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22 Novembre 2024 03:05

Blitz della Polizia a Palermo contro i mercanti della droga

 "Cosa nostra" ufficialmente sembrerebbe essere estranea, ma in realtà uno dei capi storici della tratta Argentina-Palermo, aperta all’inizio del 2000, Salvatore Drago Ferrante originario di Bagheria, il re dei trafficanti palermitani, viene ritenuto parecchio "vicino" ai boss di Brancaccio. I boss del narcotraffico hanno continuato a reclutare gente in difficoltà economica, incensurati trasformati in provetti corrieri della droga. ALL'INTERNO IL VIDEO DELL'OPERAZIONE ED I NOMI DEGLI ARRESTATI

ROMA – Personale della Squadra Mobile di Palermo  della Polizia di Stato, diretta dal dirigente Rodolfo Ruperti,  dalle prime luci dell´alba, grazie ad una vasta operazione denominata “Green Finger“, su delega della Procura della Repubblica di PalermoDirezione Distrettuale Antimafia, sta eseguendo, avvalendosi della collaborazione di omologhe articolazioni della Polizia di Stato di altre città italiane e di alcuni equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Occidentale, decine di misure cautelari nei confronti di altrettanti malviventi responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico, anche internazionale, di stupefacenti, che avevano attivato un vorticoso giro di droga, ove la piazza palermitana era snodo fondamentale, nel passaggio dall’ “ingrosso” al “dettaglio” dello stupefacente.

 

Il focus degli investigatori dell’ “Antidroga”, nel corso di una indagine partita nel 2015, si è soffermato proprio sui “grossisti” dello stupefacente: sono state smantellate due organizzazioni criminali, indipendenti ed estranee l’una all’ altra, “specializzate” rispettivamente nel procurare grossi carichi di cocaina ed hashish. La “centrale” dell’organizzazione era a Bagheria, alle porte di Palermo, dove vivevano alcuni trafficanti ritenuti vicini alle cosche.

Nel primo caso, sono state registrate le rotte, i collegamenti ed i rapporti intrattenuti tra i sodali dell’associazione a delinquere con soggetti della malavita anche internazionale che dall’ Argentina, dopo tappe intermedie europee, avrebbero fatto giungere in città grossi quantitativi di cocaina.

Nel secondo caso, i rilevanti carichi di hashish giunti nel capoluogo siciliano sarebbero stati, addirittura, distribuiti in altre province e la piazza palermitana avrebbe assunto un ruolo di “raccolta regionale ed interprovinciale” della droga, nonchè centro di smistamento.

 

L´hashish, spesso proveniente da grossi fornitori localizzati in Marocco, sarebbe rimasto in “stoccaggio” all’interno di magazzini del nord-Italia fin quando non fosse stato acquistato dai sodali palermitani e solo allora sarebbe stato fatto viaggiare alle volte del capoluogo. E´ significativa sulla portata del giro di droga smantellato, il quantitativo di hashish monitorato in entrata nel capoluogo, stimato in oltre 1000 chilogrammi, 700 dei quali sono stati sequestrati in più tranches dalla Polizia di Stato con il relativo arresto dei corrieri.

“L’attenzione è al massimo livello – ha dichiarato il Questore di Palermo, Renato Cortesela droga è il primo affare di Cosa nostra. Che va contrastato non solo nelle piazze di spaccio, come abbiamo fatto sabato con l’operazione del commissariato Centro nel mercato del Borgo Vecchio, ma anche bloccando i grandi traffici”. La sezione Narcotici della squadra mobile ha ricostruito i contorni di un affare milionario. Un investigatore della Questura di Palermo spiega : “In Argentina, un chilo di cocaina con un principio attivo dell’80 per cento, dunque di grande qualità, costa intorno ai 1.500 euro. Da quel chilo, tagliato chimicamente, se ne ne ricavano cinque, che sul mercato palermitano valgono non meno di 35 mila euro l’uno”. Questi i numeri del business milionario. “Una dose corrisponde generalmente a un quarto di grammo e costa tra 50 e 100 euro, così dai 1.500 euro di investimento iniziale si arriva a un guadagno che può variare tra i 200 mila e i 400 mila euro al chilo”.

 “Cosa nostra” ufficialmente sembrerebbe essere estranea, ma in realtà uno dei capi storici della tratta Argentina-Palermo, aperta all’inizio del 2000, Salvatore Drago Ferrante originario di Bagheria, il re dei trafficanti palermitani, viene ritenuto parecchio “vicino” ai boss di Brancaccio. Le famiglie mafiose gli affidavano quote di investimento, che lui faceva rendere al meglio. Nel 2005, venne arrestato alla fermata “Bisceglie” della Metropolitana di Milano, ma gli affari sono continuati venendo portati avanti dai suoi eredi, utilizzando i vecchi contatti oltreoceano, e soprattutto lo stesso metodo: i boss del narcotraffico hanno continuato a reclutare gente in difficoltà economica, incensurati trasformati in provetti corrieri della droga. Alcuni di loro sono stati scoperti alla dogana.

il Tribunale di Palermo

La ricostruzione dei fatti accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari 

Il primo sodalizio criminale era diretto da Salvatore Drago Ferrante  il quale , nonostante fosse sottoposto alla misura della detenzione domiciliare, aveva creato un’associazione per delinquere finalizzata all’importazione di cocaina da Buenos Aires con l’invio in quella città di corrieri.  Drago Ferrante veniva coadiuvato nelle molteplici attività organizzative da Giuseppe  Faia e da Tommaso Lo Verso che eseguivano le direttive del promotore per le operazioni di importazione e trasporto della cocaina. Lo Verso partecipava all’organizzazione del trasporto di 3,150 kg di cocaina, facendo da scorta al corriere, il quale prelevava lo stupefacente proveniente dall’Argentina in Francia e lo trasportava in auto, venendo per tali fatti arrestato nella località di Viry.

