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22 Luglio 2024 18:00
22 Luglio 2024 18:00

Arrestato medico oncologo a Bari : 130mila euro estorti ad un malato di cancro per somministrargli gratis dei medicinali

I Carabinieri hanno eseguito nei confronti di Rizzi oltre alla misura cautelare anche un decreto di sequestro preventivo per equivalente della somma di 136mila euro. I fatti sono relativi al periodo compreso tra dicembre 2018 e dicembre 2019. Durante perquisizione nell' abitazione del Rizzi, i Carabinieri hanno trovato reperti archeologici e oltre 1milione e 900mila euro in contante nascosti in buste e scatole per calzature.

I Carabinieri hanno arrestato il medico oncologo barese Giuseppe Rizzi, posto agli arresti domiciliari, che sino a circa un anno fa in servizio all’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari. Il pm Marcello Quercia della Procura di Bari gli contesta il reato di concussione aggravata e continuata in concorso con la compagna, l’avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani. I carabinieri hanno eseguito nei confronti di Rizzi Oltre alla misura cautelare anche un decreto di sequestro preventivo per equivalente della somma di 136mila euro. I fatti sono relativi al periodo compreso tra dicembre 2018 e dicembre 2019. Durante perquisizione nell’ abitazione del Rizzi, i Carabinieri hanno trovato reperti archeologici e oltre 1milione e 900mila euro in contante nascosti in buste e scatole per calzature.

L’indagine è partita dalla denuncia dei familiari del paziente, dopo la sua morte.E così i carabinieri hanno potuto accertare che il medico, che all’epoca era dirigente nel dipartimento di Oncologia dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, mentre era servizio ma anche fuori turno, e comunque non in regime di attività intra od extramoenia, avrebbe eseguito dlle prestazioni mediche, nello specifico delle iniezioni di un farmaco oncologico salvavita, per la cui somministrazione gratuita, in quanto a totale carico del Servizio sanitario nazionale, il medico avrebbe costretto il paziente a versargli ingenti somme di denaro e di altre utilità, nella struttura ospedaliera e persino all’interno della sede del patronato Caf gestito dalla compagna l’avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani attualmente co-indagata, che era stato adibito illegalmente ad ambulatorio medico !

Per mesi il figlio di Ottavio Gaggiotti, ex dipendente di banca a Foggia deceduto per cancro nel febbraio dello scorso anno, ha registrato gli incontri tra suo padre, paziente oncologico, e il dottor Rizzi. Dopo la morte del padre, il figlio ha consegnato agli investigatori una pendrive contenente screenshot di conversazioni whatsapp e audio-video degli incontri che documentano le consegne dei soldi.

Dal 22 dicembre 2018 al 15 giugno 2019 sarebbero state consegnate dal povero Gaggiotti a Rizzi 54 mazzette per complessivi 127.600 euro, corrispondenti a 103 somministrazioni di un farmaco che il medico definiva “miracoloso”: 900 euro ad iniezione oltre il compenso richiesto dal professionista che oscillavano da 400 a 700 euro a visita.

Le consegne del denaro avvenivano quasi sempre nella stanza del medico in ospedale a Bari, con la porta chiusa a chiave e le tapparelle abbassate per evitare sguardi indiscreti. “Ci disse che non avremmo dovuto parlarne con nessuno sia delle somministrazioni farmacologiche sia delle dazioni di denaro in suo favore, altrimenti avrebbe bloccato tutto” ha scritto il figlio nella sua denuncia, dicendosi “intimorito” dal medico, il quale “spesso aveva affermato di avere conoscenze tra la massoneria e i servizi segreti e di aver estratto proiettili dal corpo dei delinquenti“.

Gli inquirenti scrivono che Le condotte venivano poste in essere dalla coppia ( il medico Rizzi e l’avvocatessa Sanciprianin.d.r.) approfittando delle gravi condizioni psico-fisiche della vittima che versava in uno stato psicologico di soggezione e di reverenza oltre che di totale fiducia nel suo medico, al punto di indurre la vittima a riconoscerlo quale unico referente in grado di garantirgli la sopravvivenza e così ottenendo illecitamente la somma di denaro contante di circa 130 mila euro, regali e lavori edili nella sua villa a Palese”. Il medico avrebbe illuso il paziente prospettandogli “false speranze di sopravvivenza” ed il malato, “pur di restare in vita, continuava a soddisfare le ingenti e costanti richieste di denaro del professionista, dilapidando a sua volta il proprio patrimonio tanto da dover ricorrere agli aiuti economici di amici e parenti”.

La Sancipriani come lei stesso racconta sulla sua pagina Linkedin, era consulente legale di una emitttente privata pugliese, Delta TV . Il Rizzi nelle interviste veniva spacciato come grande “oncologo di grande fama”. In realta non era “fama”, ma solo una grande fame di soldi !

Il medico barese Giuseppe Rizzi non provava alcun tipo di pietà nel chiedere ad un malato terminale di effettuare personalmente sforzi fisici per soddisfare le sue richieste“. Nel centinaio di pagine di ordinanza cautelare disposta dal dr. Giovanni Anglana Gip del Tribunale di Bari, compare anche il racconto dei lavori di ristrutturazione pretesi dal Rizzi nella sua villa di Palese, per compensare i mancati pagamenti da parte di un paziente, ormai sul lastrico dopo avergli già consegnato quasi 130 mila euro in contanti. A quei lavori il malato partecipava attivamente, aiutato da amici artigiani che “lavoravano gratis per senso di solidarietà”, nella convinzione che quel medico stesse salvando la vita al loro amico.

“Il povero Ottavio ( il malato di cancro n.d.r.) che fisicamente era davvero molto deperito, ad un certo punto prese un martello e iniziò a demolire con fatica le piastrelle da un muro” ha raccontato un operaio agli inquirenti , “Resomi subito conto della sofferenza fisica, lo fermai, gli dissi di sedersi e riposarsi al fresco”. Quando il medico non era soddisfatto di come procedevano i lavori, si rivolgeva operai dicendo che “dovevano essere fatti a regola d’arte, altrimenti l’amico sarebbe morto”. Affermazioni queste confermate da un’altro operaio che ha confermato le parole proferite dal Rizzi: “I lavori devono essere fatti bene perché io ho dato e sto dando tanto a Ottavio, sennò da mò che se ne sarebbe andato”.

Il medico era stato licenziato dall’istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari  il primo marzo scorso “con licenziamento disciplinare senza preavviso proprio a causa dei comportamenti posti in essere nei confronti di un paziente oncologico e dei suoi familiari”. Lo ha reso noto Alessandro Delle Donne commissario straordinario dell’istituto, che ha espresso “un sentito ringraziamento alle forze dell’ordine per l’attività di indagine svolta, che ha permesso di accertare, anche nelle sedi giudiziarie, un fatto gravissimo, potenzialmente idoneo a gettare discredito sull’immagine dell’Istituto“.

“L’Istituto Tumori esprime inoltre piena soddisfazione per la collaborazione con le forze dell’ordine e con l’autorità giudiziaria a cui la direzione strategica si era rivolta, fin da subito, per segnalare le gravi condotte che avevano già motivato il licenziamento disciplinare” prosegue la nota “Fatti di tale gravità non devono succedere, mai, soprattutto nei luoghi in cui il patto di alleanza terapeutica fra medico e paziente deve fondarsi su un fortissimo rapporto fiduciario improntato all’etica deontologica e professionale“.

L’odierno risultato investigativo pone in risalto ancora una volta – scrive la Procura di Bari in un comunicato stampa – “l’importanza della fiducia che il cittadino deve porre nelle Istituzioni, denunciando all’Autorità Giudiziaria o alle Forze dell’Ordine qualsiasi pratica o comportamento ritenuto illegale, nella convinzione che il riparo nella giustizia è l’unica strada per la legalità. A fronte di quanto innanzi, chiunque dovesse ritenersi vittima di analoghe condotte potrà con fiducia rivolgersi al Comando Stazione Carabinieri di Bari Santo Spirito o al personale della Sezione di P.G. carabinieri della Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Bari

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