Alle prime ore di questa mattina i Carabinieri della Compagnia di Castellaneta (Ta), coadiuvati nella fase esecutiva dai militari del Reparto Operativo e delle Compagnie Carabinieri di Taranto, Manduria, Massafra, Martina Franca, Bari San Paolo e Mantova con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri Bari Palese hanno dato esecuzione, nei comuni di Palagiano e Palagianello (Ta), Mottola (Ta), Ceglie del Campo (Ba), Lecce, Potenza e Mantova a 14 provvedimenti cautelari (5 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 6 obblighi di dimora) emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott.ssa Patrizia Todisco, su richiesta della Procura della Repubblica di Taranto nei confronti di altrettanti soggetti, 12 dei quali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’usura ed al riciclaggio, nonché 1 di sola tentata estorsione in concorso ed 1 di usura in concorso.
L’attività info-investigativa dei Carabinieri della Stazione di Palagianello, che è iniziata sin dal 2009, a seguito della denuncia di un allevatore del posto, consentiva di accertare l’esistenza di un sodalizio criminoso dedito all’usura ed al riciclaggio operante con carattere di prevalenza nel territorio di Palagiano, che elargiva prestiti di denaro a piccoli e medi imprenditori e commercianti in difficoltà, pretendendo dagli stessi la restituzione della somma maggiorata da tassi di interesse usurari del 10-12% mensile e quindi della percentuale oscillante intorno al 120% su base annua.
Le vittime venivano sistematicamente vessate mediante condotte estorsive e intimidatorie per obbligarle al pagamento delle rate concordate. Le indagini, condotte dai militari della citata Stazione, anche con l’ausilio di autorizzate attività tecniche, hanno consentito di delineare la struttura interna dell’organizzazione, nonché i compiti ed i ruoli dei singoli distinti in tre categorie: soggetti al vertice e promotori del sodalizio; procacciatori di clienti ed appartenenti, a vario titolo.
L’ imprenditore edile di Palagiano Fernando Rizzi 56enne, meglio noto come “Fernand u Rizz”, , pluripregiudicato anche per associazione mafiosa nell’ambito dell’organizzazione palagianese denominata “I compari di Palagiano”, ricopriva un ruolo strategico di coordinatore dell’intera organizzazione criminale. Sotto la sua guida, e col suo benestare, operava un idraulico di professione.il 61enne palagianese idraulico di professione, Nunzio Ruffino, alias “Capu Torta” pregiudicato per reati contro il patrimonio e la persona, in qualità di luogotenente e finanziatore .
Il suo referente diretto, al quale affidava il denaro, era il macellaio palagianese Vincenzo Carone 46anni , detto “Cià Cià” con precedenti per usura, già arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Vecchia Lira 2”, del febbraio 2016 della Compagnia Carabinieri di Massafra (Ta), il quale ricopriva un ruolo di “intermediario” tra i finanziatori e le vittime, quasi tutti imprenditori in difficoltà prevalentemente di Palagiano, ai quali, con la collaborazione della moglie Ersilia Fiorino, consegnava il danaro prestato, riscuotendo successivamente gli interessi illeciti.
La macelleria è risultata essere il luogo di abituale richiesta e consegne del denaro, nel quale le vittime di usura, fingendosi clienti, si rivolgevano a Carone ed alla sua consorte, usando termini convenzionali quali “agnello” o “carne” per indicare la necessità di ricevere rispettivamente denaro contante o assegni .
Le investigazioni consentivano di mettere in evidenza, altresì, l’esistenza di un braccio armato a disposizione del sodalizio composto dall’operaio metalmeccanico Gennaro Mancini 53enne di Palagiano con precedenti per detenzione e porto illegale di armi e munizioni, dal fruttivendolo palagianese Francesco Mancini 41 anni, e dall’operaio Pasquale Fronza, 39anni di Palagiano , questi ultimi due attualmente detenuti in carcere a seguito della condanna della Corte d’Assise d’Appello di Taranto all’ergastolo per il duplice omicidio di Domenico Attorre e Domenico Petruzzelli avvenuto nel 2011,nelle campagne di Mottola, i quali intimorivano le vittime con danneggiamenti e richieste estorsive al fine di costringerle a restituire le somme pattuite.
Altro soggetto compartecipe dell’associazione era Antonio Altamura , detto “il Tedesco”, 60enne palagianese incensurato, già residente in Germania dove operava nel commercio di auto, che in alcune occasioni finanziava il Ruffino prestandogli il denaro necessario a soddisfare le richieste di alcuni clienti, in un episodio avvalendosi del cugino Fernando Altamura (a cui viene cointestato esclusivamente il reato di usura in concorso), un agricoltore palagianese di 64 anni, che si rendeva responsabile del prestito di denaro ad un commerciante del luogo, richiedendone poi la restituzione con interessi usurari.
I Carabinieri individuavano poi Massimo Giannulli, di Palagiano 57anni, titolare di una ditta per movimento terra, con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, e Gabriele Carangelo benzinaio di Palagiano , 39enne incensurato, che benché essi stessi vittime di usura da parte del gruppo criminale, a loro volta per avere “sconti” sui tassi procacciavano nuovi clienti, ed i commercianti palagianesi Rocco Di Pierro, incensurato di 32 anni, e Giuseppe Aniello (detto Danilo) 35enne, che si prestavano consapevolmente a negoziare assegni e cambiali provento dell’usura.
Nell’attività emergeva poi Giuseppe Ladisa, 42 anni, operaio con precedenti per reati contro la persona ed il patrimonio, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, al quale non è stato contestato il reato associativo, ma esclusivamente un tentativo di estorsione in concorso, in quanto presentatosi ad un usurato pretendeva la restituzione della somma di denaro precedentemente prestata e lo minacciava, in caso contrario, di possibili danni alla sua azienda.
Lo stesso Ruffino inoltre non si limitava a finanziare l’attività usuraria del Carone, ma si attivava egli stesso per concedere prestiti a commercianti bisognosi di liquidità. Indicativa in tal senso appare la denuncia sporta da un rivenditore di autovetture che dichiarava ai Carabinieri di essere “vittima” di usura dal Ruffino sin dall’anno 1992 riferendo che, a fronte della somma complessiva di 250.000 euro ricevuta in prestito, era stato costretto a restituire 380.000 euro in cambiali ed assegni, senza estinguere il credito. Lo stesso imprenditore vittima di altro usuraio minacciato dal Ladisa denunciava, qualche tempo dopo, il danneggiamento di un capannone di sua proprietà avvenuto a seguito di incendio rimasto però ad opera di ignoti.
L’attività tecnica posta in essere dai militari dell’ Arma dei Carabinieri permetteva di evidenziare l’efferatezza e la mancanza di scrupoli degli usurai, desiderosi di recuperare le somme prestate, maggiorate dei relativi interessi, sprezzanti della condizione di difficoltà delle vittime le cui aziende divenivano luoghi da depredare per soddisfare i “crediti” non adempiuti sin quando, con il trascorrere del tempo, passavano nella completa disponibilità degli usurai che, comportandosi da proprietari di fatto vi si recavano per appropriarsi di beni e materiali anche attraverso prestanome. In una delle conversazioni intercettate, si scopriva che il Carone aveva costretto una vittima a redigere un atto di ipoteca in suo favore che la impegnava a restituire tutta la somma ricevuta in prestito nell’arco di 4 anni, ovvero a cedere, in caso contrario, la proprietà di tutti i terreni con annessa abitazione ubicati in agro di Castellaneta.
Venivano accertati anche episodi in cui le vittime e finanche gli associati avevano subito percosse. Significativa in tal senso l’aggressione subita da Massimo Giannulli, malmenato da Pasquale Fronza e Gennaro Mancini su ordine dell’usuraio-macellaio Carone, per costringerlo a restituirgli il denaro oggetto di usura .
