ROMA – Dall’Emilia Romagna fino a Caserta l’enorme patrimonio costruito illegalmente dal boss Michele Zagaria arrestato sette anni or sono dopo tre lustri di latitanza e da allora detenuto in regime di carcere duro, era nelle mani delle mogli dei fratelli del capoclan dei Casalesi. Francesca Linetti, la moglie di uno dei fratelli Zagaria, Pasquale, riceveva in media circa 3.500 euro al mese, ma talvolta lo stipendio mensile poteva scendere anche a 1.500 euro. E chiaramente non mancavano liti “in famiglia” fra cognate, liti per accaparrarsi lo stipendio più alto.
Le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli – guidata dal procuratore capo Giovanni Melillo si sono basate su accertamenti patrimoniali, intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori. L’inchiesta è stata condotta dai sostituti procuratori Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano della D.D.A. di Napoli.
le intercettazioni in carcere di Michele Zagaria con la sua famiglia
La Linetti, cognata del capo dei Casalesi si era trasferita da Parma a Casapesenna, comune ex “feudo” del boss in provincia di Caserta, dove proprio in questi giorni il sindaco Marcello De Rosa si è dimesso per le minacce ricevute, questa mattina è stata arrestata dagli uomini della Dia, coordinati da Giuseppe Linares, e del nucleo investigativo centrale della Polizia Penitenziaria che stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti della sorella del camorrista, Beatrice Zagaria ed appunto di Francesca Linetti, moglie di Pasquale Zagaria, fratello di Michele (anch’egli detenuto) domiciliata a Casapesenna ma residente a Parma. Pasquale Zagaria è ritenuto il braccio imprenditoriale operativo del clan capace di investire anche nel nord Italia.
In carcere sono finite anche altre donne della famiglia Zagaria, Tiziana Piccolo, consorte di Carmine Zagaria, altro fratello di Michele, recentemente uscito dal carcere ed attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale a San Marcellino, e Patrizia Martino, la moglie di Antonio Zagaria.
Le indagate devono difendersi dalle accuse a loro carico di ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa: avrebbero percepito denaro dell’organizzazione malavitosa riservato allo “stipendio mensile” degli affiliati.
Il boss Michele Zagaria nei giorni scorsi durante lo svolgimento di un processo a suo carico aveva protestato contro la fiction “Sotto copertura” arrivando ad arrotolarsi intorno al collo il filo del telefono utilizzato per i collegamenti in videoconferenza dal carcere all’aula di giustizia. Ad interrompere il suo intervento il presidente Provitera: “Non possiamo fare un’altra fiction in aula“, dice il magistrato. Zagaria ha prova a strangolarsi con il filo del telefono con cui era in contatto con Napoli. Imputato per un duplice omicidio, Zagaria è caduto al suolo immediatamente soccorso dagli agenti penitenziari del carcere di Opera, ed il processo è stato sospeso.
A determinare un gesto così estremo la pressione psicologica e mediatica a cui Zagaria era stato sottoposto nelle ultime settimane. “In relazione alle notizie di stampa relative a quanto accaduto nel corso dell’udienza odierna dinanzi alla IV Sezione della Corte di Assise di Napoli, – si legge in una nota a firma del procuratore Melillo – si comunica che la Procura della Repubblica di Napoli sta valutando la rilevanza penale della condotta tenuta da Zagaria Michele. Zagaria Michele è attualmente in stato di custodia carceraria quale promotore, dirigente e organizzatore di associazione di tipo mafioso, con applicazione del regime speciale di detenzione di cui all’art. 41 bis Ord. Pen. Nel processo in corso di svolgimento dinanzi alla IV Sezione della Corte di Assise di Napoli è imputato degli omicidi di Bamundo Antonio e lovine Michele.”