Nella sede della Corte di Appello di Taranto,si è celebrato il processo d’appello per l’omicidio di Sarah Scazzi la giovane 15enne di Avetrana, in provincia di Taranto, strangolata e buttata in un pozzo lo scorso 26 agosto 2010 . La Corte, presieduta dal giudice Rosa Patrizia Sinisi, con a latere il giudice De Felice e sei giudici popolari ha di fatto praticamente respinto tutte le istanze depositate dagli avvocati difensori di Sabrina Misseri, la cugina della vittima, e sua madre Cosima Serrano le due principali imputate condannate entrambe in primo grado per “sequestro di persona” , “concorso in soppressione di cadavere” all’ergastolo , che anche in questa udienza erano presenti in aula assistendo all’udienza dalle vetrate della gabbia riservata agli imputati, ascoltando fredde e glaciali le parole dei giudici.
E’ stata l’assenza di nuovi elementi di novità che hanno determinato la Corte a respingere di fatto tutte le richieste di integrazione probatoria presentate dai difensori e dal procuratore generale, Antonella Montanaro. Quindi rigettate le richieste di un nuovo sopralluogo in casa Misseri, all’interno della quale secondo gli investigatori della Procura sarebbe avvenuto il barbaro omicidio, poichè “la descrizione dei luoghi è già consacrata in atti mediante fotografie e verbale di sopralluogo”. Peraltro “sia la casa che il garage non si trovano più nello stato in cui erano al momento del fatto” e quindi un nuovo sopralluogo “non potrebbe fornire un contributo e non rappresenta una prova nuova“. ; la ripetizione della perizia sui tempi di percorrenza intercorrente fra l’abitazione dei Misseri ed il luogo in contrada Mosca ove venne rinvenuto il corpo della vittima occultato in un pozzo, l’ acquisizione di una consulenza tecnica anatomopatologica di parte; ed un nuovo esame per il gestore del pub di Avetrana. La richiesta della difesa è considerata troppo “generica”.
E’ stata accolta, invece, l’utilizzo e trascrizione della registrazione della telefonata intercettata, intercorsa la notte tra il 6 ed il 7 ottobre del 2010 fra Michele Misseri (accusato di occultamento di cadavere) e sua figlia Sabrina, nel corso della quale il Misseri avrebbe confessato alla figlia il delitto, e quindi poterla confrontarla con quella precedente che è già agli atti. I Carabinieri e gli operai dell’impresa di scavi in quel momento non avevano ancora rivenuto e recuperato in superficie il corpo di Sarah Scazzi quando Sabrina Misseri chiamò suo padre. “Perchè non me lo hai detto subito papà?“. Michele le rispose: “Non mi aspettare più“. Sabrina continuò : “Però, papà, perchè lo hai fatto? Io non me lo so spiegare proprio, tu non hai fatto mai niente di male, perchè in quel momento cosa ti è venuto?“. Il padre (Michele) le rispose: “Non lo so“.
La Corte di Appello ha deciso che anche questa intercettazione dovrà essere trascritta in dialetto con la relativa traduzione in italiano, motivo per cui ha prestato giuramento il perito Francesco Abbinante, incaricato di trascrivere le tre intercettazioni telefoniche, il quale per depositare la perizia ha richiesto 60 giorni , periodo di tempo ritenuto eccessivo dagli avvocati della difesa.
Il processo è stato rinviato al 23 gennaio 2015 e in quella data potrebbe essere ascoltato anche il perito qualora abbia terminato le operazioni peritali e predisposto la sua relazione al Tribunale, accogliendo la richiesto della presidente Sinisi che rivolgendosi al consulente lo ha esortato affinchè “Utilizzi bene questo periodo natalizio e cerchi di fare presto“.