Secondo la Procura di Palermo, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, avrebbe gestito la cassa del clan di Campobello di Mazara e finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Il boss, però, a un certo punto non avrebbe più gradito i suoi servizi. Antonio Messina, 79 anni, massone in sonno con precedenti per mafia, narcotraffico, subornazione di testi e sequestro di persona, esercitava davvero la professione forense alternandola, però, ad affari ben più redditizi con i principali uomini d’onore del trapanese dell’ultimo ventennio. Indicato come “Solimano” nel linguaggio in codice che Messina Denaro utilizzava con la sua amante storica, la maestra Laura Bonafede, mentre per gli uomini d’onore con cui per decenni ha stretto rapporti d’affari era solo “l’avvocato”.
Questa mattina, i carabinieri del Ros gli hanno notificato un provvedimento di arresti domiciliari emesso dal gip Antonella Consiglio su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Bruno Brucoli. L’ avvocato Messina è accusato di associazione mafiosa, “per aver gestito i proventi delle attività economiche della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara garantendo a Messina Denaro il sostentamento economico durante la sua latitanza” riporta il capo di imputazione.
A sorpresa è stata proprio Laura Bonafede nel corso di dichiarazioni spontanee nel processo in cui è stata poi condannata per mafia, a rivelare chi si celasse dietro il nome Solimano, rivelando qualche mese fa, a sorpresa, l’identità del misterioso Solimano durante il suo processo: “E’ Antonio Messina, lo zio di mio marito, il fratello di mia suocera. E’ uno che millantava l’amicizia di Messina Denaro per andare nei negozi, nelle attività pubbliche, magari sfruttando questa amicizia per avere regalata una camicia, per avere dei vantaggi”.
“Messina Denaro cercava un modo di incontrarlo per intimargli di smetterla di millantare amicizie, perché lui millantava l’amicizia di Messina Denaro per andare nei negozi, nelle attività pubbliche, magari sfruttando questa amicizia per avere regalata la camicia o per subirne dei vantaggi, e questo mi disse Messina Denaro che a lui dava fastidio perché lui non aveva mai sfruttato nessun negoziante e che già una volta gli aveva fatto dire da mio padre di smetterla altrimenti non gli avrebbe più consentito di villeggiare a Campobello o di frequentare Campobello e di ritirarsi a Bologna dato che lui lì aveva la residenza e ha una casa”»“. Per i pm la donna avrebbe cercato di ridimensionare il ruolo del legale in Cosa nostra. In un pizzino emerge chiaramente che la maestra e il boss nutrivano un forte risentimento per Solimano al punto di pensare a ritorsioni nei suoi confronti. “Quella merda di Solimano ci ha distrutti”, scrive la donna auspicando che il boss prendesse provvedimenti.
La maestra scriveva “che Solimano tenesse tanto al denaro l’ho sempre capito, gli piace spendere e fare soldi facili ma mai avrei potuto pensare che arrivasse a tanto. Quando dici che gliela farai pagare, che non ti fermi, ti posso dire che ne sono certa, ti conosco anche sotto questo aspetto”, . Dal tenore del biglietto «si comprendeva che, evidentemente – scrivono i pm nella richiesta di arresto di Messina Denaro – entrambi avevano già in passato ricevuto denaro da Solimano, ma l’avidità, l’ingordigia del Messina e il suo mancato rispetto di precedenti accordi o prassi (da leggersi univocamente nei termini di un precedente sovvenzionamento della latitanza di Matteo Messina Denaro e della famiglia di Campobello di Mazara) si erano verificati anche in passato“.
Nel corso dell’indagine, è emerso che Il legale avrebbe anche tentato di mettere le mani su un bene confiscato alla mafia. “Ti volevo far vedere un.. un pezzo di terreno qua… dai andiamo a vederlo”, diceva, intercettato, Messina al mafioso Giovanni Vassallo. “Lo stanno affidando al comune … capito? E si prende con quattro soldi anche in affitto … dobbiamo parlare …il professore Accardo sono qualche diecimila metri quadrati… minchia là… ristorante … supermercato… gli puoi mettere… tutte cose. Perché è proprio qua sopra la circonvallazione. Il Comune di Campobello… è confiscato … e l’hanno assegnato e stanno facendo il bando capito?“. Una vita in affari con i clan che gli è costata l’arresto, e datal’età avanzata il gip l’ha mandato ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico.