Ieri pomeriggio alle ore 15.00 nello stabilimento ILVA di Taranto hanno avuto inizio, come previsto, le procedure per il ri-avviamento dell’Altoforno 1 (AFO1) che riparte con la totalità degli adeguamenti ambientali completati . L’impianto, era stato fermato lo scorso dicembre del 2012,dopo 10 anni di attività no-stop, nel rispetto delle prescrizioni AIA. Il ri-avviamento di un Altoforno “è un processo a bassa frequenza di accadimento, all’incirca ogni 10-20 anni per rifacimenti rilevanti – come fa sapere e spiega un comunicato stampa dell’ ILVA – durante i quali viene svuotato per consentire gli interventi. Tale procedura consiste nel ripristino del regime termico/chimico interno. Attraverso le tubiere viene insufflata aria calda (700°C circa) con lo scopo iniziale di riscaldare il crogiolo stesso, per poi procedere all’innesco del coke e passare successivamente alla fase di attivazione del processo di riduzione e fusione dei minerali per la produzione della ghisa, terminata la quale l’avviamento potrà dirsi effettuato.”
La riaccensione di un Altoforno continua la nota “è un evento non ordinario, della durata di circa 1 settimana, ed è definito e normato da una procedura specifica, diversa dalle normali pratiche o procedure operative di esercizio. La messa in esercizio sarà effettuata utilizzando una procedura consolidata a livello internazionale, con l’obiettivo di minimizzare gli impatti ambientali e di sicurezza legati agli inevitabili transitori associati all’avvio di un Altoforno (tra cui ad esempio le fisiologiche emissioni dalla sommità dell’impianto non presenti durante la marcia normale). È stata identificata come appropriata la cosiddetta “tecnica della crociera” in quanto permette di minimizzare l’impatto ambientale e i rischi di sicurezza. Questa procedura, consolidata a livello internazionale, migliora il trasferimento di calore nel crogiolo a parità di energia fornita, minimizzando quindi l’impatto ambientale legato all’accensione del coke nel crogiolo. Allo stesso tempo migliora la sicurezza sul cantiere di lavoro, minimizzando l’esposizione degli operatori al rischio di emissione gas AFO”
La ripartenza , spiega tecnicamente l’ ILVA nel suo comunicato stampa, “è caratterizzata da alcuni eventi fisiologici al processo, esclusi i quali il rischio residuo è a un livello pari a quello del normale esercizio. Anche per tali ragioni, ILVA si è avvalsa della Paul Wurth, azienda specializzata nella costruzione e ammodernamento degli Altoforni, per validare la metodologia di ri-avviamento e condurre un processo di risk analysis e risk mitigation specifico. In seguito all’analisi, al fine di minimizzare il rischio, ILVA ha individuato contromisure specifiche per la limitazione del rischio definito avviando allo stesso tempo un piano di formazione specifica per il personale coinvolto“.
La capacità produttiva dello stabilimento ILVA di Taranto, con il ri-avviamento di AFO1 e il conseguente riavvio dell’Acciaieria 1, raggiungerà il 60% circa del proprio valore massimo, arrivando a circa 17 mila tonnellate al giorno e 6 milioni di tonnellate su base annua, con un impatto positivo occupazionale di oltre 400 persone.