Oltre alla classica rivalutazione effettuata a gennaio per adeguare gli importi pensionistici all’inflazione, sono in arrivo con il Decreto Aiuti Bis emanato dal governo Draghi anche alcune novità. Con l’autunno si torna a parlare di rivalutazione delle pensioni, una misura particolarmente importante quest’anno a causa dell’aumento del costo della vita.
Con la misura approvata dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 agosto, infatti il governo Draghi aveva previsto nuove misure di sostegno per i pensionati per contrastare l’impennata dell’inflazione e il rincaro delle bollette energetiche. Questi i punti principali.
Pensioni, ecco a chi spettano gli aumenti
In arrivo aumenti delle pensioni: fino al 2% in più per 16 milioni di italiani interessati dalla rivalutazione anticipata delle pensioni ovvero tutti coloro che percepiscono: trattamento pensionistico erogato da previdenza pubblica, gestione da lavoro autonomo, gestione sostitutiva, esonerativa, esclusiva, integrativa; pensione diretta, indiretta, di reversibilità. Gli aumenti previsti saranno al massimo di 52,44 euro al mese per quanto riguarda l’anticipo del 2% sulla rivalutazione di gennaio 2023.
L’aumento spetterà a tutti i pensionati con un assegno lordo non superiore 2.962 euro: lo precisa l’Inps in una circolare con le istruzioni sulla misura prevista dal dl Aiuti bis. Per i mesi di ottobre, novembre e dicembre le pensioni avranno un aumento del 2% per gli assegni fino a 2.097,40 euro; dell’1,80% per quelle fino a 2.621,75 euro e dell’1,50% per chi percepisce fino a 2.962 euro (lordi).
Come funziona la rivalutazione della pensione
I trattamenti pensionistici erogati dall’Inps vengono sottoposti annualmente a una revisione degli importi in modo che risultino più adeguati al costo della vita. Questa revisione è detta perequazione ed ha l’obiettivo di proteggere il potere d’acquisto delle pensioni rispetto all’aumento del tasso di inflazione. La perequazione viene applicata a tutte le tipologie di trattamento pensionistico erogate dalla previdenza pubblica, indipendentemente dall’essere integrate al trattamento minimo.
Solitamente la perequazione viene applicata nel mese di gennaio di ogni anno sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. Ad esempio, per l’anno in corso la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni è pari all’1,7% dal 1 gennaio 2022.
Va ricordato e segnalato però che la rivalutazione delle pensioni non può superare un certo limite per evitare di rappresentare un costo eccessivo per lo Stato e per questo oltre una certa soglia viene applicata in maniera parziale.
Come funziona l’ aumento pensioni
L’articolo 21 del Decreto Aiuti bis prevede la rivalutazione dello 0,2% (risultato della differenza tra l’1,7% di inflazione stimata e l’1,9% di quella effettiva) per tutti i pensionati a recupero dell’inflazione del 2021 con anticipo al 1° novembre 2022.
Inoltre per le mensilità di ottobre, novembre, dicembre e tredicesima la pensione sarà incrementata del 2% per i pensionati che percepiscono un assegno massimo di 2.692 euro ovvero 35 mila euro l’anno. Infine dal mese di gennaio 2023 scatterà la rivalutazione per tutte le pensioni, calcolata sui dati provvisori dell’inflazione 2022 che attualmente è in forte crescita.
Nel dettaglio gli aumenti veranno così calcolati:
- Pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo: 100% dell’indice di rivalutazione, cioè + 2% più il conguaglio;
- Pensioni tra 4 e 5 volte il trattamento minimo: il 90% dell’indice
- Pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo: 75% dell’indice