(ADGNEWS24) Con il decreto di Natale, Palazzo Chigi ha confermato quanto era stato anticipato dal presidente Renzi a novembre sull’ ILVA, che gli causò non poche critiche tra i commentatori economici , smentendo per una volta se stesso, dimostrando di non essere sempre schierato con i “privati”. Lo stabilimento siderurgico di Taranto, il più grande in italia, è passato sotto il controllo e la gestione dello Stato, interrompendo per il momento le trattative di cessione intercorse con la holding franco-indiana di Arcelor Mittal in cordata con il gruppo Marcegaglia e quella più recente con i brasiliani di Csn,in cordata con il gruppo Arvedi .
Una scommessa non da poco quella del premier Renzi, cioè di dimostrare di essere in grado di gestire la politica industriale nazionale e di riuscire a risolvere la questione “ILVA” per la quale in tanti ci hanno provato negli anni, senza mai arrivare ad una soluzione sia per garantire la presenza industriale italiana nell’acciaio, rispettando la questione ambientale, di non poco conto.
Il primo atto esecutivo arriverà nei prossimi giorni con la nomina dei tre commissari a cui verrà delegato il non facile incarico di risanare e rilanciare l’ ILVA di Taranto. Fra i commissari probabilmente vi sarà l’attuale commissario Piero Gnudi, già presidente di Enel e “quotato” come uno dei più importanti e competenti commercialisti in Italia, ed il suo attuale sub-commissario l’avvocato Corrado Carrubba. Secondo voci ministeriali, il terzo commissario, potrebbe persino essere quello dell’attuale amministratore delegato Roberto Renon, non essendo ancora riusciti gli uomini di Renzi a trovare un “top manager” di settore disponibile.
Il Governo Renzi, e gli va riconosciuto, ha capito che la questione ILVA non è soltanto collegata alla tutela occupazionale dell’ industria siderurgica tarantina da cui dipendono le forniture di tutto il settore dell’acciaio in italia, ma anche che bisognava affrontare definitivamente l’ emergenza ambientale che ha causato tanti morti e malati innocenti a Taranto.
Il decreto della vigilia di Natale, che prevede investimenti per oltre 2 miliardi, contiene non a caso le norme per il conferimento di 30 milioni di fondi per un centro di ricerca sui tumori, in particolare sui tumori infantili che si realizzerà nell’ospedale di Taranto. Mentre la somma più importante, di oltre 1 miliardo di euro, verrà investita ed utilizzata per realizzare il Piano ambientale previsto dall’Aia.
E’ in arrivo per la vigilia di capodanno, un decreto “finale” per l’ILVA, infatti, il Consiglio dei ministri tornerà a riunirsi prima della fine dell’anno, per la stesura del testo definitivo, in quanto quello della vigilia di Natale è stato approvato “salvo intese“, formula rituale governativa che consente di licenziare un provvedimento, e di poterlo modificare successivamente.
Oltre all’ufficializzazione sulla nomina dei tre commissari per l’ ILVA, ci sono due altri problemi di non poco conto da risolvere. Il primo problema di natura strettamente tecnica e concerne quale sarà la soluzione giuridica con cui effettuare il passaggio del controllo dell’ILVA dai privati allo Stato, che potrebbe avvenire molto probabilmente tramite l’affitto del ramo di azienda, o la creazione di una nuova società. Il seconda problema da risolvere, invece, è di natura politica. Il decreto legge del Governo Renzi deve essere “blindato” da possibili ricorsi dell’Unione Europea, in quanto l’intervento del Governo potrebbe essere configurato come un aiuto di stato, anche se in altri Paesi dell’ Unione Europa quando si è dovuto tutelare delle attività industriali di analogo importante peso economico-occupazionale-industriale, prima di rimetterle sul mercato della concorrenza, sono stati adottati dei provvedimenti analoghi dai rispettivi Governi . E tutto ciò senza che la Ue abbia minimamente obiettato più di tanto.
Quello che alcune associazioni pseudo-ambientali tarantine ignorano, in quanto prive di alcuna competenza ed esperienza specifica. E quindi parlano solo per avere visibilità e qualche foto e titolo sui giornali. Ma non da noi.