di Francesca Lauri
Il premier Giuseppe Conte ed i ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza hanno ricevuto un avviso di garanzia per i vari provvedimenti e decisioni adottate per l’emergenza coronavirus sulla quale sono piovute denunce da tutta Italia contro l’esecutivo rosso-giallo.
Sono oltre duecento gli esposti e denunce, tutte pervenute durante le settimane di lockdown, affidati ai pm Eugenio Albamonte e Giorgio Orano della Procura di Roma, che a sua volte ha inviato, sollecitandone l’archiviazione, nelle scorse settimane al tribunale dei ministri e che riguardano l’attività svolta dall’Esecutivo nell’ambito dell’emergenza Covid. Gli esposti, sono stati inviati da semplici cittadini e in alcuni casi sono molto simili tra loro.
Secondo quanto riportato in una nota della Presidenza del Consiglio che dà la notizia giocando d’anticipo, l’avviso di garanzia al premier ed a sei ministri del suo governo riguarda diversi reati. Le denunce, di cui non sono ancora stati resi noti i dettagli, chiamano in causa gli articoli del codice penale sulla pena in concorso (articolo 110), epidemia (articolo 438), delitti colposi contro la salute pubblica (articolo 452) e omicidio colposo (articolo 589), abuso d’ufficio (articolo 323), attentato contro la costituzione dello Stato (articolo 283), attentati contro i diritti politici del cittadino (articolo 294).
Sempre nella nota di Palazzo Chigi si legge che la trasmissione degli da parte delle Procure al Collegio – in base alle previsioni di legge, è un atto dovuto. Detto ciò, nel comunicato della presidenza del Consiglio, si evidenzia che sia «il presidente del Consiglio che i ministri” si dichiarano sin d’ora «disponibili a fornire ai Magistrati ogni elemento utile a completare l’iter procedimentale, in uno spirito di massima collaborazione». Piccolo particolare che sfugge a Casalino ed all’ufficio stampa di Palazzo Chigi, è che non occorre alcuna “disponibilità“, ma bensì è un dovere ed obbligo di Legge.
Sono oltre duecento gli esposti e le denunce, pervenute durante le settimane in cui il Paese si trovava bloccato dal “lockdown” imposto da Palazzo Chigi, che i pm di Roma hanno trasmesso nelle scorse settimane al Tribunale dei ministri .
L’indagine della Procura di Roma nei confronti del Presidente del Consiglio Conte e di alcuni Ministri nasce anche da una serie di esposti presentati nei mesi scorsi dal Codacons, in cui si contestava l’operato del Governo sul fronte Covid e si denunciavano omissioni e ritardi specie in relazione alla mancata istituzione in Lombardia della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo. Ne dà notizia la stessa associazione dei consumatori, che riporta integralmente alcuni passaggi delle denunce contro Conte e il Governo.
“Lo scorso 9 aprile abbiamo presentato una denuncia contro il Governo” in cui, sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo, il Codacons chiedeva alla Procura di “predisporre tutti i controlli necessari ad accertare eventuali responsabilità e fattispecie penalmente rilevanti e, in caso affermativo, di accertare l’autore e/o gli autori degli stessi e, conseguentemente, esperire nei loro confronti l’azione penale per tutti quei reati che riterranno ravvisabili, compreso quello di epidemia colposa e reati contro la salute pubblica previsti dagli art.. 438 e 452 del codice penale” – spiega il Codacons – In un altro esposto, invece, si chiedeva alla magistratura di verificare eventuali ritardi da parte della Pubblica Ammimnistrazione sul fronte delle misure anti-Covid, rilevando che “lo Stato Italiano, nonostante le notizie della diffusione del virus e la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 30 gennaio 2020 che aveva dichiarato l’emergenza internazionale di salute pubblica per il Coronavirus, si sarebbe attivato concretamente ed unicamente solo in data 9 marzo 2020 dichiarando la quarantena per l’intero territorio nazionale”.
E sempre ad aprile, in un nuovo esposto presentato a 104 Procure di tutta Italia, il Codacons denunciava il Governo per i numerosi decessi registrati all’interno delle Rsa, chiedendo alla magistratura “di aprire indagini sul territorio e verificare eventuali carenze ed omissioni da parte della P.A. attraverso il sequestro di tutte le cartelle cliniche e le attestazioni dei deceduti nel nostro Paese” e di verificare il “sussistere del nesso di causalità tra i decessi e le inadeguatezze del sistema sanitario nazionale laddove le Autorità competenti non si siano adoperate tempestivamente anche dotandosi dei mezzi adeguati per fronteggiare l’emergenza dettata dal Coronavirus”.
“Ora tutti i cittadini che hanno subito danni a causa dei reati per cui indaga la Procura di Roma, potranno costituirsi essere parti offese e chiedere un risarcimento. In tal senso il Codacons sta preparando un apposito modulo che sarà pubblicato domani sul sito dell’associazione”, conclude il Codacons.
Anche l’avvocato Taormina accusa ora i pm romani che avrebbero proposto l’archiviazione di esercitare “un’interferenza” sul tribunale dei ministri. “La legge – spiega all’agenzia Agi – non prevede alcun potere delle procure per i reati ministeriali, rientrando ogni competenza nel tribunale dei ministri”. “Vedremo cosa farà il tribunale che conserva massima autonomia“, aggiunge poi il legale ribadendo che l’atteggiamento della procura resta “grave e preoccupante“.
“Questa magistratura è davvero sempre più sconcertante e non accettabile“- conclude l’avv. Carlo Taormina (che è un ex-magistrato n.d.r.) . Le denunce riguardano l’attività svolta dall’esecutivo nella gestione dell’emergenza coronavirus e possono essere sommariamente raccolte in due grandi filoni.
Il primo filone è relativo a chi accusa l’esecutivo giallorosso di non aver fatto abbastanza nella lotta al virus. In questo caso vengono ipotizzati i reati di epidemia colposa, omicidio colposo e delitti colposi contro la salute pubblica.
Nel secondo filone, invece, sono stati raccolti gli esposti in cui si afferma che il lockdown è stata una misura sproporzionata rispetto alla situazione. Da qui sono stati ipotizzati i reati di abuso d’ufficio e attentato contro i diritti politici del cittadino.
“L’avvocato del popolo ora deve difendere se stesso e il proprio governo, indagato. L’accusa – scrive online il direttore del quotidiano Libero, Pietro Senaldi – è di omicidio colposo, epidemia, attentato alla Costituzione. Insomma di non averci capito nulla” sintetizza il direttore di Libero senza fare tanti giri di parole . “Il premier Conte ha detto di essere innocente e, nel pieno rispetto della tripartizione dei poteri, ha già emesso la sentenza. In realtà le cose non stanno così“.
Senaldi riporta il presidente del Consiglio con i piedi per terra ricordandogli cosa accadde a Matteo Salvini: “La Procura quando indagò il leader della Lega chiese l’archiviazione, respinta poi dal Tribunale dei ministri”. Insomma, allo stato attuale non è detto Conte che si salvi.
La vera domanda è un’altra: “Ora che l’Italia rischia una seconda ondata di contagi, come può un governo indagato per la malagestione della prima ondata affrontare la seconda ondata?“. Meglio un passo indietro con le dimissioni, quindi, affinché la magistratura indaghi liberamente e qualora Conte non fosse colpevole, “tante scuse“.