Carmelo Miano, 24 anni, tecnico informatico di Gela, considerato un mago del computer. negli ultimi quattro mesi si era mosso con estrema prudenza, senza farsi scoprire dagli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni che da tempo gli stavano dando la caccia perché aveva violato i server più segreti del Paese, come quelli del ministero della Giustizia, di uffici giudiziari, ma anche di società come Tim, Telespazio e persino della Guardia di Finanza. A tradirlo è stata la traccia lasciata navigando su un sito porno. Da lì, rintracciando il suo Ip, gli investigatori sono arrivati a Roma. Quando sono entrati nel suo appartamento , aveva tutti i terminali accesi.
La procura di Napoli l’ha messo in carcere con l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico. Con le aggravanti legate alle capacità di “inoculare malware” negli archivi di aziende o riconducibili a singole persone. Per poi accedere a informazioni riservate o a capitali di moneta elettronica. A illustrare le sue imprese il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo ed capo della procura di Napoli Nicola Gratteri. “Ci ha fatto girare la testa per più di un anno”, ha detto Gratteri, che per contrastarlo è dovutao correre ai ripari: quando infatti è emerso che “Era un mago dell’informatica. Ad incastrarlo le microtelecamere piazzate dai poliziotti proprio sulla postazione e sul pc portatile del 23enne, che secondo l’accusa agiva con la complicità di un agente infedele amico di famiglia, Ivano I., e di altre tre persone, compreso il padre Antonino.
Quando infatti è emerso che Miano poteva entrare anche nelle mail dei magistrati, gli investigatori hanno iniziato a scambiarsi le informazioni alla vecchia maniera. Carte trasmesse brevi manu e non più mail o messaggi WhatsApp. poteva entrare anche nelle mail dei magistrati, gli investigatori hanno iniziato a scambiarsi le informazioni alla vecchia maniera. Carte trasmesse brevi manu e non più mail o messaggi WhatsApp. Secondo quanto è finora emerso non ci sarebbero però collegamenti con la scottante inchiesta sui dossieraggi di cui si sta occupando la procura di Perugia: «Quei due filoni — ha chiarito il procuratore nazionale antimafia Melillo – sono assolutamente separati. L’indagine di Napoli ha però una straordinaria complessità che va ancora tutta esplorata. I colleghi partenopei e la polizia postale riusciranno a venirne a capo“.
Il documento segreto
Nato a Sciacca, residente a Gela e con domicilio a Roma, Miano avrebbe avuto accesso anche a un documento segreto. Ovvero un’informativa della Gdf datato 22 dicembre 2023. Documento che avrebbe cercato in quanto parlava proprio di lu sotto inchiesta a Brescia per aver bucato i domini di via Arenula, delle procure, di aziende come Telespazio e di operatori satellitari. Di mestiere programmatore informatico, aveva anche tre milioni di euro in bitcoin che gli sono stati sequestrati. Nell’inchiesta ci sono altri tre indagati. Miano usava cinque false identità e un sistema cifrato. Avrebbe acquisito materiale sulla criminalità organizzata, mentre non gli interessava il terrorismo. Quando i magistrati hanno capito che poteva entrare nelle loro mail, non hanno più usato la posta elettronica del ministero e WhatsApp.
Adesso la vita del ragazzo prodigio che secondo gli investigatori aveva anche cominciato a fare affari nel dark web, potrebbe cambiare grazie alle sue doti di hacker, in virtù della legge 90/2024 approvata nel luglio scorso che prevede sconti di pena per chi collabora con la giustizia, e potrebbe passare sulla sponda della legalità al servizio del Paese per scovare e combattere i suoi ex colleghi che cercano di violaer la cyber sicurezza nazionale.
Il lavoro nella cyber security
Miano lavorava a Roma con la NttData, società specializzata anche un cyber security, da quando aveva 22 anni. Dopo sei mesi di stage, quindi senza avere ruoli di responsabilità, aveva cominciato a lavorare, selezionato per le sue capacità davanti al monitor del computer. La NttData sottolinea oggi di aver preso adesso provvedimenti nei suoi confronti dopo che è stato arrestato per le violazioni informatiche di cui lo accusa la Procura di Napoli. L’azienda precisa di non essere coinvolta nell’inchiesta e che il suo ormai ex-dipendente non ha mai utilizzato i sistemi informatici della società per portare avanti le sue intrusioni informatiche.
Già nel 2021 il giovane aveva subito una perquisizione del nucleo speciale tutela privacy della Guardia di Finanza, che lo aveva descritto come “persona dotata di forte attitudine all’informatica ed all’hacking con un forte risentimento nei confronti di chi ha svolto le indagini”.
L’ordinanza di arresto nei suoi confronti non è stata caricata nella banca dati interforze e degli uffici giudiziari : è stata stampata e trasferita a mano. Non si sa mai.