I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal G.I.P. Benedetto Ruberto del Tribunale jonico su richiesta del pubblico ministero Raffaele Graziano della locale Procura della Repubblica, applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari e del divieto temporaneo di esercitare l’attività di impresa per 12 mesi nei confronti di Biagio Campione, imprenditore della provincia di Varese, indagato per bancarotta fraudolenta aggravata, occultamento della documentazione contabile e autoriciclaggio.
Il provvedimento cautelare rappresenta l’epilogo di un’attività investigativa delle Fiamme Gialle svolta su delega della Procura della Repubblica di Taranto, a seguito del fallimento, nel 2022, della Kastar srl amministrata dal Campione ed operante nel settore della fabbricazione di macchine ed apparecchi per le industrie chimiche, petrolchimiche e petrolifere società di cui era amministratore di fatto e legale rappresentante dalla sua costituzione nel 2013 e fino al 2019, attraverso la scissione in due distinte società “con l’evidente complicità o anche solo connivenza, da parte di familiari o terzi“, la cui sede legale era stata trasferita nella fase prefallimentare da Tradate nel capoluogo ionico nel 2019 e successivamente dichiarata fallita nel 2022.
Gli approfondimenti investigativi condotti dai Finanzieri, coordinati dalla Procura inquirente, hanno consentito di acquisire plurimi elementi indiziari in capo all’imprenditore Campione indagato per aver sottratto beni e liquidità per 850 mila euro e ad altri cinque indagati denunciati a piede libero: Viviana Sala 68 anni rappresentante legale della Sonny srl e moglie dell’imprenditore posto ai cautelari, Mario Federico 64anni, socio unico della Kastar dal 2013 al 2019 (fittiziamente secondo gli inquirenti) , Bazzana Gonzales Irene Lorely, legale rappresentante (per la procura, mera prestanome della società) dal 2019 e fino al fallimento della Kastar, Giuseppe Vitiello 71enne socio della Tcs, e Stefano Zadro, 64enne che teneva le scritture contabili della Kastar, al quale viene contestato di aver sottratto e nascosto i registri dell’impresa amministrata da Campione, in relazione alla fraudolenta distrazione dell’intero patrimonio aziendale dell’impresa sottoposta alla procedura concorsuale, del valore complessivo di circa 1 milione di euro, a favore di due società con sede in provincia di Varese, riconducibili di fatto al medesimo imprenditore. Queste ultime, in particolare, avrebbero illegittimamente beneficiato delle disponibilità finanziarie, del patrimonio aziendale, dell’avviamento, nonché delle maestranze dell’azienda fallita ormai gravata dai debiti e non più in grado di operare in quanto “svuotata” delle proprie risorse..
La Kastar, secondo l’accusa, è stata svuotata dei suoi beni e della liquidità, mentre nella sede legale della provincia di Varese subentra la società Tcs srl costituita nel settembre 201on capitale sociale di 10mila euro, le cui quote erano di Giuseppe Vitiello al 95 percento e di Campione al 5 percento , in qualità di amministratore. Ma secondo gli inquirenti, la Tcs altro non è che “la Kastar che agisce sotto mentite spoglie”, avendo lo stesso oggetto sociale, indirizzo di sede legale, gli stessi dipendenti, principali fornitori e clienti ed incredibilmente lo stesso amministratore.
La relazione del curatore fallimentare della Kastar del luglio 2022 aveva evidenziato l’opacità dell’operazione relativa alla compravendita dell’immobile, ove era ubicata sede legale della Kastar, effettuata dalla Sonny società costituita a Milano nel 2016 dai familiari di Campione, e pagata in contanti con la sola copia di un manoscritto di avvenuto pagamento, firmato dalla creditrice Bazzana, la quale però a quell’epoca non era ancora amministratrice della Kastar.
Il curatore fallimentare nella propria relazione evidenziava
la totale assenza di documentazione aziendale nel triennio precedente alla dichiarazione di fallimento e il mancato deposito delle scritture contabili societarie, al solo fine, per gli inquirenti di “rendere la Kastar s.r.l. di fatto, un’impresa inattiva, priva di risorse e destinata inevitabilmente al fallimento“. Le accurate indagini della Guardia di Finanza di Taranto, hanno permesso infine di mettere al sicuro l’intero compendio aziendale e delle quote sociali della Tcs e un immobile, per un valore complessivo stimato di circa 400 mila euro.