di Alessandra Monti
L’Unione europea ha raggiunto un accordo politico sulla nuova legge sui servizi digitali (DSA) che include misure contro i contenuti illegali e la disinformazione online. “Sì, abbiamo un accordo! Con il Dsa è finito il tempo in cui le grandi piattaforme online si comportano come se fossero ‘troppo grandi per preoccuparsene’. Un traguardo importante per i cittadini dell’Ue“, ha annunciato sul suo account Twitter ufficiale, Thierry Breton.
L’accordo sarebbe arrivato dopo un’ultima maratona di 16 ore di negoziati tra rappresentanti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europeo. Questo regolamento, unico nel suo genere, costringerà piattaforme come Facebook, YouTube o Twitter a moderare i contenuti che ospitano.
“La DSA è una prima mondiale in termini di regolamentazione digitale“, ha affermato in un comunicato il Consiglio dell’UE, che rappresenta i 27 Stati membri. Il testo “consacra il principio che ciò che è illegale offline deve essere illegale anche online. Mira a proteggere lo spazio digitale dalla diffusione di contenuti illegali e a garantire la tutela dei diritti fondamentali degli utenti“.
Il DSA aggiorna la direttiva sull’e-commerce, nata 20 anni fa quando le piattaforme giganti erano ancora allo stato embrionale. Obiettivo: porre fine agli eccessi dei social network. Il lato oscuro di Internet riguarda anche le piattaforme di vendita invase da prodotti contraffatti o difettosi, che possono essere pericolosi, come i giocattoli per bambini che non soddisfano gli standard di sicurezza.
Il nuovo regolamento prevede l’obbligo di rimuovere “prontamente” eventuali contenuti illegali (secondo le leggi nazionali ed europee) non appena una piattaforma ne viene a conoscenza. Costringe i social network a sospendere gli utenti che “spesso” violano la legge.
La DSA obbligherà i siti di vendita online a verificare l’identità dei loro fornitori prima di offrire i loro prodotti. Al centro del progetto, nuovi obblighi imposti alle “piattaforme molto grandi”, quelle con “più di 45 milioni di utenti attivi” in UE, ovvero una ventina di aziende, il cui elenco resta da definire ma che includerà Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft), così come Twitter, e probabilmente TikTok, Zalando o Booking.
Questi devono valutare essi stessi i rischi associati all’uso dei loro servizi e mettere in atto i mezzi adeguati per rimuovere i contenuti problematici. Verrà loro imposta una maggiore trasparenza sui dati e sugli algoritmi di raccomandazione. Saranno verificati una volta all’anno da organismi indipendenti e posti sotto la supervisione della Commissione Europea, che può infliggere sanzioni fino al 6% delle loro vendite annuali in caso di infrazioni ripetute.
“Nel contesto dell’aggressione russa in Ucraina e delle particolari conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, è stato introdotto un nuovo articolo al fine di istituire un meccanismo di reazione in caso di crisi”, ha affermato il Consiglio europeo.
Questo meccanismo, attivato con decisione della Commissione, consentirà di adottare misure “proporzionate ed efficaci” nei confronti di piattaforme molto grandi che contribuirebbero alla diffusione di informazioni false.