimento avanzata dalla Procura.
Uno dei particolari di rilievo contenuti all’ordinanza d’arresto spiega le ragioni per cui il Gip Mattiace ha disposto le esigenze cautelari , che si fondano sul pericolo di reiterazione del reato in quanto Giancaspro “opera ancora nel settore imprenditoriale” e, in particolare, per il suo “ruolo di azionista totalitario e amministratore della FC Bari spa“.
Il gip del Tribunale di Bari nella sua ordinanza ricostruisce la circostanza nel marzo scorso, in prossimità del pagamento degli F24 della società sportiva, aspettava che arrivasse nelle casse nella società Kreare Impresa una somma di circa 3 milioni di euro “da un non meglio individuato ‘Fondo Libanese‘”. Dopodichè avrebbe cercato “l’ausilio dell’ avvocato Giancarlo Lamma” membro del Cda della FC Bari 1908, di creare una società con sede a Londra con conto corrente in una banca a Francoforte per riuscire a far poi transitare il denaro “in pochissimo tempo (un giorno) nelle casse della FC Bari“». Operazione questa della quale Giancaspro avrebbe parlato anche ad un funzionario della Banca Popolare di Bari.
Negli atti dell’indagine che ha portato oggi all’arresto di Giancaspro infatti si fa riferimento anche a queste “ulteriori condotte delittuose” relative alle scadenze previdenziali dei calciatori biancorossi. In questa inchiesta, coordinata dal pm Larissa Catella, Giancaspro e i funzionari di banca sono accusati anche di ostacolo all’Autorità di vigilanza.
Giancaspro avrebbe portato sull’orlo del fallimento anche la Helios srl, un’altra società riconducibile alla sua Kreare Impresa, che gestiva la “Casa Protetta Ancelle del Santuario” una casa di cura per anziani, accreditata presso il Servizio Sanitario Nazionale, che versa in in stato di crisi ed attualmente in fase di richiesta di concordato preventivo fallimentare
Secondo le certosine ed approfondite indagini della Guardia di Finanza guidata dal comandante provinciale di Bari Gen. Nicola Altiero non avrebbe presentato i bilanci della società per sei anni, esattamente come aveva fatto per la Finpower, Giancaspro. L’ultimo bilancio infatti risulta presentato nel 2012 quando la società risultava già in perdita. Nel momento in cui i creditori hanno iniziato a pignorarne i conti correnti, Giancaspro l’ anno scorso avrebbe pilotato la cessione di un ramo d’azienda ad una cooperativa controllata da suoi prestanome e così facendo “dirottato altrove gli incassi”, in particolare le rette dei pazienti, per evitare che confluissero presso i conti correnti sottoposti a pignoramento.