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22 Dicembre 2024 13:29

Arrestato Gozzi il Presidente della Federacciai, “fiancheggiatore” dei Riva

Vi ricordate gli attacchi di Antonio Gozzi, presidente delle Federacciai contro i commissari dell’ ILVA, contro la Magistratura ? Ve ne ricordiamo noi qualcuno:  “Pragmaticamente bisogna affrontare il tema di una grande fabbrica che fino a quando ha avuto una gestione privata è stata in piedi e che dopo due anni di choc provocata dallo Stato nelle sue diverse articolazioni (magistratura, commissari, eccetera) è praticamente sull’orlo del fallimento. Bisogna ragionare in maniera pratica su cose possibili da fare e se si è arrivati a ipotizzare in intervento dello Stato perché si ha il dubbio se i privati siano in grado di intervenire. C’è un’area da un miliardo e mezzo da realizzare, c’è un altoforno da rifare e costa 250 milioni, ci sono le perdite del 2015 che saranno altri 400-500 milioni, ci vogliono più di due miliardi, due miliardi e mezzo per questo intervento ed è un momento di grave crisi della siderurgia italiana dove non ci sono italiani con questa capacità finanziaria e lo stesso Mittal potrebbe avere una qualche difficoltà”. E poi “La gestione commissariale ( Bondi n.d.r.) ha fatto perdere tempo sul salvataggio dell’azienda, bruciando 1,5 miliardi di circolante. Il piano è frutto di direttive ambientali figlie dell’Aia difficili da attuare. Un errore del Governo Letta” (da La Repubblica, 9/6/2014)

CdG arrestati

Ebbene oggi Antonio Gozzi, presidente di Duferco e di Federacciai,  è stato arrestato  dalle autorità belghe in una indagine per corruzione a Bruxelles. Secondo le accuse Gozzi avrebbe corrotto degli ufficiali nella Repubblica democratica del Congo per ottenere appalti. Lo ha reso noto TicinoNews con una nota di Duferco, società che che ha sede a Lugano. L’indagine coinvolge anche l’ex sindaco di Waterloo ed ex ministro vallone Serge Kubla. Secondo l’accusa, la società avrebbe chiesto a Kubla, arrestato il 24 febbraio scorso e successivamente scarcerato dopo 48 ore di fermo, di corrompere il presidente congolese per ottenere una diversificazione delle attività di Duferco anche nel settore del gioco d’azzardo. Gozzi ed il suo collaboratore Massimo Croci erano stati invitati a Bruxelles per rispondere alle domande del giudice, che ha deciso di trattenerli. Venerdì compariranno davanti al giudice che deciderà se convalidare l’arresto.

Duferco: Gozzi e Croci  totalmente estranei. “Questo modo di procedere non può essere definito se non come un mezzo di pressione inammissibile“, afferma il gruppo Duferco che è di origine brasiliana e impiega 3000 persone in tutto il mondo. Oggi la società è controllata dalla cinese Hebei Iron and Steel Group. Il gruppo, “che rispetta dalla fondazione un rigido codice etico – aggiunge la nota – tiene ad affermare che Gozzi e Croci hanno più che mai la fiducia del gruppo e degli azionisti”

In una nota diffusa da Duferco, si sottolinea che l’amministratore delegato Antonio Gozzi, e il dirigente della stessa azienda, Massimo Croci, si dichiarano “totalmente estranei” alla vicenda che ha portato al loro fermo in Belgio e intendono collaborare “pienamente con i giudici, confidando in un rapido accertamento della verità“. In una nota la multinazionale sottolinea che i due manager, di nazionalità e residenza italiana, “sono stati ascoltati ieri dal Giudice Istruttore Claise di Bruxelles da cui si sono recati spontaneamente per fornire agli inquirenti tutti gli elementi e le informazioni eventualmente in loro possesso, utili alla ricostruzione della verità e si sono resi disponibili per tutto il tempo necessario allo svolgimento delle indagini”.
Fino a oggi, prosegue la nota, “il Gruppo Duferco, al di là di un primo comunicato iniziale, ha preferito mantenere il più stretto riserbo per rispetto al lavoro del Giudice Istruttore e delle indagini in corso“. Ma ora ritiene necessario ribadire alcuni punti: “la totale estraneità del Gruppo Duferco e dei suoi dirigenti a qualunque episodio di corruzione internazionale, nella Repubblica del Congo o in qualunque altro Paese;  la rigorosa e severa policy del Gruppo Duferco, fatta di regole organizzative e metodiche di comportamento, volta a prevenire qualsiasi comportamento non corretto non solo da parte dei suoi dirigenti e impiegati, ma anche da parte degli stakeholder, primi fra tutti fornitori e clienti; la quarantennale reputazione del Gruppo Duferco nel mercato internazionale dell’acciaio, dell’energia e dello shipping, reputazione mai scalfita da qualsivoglia vicenda o anche singolo episodio meno che corretto“.

La vicenda, nell’ambito della quale Gozzi e Croci sono stati ascoltati, ricostruisce il comunicato dell’azienda, “risale al 2009 e non riguarda direttamente società del Gruppo Duferco, ma società e interessi economici esterni al Gruppo e riferibili personalmente agli azionisti del Gruppo stesso. Si è trattato di un intervento di natura esclusivamente finanziaria in un settore esterno alle competenze tradizionali del Gruppo terminato, tra l’altro, con risultati economici e finanziari negativi. Antonio Gozzi e Massimo Croci se ne sono occupati su incarico degli azionisti, ma non sono mai stati in vita loro in Congo, nè hanno mai conosciuto politici o funzionari pubblici congolesi o altre persone di quel Paese capaci di aver peso o influenza nell’emanazione di atti amministrativi. Hanno quindi dichiarato al Giudice Istruttore la loro totale estraneità ai fatti e confidano in un rapido accertamento della verità da parte della giustizia belga“, conclude la nota.

L’INCHIESTA. La vicenda giudiziaria che ha portato in un carcere di Bruxelles Antonio Gozzi,presidente di Federacciai e nome di peso nell’organigramma di Confindustria parte dalla misteriosa scomparsa del revisore di bilancio Stephan De Witte, ed i magistrati di Bruxelles indagando sono approdati alla Duferco, il gruppo siderurgico guidato da Gozzi. Nelle mani degli inquirenti c’è una fattura di 60 mila euro pagata dall’azienda al politico Serge Kubla, già ministro dell’Economia del governo autonomo della Vallonia e fino a poche settimane fa sindaco di Waterloo, il paese della battaglia che segnò la fine di Napoleone.

Come raccontano i colleghi Franchini e Malagutti del settimanale l’ ESPRESSO,  “il sospetto è che quei soldi, prima rata di un pagamento complessivo di 240 mila euro, siano stati versati da Duferco per aprirsi la strada in Congo, l’ex colonia belga ricchissima di materie prime, diamanti e oro. Gozzi conosce bene Kubla, un politico di lungo corso molto vicino al premier di Bruxelles, Charles Michel. Nel 2003 la multinazionale dell’acciaio avviò la riconversione delle sue attività in Vallonia grazie ai finanziamenti pubblici per cui si spese l’allora ministro regionale. De Witte, invece, aveva lavorato a lungo come consulente di Duferco, che in Belgio controlla stabilimenti e altre attività logistiche e immobiliari. Sta di fatto che un paio di anni fa il contabile decide di cambiare vita: lascia la famiglia e trova un impiego in un grande parco botanico a un centinaio di chilometri da Kinshasa, la capitale del Congo. A un certo punto, però, De Witte smette di dare notizie di sé. Lo cercano amici, parenti e anche la moglie che nel giugno dell’anno scorso ne denuncia la scomparsa.