Nel corso delle indagini emergevano vari episodi, contestati a Vincenzo Carone, Ferdinando Rizzi e Francesco Mancini, che li vedevano responsabili di porto e detenzione in luogo pubblico di armi comuni da sparo.
I Carabinieri, nel corso delle indagini hanno rinvenuto e sequestrato complessivamente assegni ed effetti cambiari per un importo complessivo di circa 500.000 euro., mentre durante le perquisizioni odierne hanno sequestrato presso l’abitazione di Vincenzo Carone, la somma di circa 10.000 euro tra contanti ed assegni.
Con il provvedimento notificato in data odierna, il GIP ha contestato il reato di associazione per delinquere disponendo la custodia cautelare in carcere a carico di RUFFINO Nunzio, RIZZI Ferdinando, FRONZA Pasquale, MANCINI Francesco e MANCINI Gennaro, la misura degli arresti domiciliari a carico di GIANNULLI Massimo, DI PIERRO Aniello Giuseppe e la misura dell’obbligo di dimora a carico di CARONE Vincenzo, FORINO Ersilia, ALTAMURA Antonio, DI PIERRO Rocco e CARANGELO Gabriele. Mentre non veniva contestato il reato associativo per LADISA Giuseppe, sottoposto agli arresti domiciliari per tentata estorsione in concorso, e ALTAMURA Fernando sottoposto all’obbligo di dimora per il reato di usura in concorso.
I destinatari delle misure sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto, Lecce e Potenza, ovvero sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
ASSOCIATI CASA CIRCONDARIALE:
- RIZZI Fernando, nato a Palagiano (TA), il 02.09.1960, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Taranto, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e porto e detenzione di armi in luogo pubblico;
- RUFFINO Nunzio, nato a Palagiano (TA), il 11.1954, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere, usura, incendio e detenzione illegale di arma;
- FRONZA Pasquale,nato a Castellaneta (TA), il 14.03.1977, già detenuto presso la Casa Circondariale di Potenza, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere ed estorsione in concorso;
- MANCINI Francesco, nato a Mottola (TA), il 27.07.1975, già detenuto presso la Casa Circondariale di Lecce, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e porto e detenzione di armi in luogo pubblico;
- MANCINI Gennaro, nato a Palagiano (TA), il 12.05.1963, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere ed estorsione in concorso.
SOTTOPOSTI ARRESTI DOMICILIARI:
- GIANNULLI Massimo, nato a Altamura (BA), il 16.01.1959, censurato, già’ sottoposto agli arresti domiciliari, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento personale;
- DI PIERRO Aniello Giuseppe, nato a Castellaneta (TA), il 23.05.1981, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio in concorso;
- LADISA Giuseppe, nato a Bari il 17.04.1974, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari, al quale il gip contesta il reato di tentata estorsione in concorso
SOTTOPOSTI ALL’ OBBLIGO DI DIMORA:
- CARONE Vincenzo, nato a Polignano a Mare (BA), il 18.10.1970, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere, usura in concorso , tentata estorsione in concorso, porto e detenzione di armi in luogo pubblico;
- FIORINO Ersilia, nata a Gioia del Colle (BA), il 24.04.1973, incensurata , al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere ed usura in concorso;
- ALTAMURA Antonio, nato a Palagiano (TA), IL 27.06.1956,al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere,usura continuata in concorso;
- DI PIERRO Rocco, nato a Mottole (TA), IL 13.09.1984, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio in concorso;
- CARANGELO Gabriele, nato a Taranto, IL 09.07.1977, incensurato, al quale il gip contesta il reato di associazione per delinquere e riciclaggio;
- ALTAMURA Fernando, nato a Palagiano (TA), IL 14.06.1952,il gip contesta il reato di usura in concorso