Le indagini della Guardia di Finanza sul presunto scambio di voti in cambio di posti di lavoro hanno portato ad una nuovo filone investigativo, scoprendo un elenco di persone da far lavorare al Cup dell’Istituto De Bellis di Castellana e al Giovanni Paolo II di Bari.
Le indagini hanno subito un’accelerazione grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno mostrato un rinnovato attivismo dei fratelli Pisicchio in prossimità delle prossime elezioni regionali di settembre 2020.
Il riscontro ai dubbi investigativi del pm Claudio Pinto arriverà a seguito dell’ analisi della documentazione sequestrata nelle 16 perquisizioni effettuate martedì scorso dalla Guardia di Finanza . Dall’incrocio tra i contenuti delle intercettazioni e dei documenti acquisiti sembra venire a galla una vera e proprio “parentopoli”.
Nel meccanismo del voto di scambio potrebbero essere entrati persino degli stessi parenti dei fratelli Pisicchio, ma anche quelli di altri esponenti politici, anche parecchio in vista. Ci sarebbe non soltanto la moglie del dirigente comunale Francesco Catanese, assunta dall’imprenditore barlettano Giovanni Riefoli, titolare della dalla Plus Innovation, a cui sembrerebbe essere anche riconducibile una delle società che si sono aggiudicate l’appalto del Comune di Bari.
Secondo la Guardia di Finanza Riefoli avrebbe concesso a Enzo Pisicchio la possibilità di essere partecipe e parte attiva nella selezione del personale da assumere per l’ufficio Tributi del Comune di Bari e nei centri prenotazioni dei due Irccs, avvalendosi “di elenchi condivisi con il fratello Pisicchio Alfonsino“. Per questo motivo i due fratelli Pisicchio , oltre a Catanese e Riefoli, devono rispondere della accuse di di corruzione propria e impropria, e pertanto assume un interesse particolare l’analisi delle documentazioni sequestrate sia a casa di Enzo Pisicchio sia nelle sedi politico-elettorali di suo fratello Alfonso, dovre sarebbero stati rinvenuti elenchi nominativi ed i relativi puntuali curriculum.
Secondo a quanto sarebbe sinora emerso dalle indagini delle Fiamme Gialle l’assessore regionale pugliese all’Urbanistica, Alfonso Pisicchio e suo fratello Enzo fornivano gli elenchi a Giovanni Riefoli, rappresentante legale della società Plus Innovation e amministratore della Golem, che avevano ottenuto appalti dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia. Ma le intercettazioni acquisite dalla Guardia di Finanza coinvolgerebbero anche altri imprenditori.
L’Istituto tumori Giovanni Paolo II aveva indetto assieme all’Irccs di Castellana, nel novembre 2018, una procedura aperta per l’affidamento in due lotti del servizio di prenotazione telefonica, sportello Cup-cassa, Ticket e Alpi per le due strutture sanitarie. Un super appalto della durata di cinque anni, bandito per 1,2 milioni per il De Bellis e 3,4 milioni per il Giovanni Paolo II.
La gara venne aggiudicata alla Plus Innovation che per svolgere il lavoro avrebbe dovuto aumentare il personale me quindi assumere, e per questa ragione aveva pubblicato sul proprio sito internet un avviso di ricerca collaboratori e tirocinanti , specificando che i candidati avrebbero dovuto specificare se l’interesse era per il De Bellis di Castellana, il Giovanni Paolo II di Bari o per il settore commerciale.
Secondo le indagini degli investigatori quella ricerca online era soltanto una farsa, in quanto la reale selezione sarebbe avvenuta esclusivamente seguendo le indicazioni di alcuni politici. Sembra infatti che i fratelli Pisicchio fornissero gli elenchi all’imprenditore Riefoli che li accontentava.
L’assessore all’Urbanistica continua a imperterrito a dichiarasi estraneo alle accuse, sostenendo di non conoscere l’imprenditore, ma secondo i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari guidati del colonnello Luca Cioffi, esisteva un collaudato sodalizio tra Riefoli ed Enzo Pisicchio e di accordi con il politico Alfonso Pisicchio che si sarebbero concretizzati attraverso il fratello minore.
I dieci indagati che hanno subito le perquisizioni dovranno valutare insieme ai rispettivi legali se proporre ricorso al Tribunale del Riesame, iniziativa che consentirebbe loro di poter avere legittimo accesso alle carte in mano agli inquirenti, per potersi difendere. Al vaglio le posizioni di altri imprenditori.