Gianfranco Ciani procuratore generale della Cassazione ha dato corso all’azione disciplinare nei confronti di Michele Emiliano, candidato per il centrosinistra alle elezioni regionali in Puglia del marzo del 2015. La motivazione è che Emiliano dallo scorso febbraio ricopre il ruolo di segretario de Pd in Puglia e quindi svolge attività politica, nonostante sia ancora un magistrato. L’azione disciplinare avviata dal pg, fa riferimento alla legge sull’ordinamento giudiziario secondo cui “l’iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici di un magistrato costituisce illecito disciplinare“.
Il vincitore della primarie del centrosinistra di domenica scorsa ha così commentato “La campagna elettorale in corso prosegue serenamente e senza alcun problema non esiste alcun impedimento alla mia elezione a Presidente della Regione Puglia. Rassicuro il Pd, l’intero centrosinistra e tutti i pugliesi” aggiungendo “come esponente politico nulla mi viene contestato e dunque nessuna mancanza mi viene addebitata verso il Pd o verso il mio impegno politico che rimane specchiato e privo di qualunque censura”.
“La Procura Generale della Cassazione mi muove censure con riferimento al mio rapporto di lavoro di magistrato ritenendo, per la prima volta nella storia repubblicana, che l’attività politica sia preclusa anche ai magistrati in aspettativa per ragioni politiche“. “E’ legittimo che la procura generale cambi orientamento dopo 11 anni di mia attività politica – aggiunge ancora Emiliano – ma questo non corrisponde a un accertamento della violazione, che spetta solo al Csm dopo un regolare procedimento in contraddittorio delle parti. All’esito della procedura, se la procura generale non archivierà il caso ed il Consiglio Superiore della Magistratura riterrà che effettivamente sussista una violazione disciplinare non esiterò a prendere le decisioni necessarie, optando a quel tempo tra le dimissioni dalla magistratura ovvero le dimissioni dal partito – prosegue – a seconda di ciò che riterrò più opportuno alla luce dell’eventuale verdetto“.
Ma Emiliano ha dimenticato qualcosa, e cioè delle sue precedenti dichiarazioni dello scorso 8 giugno 2013, che siamo in gradi di mostrarvi, pubblicate persino sul sito del quotidiano La Repubblica, che oggi però stranamente, o le ha dimenticate…o fa finta di non conoscerle. Eccole:
“Per 11 anni nessuno mi ha mai contestato alcunché e per tale motivo ho ritenuto di non aver mai violato alcuna norma di legge: altrimenti- sostiene l’ex sindaco di Bari – avrebbero rilevato molto prima eventuali violazioni. Se la mia condotta dovesse essere considerata quale violazione dei miei doveri di magistrato, sono pronto a rimuovere immediatamente le cause di tali violazioni“. Emiliano così conclude: “Ho appreso dalle agenzie di stampa dell’avvio dell’azione disciplinare nonostante io sia magistrato in aspettativa per incarichi politici sin dal 2003. La comunicazione alla stampa precede la notifica di qualunque provvedimento. Resta il fatto che io sono effettivamente iscritto al Pd sin dal 2007, avendo svolto funzioni di segretario dal 2007 al 2009, di Presidente del partito dal 2009 al 2014, e da sei mesi ancora funzioni di segretario regionale della Puglia. E che sin dal 2004 sono stato leader di una formazione politica denominata Lista Emiliano per Bari non diversa da un partito politico“. La parola finale però spetta adesso alla Corte di Cassazione ed al Csm.