di Antonello de Gennaro
Quotidianamente ognuno di noi utilizzando i socialnetwork,e quello che è ancora peggio sfogliando le pagine della carta stampata o navigando nel web si imbatte nelle più svariate vergognose fake news. Cioè notizie false. I lettori non vengono risparmiati da una fabbrica delle falsità, un autentica spazzatura a cielo aperto, che purtroppo spesso e volentieri viene spacciata, confusa ed interpretata come informazione.
Il caso più vergognoso è quello dei giorni scorsi, quando una migrante, Josephine, è stata salvata dalla Open Arms dopo aver trascorso quarantotto ore, cioè due giorni in acqua in balia del mare e delle onde dell’oceano. Immediatamente è partita l’ennesima campagna di odio razziale, dietro la quale si nascondono fronde politiche ben note ed identificate. Una vera e propria campagna”social” di odio razziale. L’hanno accusata di essere un’attrice ( !!!) e persino che il suo fortunoso salvataggio in mare aperto era tutta una finzione, e persino che le foto da cui si vedeva dello smalto sulle unghie delle sue mani, era la prova che si trattava di un falso salvataggio.
Lo smalto, come spiegato dalla Ong e da una giornalista che era a bordo al momento del salvataggio, è stato soltanto una “coccola” a Josefa. Una distrazione creata ad hoc per farle passare il tempo mentre, sdraiata sul ponte della nave della Ong, si riprendeva dal trauma.
Per fortuna i volontari ed i giornalisti che si trovavano a bordo della nave salvataggio, hanno confermato che era tutto vero, che non si trattava di una finzione, comprovando e dimostrando che la storia era vera, ridicolizzando e neutralizzando l’ennesima fake news. Questo episodio cari amici e lettori è l’ennesima prova che è arrivato il tempo di iniziare a porre un freno a questo fenomeno, ad alzare un muro contro la disinformazione “pilotata”, a smontare questa catena di bugie dilaganti e vergognose.
Fra i soccorritori dell’Ong Proactiva Open Arms che hanno salvato a largo della Libia una donna, Josephine, ed hanno anche recuperato i cadaveri di un’altra donna e di un bambino, c’era anche Marc Gasol, una “star” del basket spagnolo, giocatore in America nel campionato Nba coi Grizzlies e stipendio da oltre 20 milioni di dollari l’anno. A rivelarlo è stato lo stesso giocatore trentatreenne pubblicando sul suo account Twitter una foto in cui ha scritto di provare “frustrazione, rabbia e tanta impotenza”. E noi la pensiamo come lui.
Occorre però un impegno, una maggiore attenzione e collaborazione anche da parte dei lettori, degli utenti dei social network che troppo spesso danno sfogo alla propria rabbia e frustrazione, alimentando, condividendo e quindi diffondendo queste notizie false. Occorre riflettere ed informarsi prima di condividere per istinto (la maggior parte sbagliato) una notizia, così come anche chi fa informazione per professione, deve sempre riscontare, verificare le notizie prima di scriverle e pubblicarle rendendole di dominio pubblico. occorre più impegno da parte delle Forze dell’ ordine e della magistratura.
Ma è necessario anche un impegno serio da parte del Governo che deve porre in essere leggi più severe prendendo ad esempio il governo federale tedesco che l’anno scorso ha dato il via libera al progetto di legge che prevede multe fino a 50 milioni di euro in cui incorreranno i giganti del web come Facebook, YouTube e Twitter se non saranno in grado di cancellare o comunque rendere inaccessibili minacce e commenti offensivi e diffamanti, incitazioni all’odio o a reati penali. I social media sono responsabili se le loro piattaforme vengono sfruttate per fake news e calunnie.
E’ una battaglia difficile che si può vincere. Che si deve vincere. Ma è possibile farlo soltanto tutti assieme in nome di una civiltà sin troppo spesso ignorata e calpestata. Noi siamo pronti a farlo. e vogliamo avervi tutti al nostro fianco.