FOGGIA – Documentata per la prima volta l’esistenza di una mafia autonoma a San Severo, indipendente da quella di Foggia, a seguito dell’ “operazione Ares” della Polizia di Stato, che ha spedito in carcere 46 persone e 6 ai domiciliari fra la Puglia e le province di Milano, Rimini, Fermo, Ascoli Piceno, Campobasso, Pescara, Teramo, Napoli e Salerno. Annientati i “clan” La Piccirella e Nardino, entrambi dediti al traffico di droga dall’Olanda e dalla Campania, alle estorsioni, ai danneggiamenti, grazie ad un controllo del territorio che passava attraverso l’intimidazione ai cittadini e l’omertà delle vittime. L’ operazione di questa mattina, supportata con 30 equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine, ha visto l’ impiego di oltre 200 poliziotti in provincia di Foggia e altri nelle province di Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti, Teramo, Ascoli Piceno e Fermo.
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, in particolare, accogliendo l´impianto accusatorio formulato dai magistrati Procura Distrettuale Antimafia di Bari , ha emesso un’ ordinanza cautelare a carico nei confronti di 50 persone, ritenuti esponenti di primo piano delle famiglie mafiose “LA PICCIRELLA” e “NARDINO“, egemoni nel territorio di San Severo (FG), dei quali sono stati ricostruiti organigrammi ed interessi criminali, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di droga, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio, aggravati dalle finalità mafiose.
È la prima volta che viene contestata l’ associazione di tipo mafioso, di cui all´articolo 416 bis c.p., alla criminalità organizzata sanseverese, riconosciuta come autonoma ed indipendente rispetto alle organizzazioni mafiose operanti a Foggia. L’ inchiesta ha evidenziato il ruolo egemonico dei clan di San Severo nel traffico di droga in Capitanata e che la spartizione dei relativi, ingenti profitti costituisce un fattore di continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi che operano in quell´area.
Le indagini, inoltre, hanno documentato il sistematico ricorso alla violenza per l’affermazione malavitosa ed il conseguimento della leadership territoriale , nell´ambito di una cruenta contrapposizione fondata anche sull’ eliminazione fisica dei rivali. In tale contesto, sono stati anche accertati diversi episodi a chiaro sfondo intimidatorio, testimonianza del metodo mafioso usato dagli indagati, come nel caso del tentativo di estorsione in pregiudizio di un commerciante locale, la cui abitazione oltre che l’ autovettura ed i locali dell’ attività commerciale, sono stati danneggiati in più momenti con colpi d’ arma da fuoco.
Le indagini – che hanno visto la stretta collaborazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura di Foggia (con i sostituti procuratori Renato Nitti, Lidia Giorgio e Ileana Ramundo) – erano state avviate nel 2015,a seguito dell’omicidio di Severino Palumbo e sono state condotte prima dal Commissariato di San Severo, e successivamente da una task force composta da investigatori delle Squadre mobili di Foggia e Bari avvalendosi della collaborazione dello S.C.O. il Servizio Centrale Operativo e della Divisione centrale anticrimine della Polizia di Stato. I successivi approfondimenti hanno consentito di ampliare il fronte investigativo, documentando il fiorente traffico di stupefacenti gestito dai sodalizi locali (nonché i relativi canali di approvvigionamento estero, tra cui l´Olanda) e valorizzando la mafiosità di quelle organizzazioni.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figurano elementi di primo piano delle predette famiglie mafiose, tra cui Giuseppe Vincenzo La Piccirella e Severino Testa, ritenuti ai vertici del “clan La Piccirella“, nonché Franco e Roberto Nardino, a capo dell´omonimo clan, in passato vicini alla “Società foggiana”. Dall’inchiesta è stato possibile documentare come , avessero creato dei clan “autonomi” e si fossero suddivisi il territorio di San Severo, come diceva il Nardino, intercettato, ordinando un pestaggio: “Il paese è nostro” .
Gli esponenti delle due associazioni mafiose individuate usavano i metodi più violenti per realizzare le proprie attività illecite, , come dimostrano i colpi di mitra sparati contro l’auto di una vittima di estorsione, le minacce fatte recapitare ai parenti dei commercianti, il tentato omicidio (mai denunciato) dei coniugi Adriano Marchitto e Anna Gualano, commesso in S. Severo il 4 marzo 2019, reato aggravato dal metodo mafioso, per il quale la Polizia di Stato ha eseguito una seconda ordinanza cautelare emessa sempre dal GIP di Bari, su richiesta della DDA, con cui è stata applicata la custodia carceraria nei confronti di due soggetti indagati del tentato omicidio .
