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22 Dicembre 2024 07:17

Assolti sette giornalisti: non avevano diffamato l’ex capo della Procura della Repubblica di Brindisi

I giornalisti erano accusati di aver pubblicato le risultanze di una indagine della Guardia di Fnanza di Bari su una cena che sarebbe avvenuta a Roma a cui avrebbero partecipato delle donne "allegre" messe a disposizione da alcuni...

ROMA – Sette giornalisti pugliesi, tra i quali l’amico e collega Nazareno Dinoi direttore della testata online “La Voce di Manduria”,  Stefano Costantini, Gianmarco Di Napoli, direttore del quotidiano Senzacolonne,  Roberta Grassi, Marco De Marco direttore del Corriere del Mezzogiorno (inserto pugliese del Corriere della Sera) e la cronista  Valentina Marzo, ed il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno  Giuseppe De Tommaso sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” dalla Corte d’Appello di Lecce che ha ribaltato la condanna di primo grado che li aveva condannati con l’accusa di aver diffamato l’ex capo della Procura della Repubblica di Brindisi, Cosimo Bottazzi.

I giornalisti erano stati accusati di aver pubblicato le risultanze di una indagine della Guardia di Finanza di Bari su una cena che sarebbe avvenuta a Roma in cui sarebbero state presenti delle donne messe a disposizione da alcuni imprenditori tra cui Giampaolo Tarantini. Contesto da cui il magistrato si è sempre dichiarato estraneo.

Era il 4 marzo 2009. quando “Giampi Tarantini” organizzò una cena al ristorante dell’Hotel Valadier, a Roma. Procurando per il post serata tre ragazze. Seduti al tavolo c’erano  dirigenti di Finmeccanica ed il magistrato  Cosimo Bottazzi, che all’epoca dei fatti era sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Bari.

L’incontro venne ampiamente documentato nell’informativa della Guardia di Finanza. Per i magistrati inquirenti l’ex imprenditore Tarantini in quel momento stava cercando di entrare nel circuito dei lavori per le grandi opere pubbliche. Accanto a Bottazzi, c’era il manager di Finmeccanica Rino Metrangolo che in seguito si è dimesso, e l’imprenditore brindisino Marco Macchitella.

Gianpaolo Tarantini

Come ricostruito dalla Fiamme Gialle alla cena, alla quale Tarantini non si presentò, vennero invitate: Fadoua Sebbar, Niang Kardiatou (detta Hawa) e “tale Emiliana“. Così scrivevano i pm: “Fatta eccezione per Emiliana le donne trascorrevano la notte in compagnia degli uomini, prostituendosi presso l’hotel Valadier”, dove Tarantini aveva fatto riservare tre camere a nome di Metrangolo. E’ una delle ragazze che, ascoltata dagli inquirenti, ha raccontato la composizione della tavolo. Non ricorda il nome di Bottazzi, ma parla di due uomini, pugliesi, forse di Bari.

Ecco cosa disse Fadoua Sebbar quando venne interrogata: “Relativamente all’episodio dei primi di marzo 2009 in cui Gianpaolo Tarantini mi invitò a partecipare ad una cena presso il ristorante Valentino in Roma, (…) mi porse una somma pari a 1000 euro affinché io consumassi dei rapporti intimi con una persona di nome Rino che avrei dovuto incontrare presso il ristorante Valentino. (…) Io ed Hawa, invece ci recammo a cena con Rino ed altri due uomini, che non conoscevo e di cui non ricordo il nome, so però che erano entrambi pugliesi forse di Bari. Durante la cena sopraggiunse un’altra ragazza di cui non ricordo il nome, la quale comunque a cena terminata andò via. Io invece dopo cena mi trattenni con Rino nella sua camera ubicata nello stesso albergo ed Hawa con uno degli altri due uomini, circostanza questa che ricordo in quanto dopo una trentina di minuti circa io e lei ci siamo riviste all’ingresso dell’albergo“.

A suo tempo l’ avvocato Francesco Paolo Sisto, difensore del magistrato Bottazzi con una nota contestava “la veridicità delle odierne notizie di stampa relative alla vicenda Tarantini che riguardano il predetto. Bottazzi non ha mai conosciuto il signor Tarantini, limitandosi a partecipare ad una cena in Roma organizzata da Salvatore Metrangolo. Le notizie così imprudentemente diffuse saranno perseguite con le dovute iniziative giudiziarie a tutela della immagine di uomo e di magistrato”.

Iniziative giudiziarie che sono naufragate dinnanzi alla Corte di Appello di Lecce che ha saputo ben giudicare l’operato giornalistico dei colleghi querelati da Bottazzi tramite l’ avv. Sisto del Foro di Bari.

Secondo la querela del magistrato Bottazzi denunciante che all’epoca dell’avvio dell’indagine era in servizio presso la Corte d’Appello di Bari, i giornalisti, nel riportare il contenuto di una informativa, avrebbero offeso il suo onore e la reputazione, tesi condivisa dal giudice di primo grado. Ma la Corte d’Appello di Lecce ha invece ritenuto non sussistenti le condotte diffamatorie.

 Assolti “perché il fatto non sussiste” i colleghi Marco De Marco,  Nazareno Dinoi e Valentina Marzo mentre Gianmarco Di Napoli, Roberta Grassi, e Giuseppe De Tommaso sono stati assolti perche “il fatto non costituisce reato”.

Siamo veramente curiosi di vedere chi avrà il coraggio di denunciare per calunnia l’ex capo della Procura della Repubblica di Brindisi, Cosimo Bottazzi e chiedergli il risarcimento dei danni subiti per un ingiusto processo. La legge è deve essere uguale per tutti, come la Corte di Appello di Lecce ha dimostrato.

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