L’inchiesta giudiziaria arriva a una svolta meno di un mese fa, il 24 febbraio, quando la polizia arresta Kubla. «L’indagine riguarda le attività del gruppo industriale Duferco nella Repubblica Democratica del Congo», questo è quanto si legge nel comunicato ufficiale della procura federale di Bruxelles. In altre parole l’azienda guidata da Gozzi è sospettata di aver corrotto “pubblici ufficiali congolesi per favorire – si legge ancora nel comunicato – la realizzazione di importanti investimenti nel settore dei giochi e delle lotterie”.

Non è ancora chiaro quale sia stato il ruolo di De Witte in questa storia. Forse era stato arruolato come agente sul posto per coordinare le nuove attività congolesi. Le accuse contro Kubla, invece, sono molto precise.  Il politico vallone, pezzo grosso del partito moderato MR (Mouvement Réformatour), avrebbe consegnato una somma di 20 mila euro alla moglie dell’ex primo ministro congolese Adolphe Muzito. La signora ha smentito tutto, minacciando querele.

Quei soldi però, secondo l’accusa, erano solo l’acconto di una tangente da 500 mila euro. I rapporti tra Kubla e Gozzi risalgono almeno al 2003. A quell’epoca, come detto, i fondi pubblici della Vallonia finanziarono la riconversione di alcuni vecchi impianti di Duferco in Belgio. Sulla poltrona di ministro regionale c’era proprio l’uomo politico ora accusato di corruzione internazionale. Tra investimenti azionari e prestiti, l’azienda siderurgica incassò oltre 500 milioni di euro. Un fiume di denaro, tanto che la Commissione Europea ha avviato un’istruttoria per verificare se siano state rispettate le regole della Ue sugli aiuti di Stato. Molti anni dopo quella vicenda, tornano d’attualità la liason tra il manager italiano e l’ex borgomastro di Waterloo, dimissionario dopo l’arresto. Questa volta però le accuse sono ben più gravi.

Adesso tocca a Gozzi fornire la sua versione dei fatti al giudice istruttore Michel Claise, specializzato in indagini sulla criminalità finanziaria. Il presidente di Federacciai è molto conosciuto nel mondo degli affari nostrano e anche in quello calcistico, come presidente della squadra dell’Entella di Chiavari, che milita in serie B. Il suo ruolo di vertice nell’apparato di Confindustria ha portato Gozzi a impegnarsi in vicende da prima pagina come la crisi dell’ ILVA di Taranto, spesso per attaccare i provvedimenti dei magistrati. La Duferco, una multinazionale con base a Lugano e un giro d’affari di oltre sette miliardi di euro l’anno, controlla numerosi impianti anche in Italia e di recente si era candidata a partecipare al salvataggio delle Acciaierie di Piombino sull’orlo del fallimento, poi passate al gruppo algerino Cevital.

Al manager italiano è stata anche affidata – si legge nel bilancio –  la “general supervision”  delle importanti attività del gruppo in Belgio. Proprio Gozzi, insieme al collaboratore Massimo Croci, figura nel ruolo di amministratore di una piccola holding creata alla fine del 2010, la Successful Expectations Belgium. Quest’ultima, a sua volta, tira le fila di una serie di società con base in Congo, Ruanda, Burundi, Zambia, tutte impegnate nel settore dei giochi.

Che cosa c’entra il business dell’azzardo con il trading di acciaio? In apparenza niente. L’ipotesi degli investigatori, però, è che gli appalti nelle lotterie, da sempre gestite dalla burocrazia statale, potesse servire per allacciare rapporti con la politica locale. E quindi inserirsi negli affari ben più lucrosi che ruotano intorno alle materie prime (petrolio, metalli), ai diamanti, all’oro. I bilanci confermano che la holding belga gestita da Gozzi ha gettato la sua rete in Africa  tra il 2011 e il 2012. Poco dopo è sbarcato in Congo il contabile De Witte, poi scomparso nel nulla.

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