Si è documentata un’altra trattativa per l’acquisto in Argentina di un’altra partita di cocaina per un valore complessivo di 29.000 euro . Nell’occasione Calogero Rio si recava in Argentina per l’acquisto , ma nonostante il pagamento della somma di denaro la partita di stupefacente non veniva poi consegnata. Nel corso delle indagini, è emerso come come il Drago Ferrante  attivasse un nuovo canale di approvvigionamento di cocaina con un soggetto non identificato in Ecuador e che anche in questa circostanza, dopo il trasferimento di una somma di denaro necessaria per le prime spese, inviasse il Giuseppe Faia, per fargli condurre di persona le fasi della trattativa, anche quest’ultima  poi non conclusasi.

Del secondo sodalizio criminale era “promotore” Francesco Antonino Fumuso il quale, nonostante si trovasse  anch’egli ristretto in regime di arresti domiciliari per altri reati, costituiva un’associazione per delinquere ben ramificata sul territorio nazionale, finalizzata all’importazione di ingenti quantitativi di hashish, attraverso contatti con soggetti stranieri operanti sul territorio nazionale tra cui  il marocchino Mohamed Essarrar , residente nelle Marche, che era responsabile dello smistamento in Italia di ingenti quantitativi di tale sostanza stupefacente, per conto di fornitori stazionanti in Marocco.

Facenti parte dell’associazione erano anche Giuseppe Bronte , Giuseppe De Luca e Agostino Giuffrè latitante all’epoca delle indagini , i quali eseguivano le direttive impartite loro dal Fumuso per le operazioni di importazione e trasporto della sostanza e l’individuazione dei corrieri. L’attività dell’organizzazione era mirata all’approvvigionamento di ingenti quantitativi di hashish che inizialmente venivano stoccati in un magazzino di Vicenza, gestito da Giuseppe De Luca, che facendo spesso la spola tra Palermo ed il Nord Italia, assicurava e gestiva l’invio a Palermo dei vari carichi di hashish, organizzando anche l’operato dei vari corrieri. De Luca poteva contare nell’hinterland milanese sulla collaborazione di Agostino Giuffrè per la realizzazione delle loro attività delittuose.

La sostanza  stupefacente veniva così acquistata e trasportata dalla provincia di Milano, da Vicenza o dalla provincia di Alessandria verso Palermo. Al riguardo, si è documentato come  l’associazione criminale avesse acquistato  1000 kg circa di stupefacente del tipo hashish da immettere a Palermo di cui complessivi 718 kg venivano sequestrati. In particolare si intercettavano i seguenti carichi di ingenti partite di hashish con conseguente arresto dei seguenti corrieri:

•       Il 7/9/2015  arresto a Palermo di SINAGRA Giuseppe e sequestro di 200 chili di hashish;
•       Il 12/11/2015 arresto a Palermo di GENNARO Vincenzo e sequestro di 93 Kg. di hashish;
•       Il 20/1/2016 arresto a Termini Imerese (Pa) di PILLITTERI Antonio  e MARTINI Melchiorre  e sequestro di 95 chili di hashish;
•       Il 18/2/2016 arresto a Palermo di BONCIMINO Daniele e sequestro di 150 chili di hashish;
•       Il 28/4/2016  arresto a Palermo di D’AMORE Gaetano  e sequestro di 60 chili di hashish;
•       Il 2/5/2016 arresto a Vicenza di DE LUCA Giuseppe  con sequestro di 110 kg. di hashish;
•       Il 3.8.2016 arresto a Palermo di SALERNO Fabio con sequestro di 10 chili di hashish.

I nomi e le foto degli arrestati

In carcere sono finiti Salvatore Drago Ferrante, 55 anni; Alessandro Anello, 39 anni; Giuseppe Bronte, 25 anni; Angelo Cacocciola, 41 anni; Giuseppe De Luca, 42 anni; Mohammed Essarrar, 63 anni; Giuseppe Faia, 33 anni; Francesco Antonino Fumuso, 52 anni; Agostino Giuffrè, 55 anni;  Alessandro Longo, 36 anni; Tommaso Lo Verso, 41 anni; Tiziana Urso, 44 anni;

[URIS id=69560]

Agli arresti domiciliari sono stati posti Leonardo Alfano, 28 anni; Giuseppe Chiavello, 43 anni; Gaetano D’Amore, 38 anni; Gianfranco Di Benedetto, 29 anni; Vincenzo Di Maio, 33 anni; Pietro Lo Duca, 31 anni; Sebastiano Lorefice, 42 anni; Roberto Pasca, 41 anni; Calogero Rio, 57 anni; Johnny Salerno, 24 anni; Pasqualino Urso, 47 anni.

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