Il tentato duplice omicidio di cui tratta l´ordinanza si colloca nell´ambito delle dinamiche violente dei gruppi contrapposti per il controllo dello spaccio di stupefacenti (oltre che dell´usura, delle estorsioni e della ricettazione) in quell´area. La vicenda infatti trae origine dalle indagini seguite all´omicidio di Michele Russi detto “Coccione“, avvenuto in S. Severo il 24.11.18, ucciso da due ignoti sicari nella sala da barba denominata “Li Quadri“, in cui furono anche ferite altre due persone.
Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao ha lanciato un appello alla collaborazione: “Denunciate, credete nello Stato, perché la legalità sta riconquistando il territorio“. I colpi di arma da fuoco sparati contro le auto della Polizia di Stato, parcheggiate davanti a un albergo di San Severo nell’estate 2017, sono stati “Una sfida allo stato di incredibile sfrontatezza“, come ha dichiarato il procuratore capo di Bari e della Dda Giuseppe Volpe. Una sfida a cui però lo Stato “ha risposto facendo squadra“, ha aggiunto il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, che ha definito uno “spiraglio” le prime collaborazioni dei cittadini con le forze dell’ordine.
“Decine di arresti contro la mafia pugliese, sequestri per più un milione di euro nel reggino perché in odore di ‘ndrangheta, blitz contro i clan in provincia di Palermo. Grazie a forze dell’ordine e inquirenti. Lo Stato c’è, fa pulizia e non molla la presa: per i criminali tolleranza zero“. così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha commentato le operazioni delle forze dell’ordine nella mattinata.
Il provvedimento cautelare ha inflitto la misura cautelare in carcere nei confronti delle seguenti persone, tutte gravate da pregiudizi:
- AUGENTI Leonardo, nato a San Severo 1986
- BELFONTE Oreste, nato a San Severo 1985
- BEVILACQUA Carmine, nato a San Severo 1988
- BOZZO Carmine Antonio, nato a Lucera 1956
- BRUNO Vincenzo, nato a Foggia 1985
- CAPOBIANCO Giacomo, nato a Lucera 1979
- CIOCIOLA Libero, detto “Liberino” e/o “il sindaco” e/o “il nonno” nato a San Severo (FG) 1959
- COLIO Luigi Donato, detto “Dino” nato a San Severo 1975
- DE COTIIS Daniele, detto “don ciccio” nato a San Severo 1979 (capo imputazione n. 0.70 – 0.71 – 0.72 – 0.73 – 0.105 – 0.106);
- DE STASIO Luciano Michele, nato a San Severo 1990
- DELLI CALICI Carmine, detto “Carminuccio” e/o “‘u sgumbr” e/o “ninja”, nato a San Severo 1974.
- DELL’OGLIO Armando, “Dino”, nato a Milano il 1971
- D’ONOFRIO Vincenzo Leonardo, nato a San Paolo di Civitate (FG) il 1975
- IRMICI Pasquale, detto “Lino” e/o “cipolla”, nato a San Severo (FG) il 1978
- LA PICCIRELLA Giuseppe Vincenzo, detto “Pinuccio” e/o “il ragioniere” nato a San Severo 1958
- MASTROMATTEO Mario Luigi, detto “il milanese” nato a Milano il 1983
- MAZZEO Raffaele, detto “il ciotto” nato a San Severo (FG) 1968
- MINISCHETTI Giovanni, detto “Gianni” nato a San Severo 1971.
- NARDINO Franco, alias “Kojac”, nato a San Severo 1963
- NARDINO Roberto, detto “patapuff” nato a San Severo il 24.05.1977,
- NARDINO Vincenzo Pietro, “Enzo”, nato a San Severo (FG) 1987
- NARDINO Matteo Nazario, nato a San Severo 1991
- PISTILLO Ivano, nato a San Severo 1988
- ROMANO Stefano, nato a San Severo 1989
- RONCADE Lucio, nato a San Severo 1979
- RUSSI Antonio, nato a San Severo 1983
- RUSSI Loredana, a San Severo 1965
- SARDELLA Arnaldo, detto “cinese” nato a San Severo 1985
- TESTA Severino, detto “Rino” e/o “il puffo” e/o “il mastro” nato a San Severo (FG) 1960
- TUMOLO Gennaro, nato a San Severo 1976
- VISTOLA Giuseppe, detto “fa fumo” nato a San Severo il 1979
Alcuni indagati, sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni :
- ASTUTI Vincenzo, nato a Napoli 1979
- D’AGRUMA Roberto, detto “Tup Tup”, nato a San Severo 1981
Contestualmente, con il supporto delle Squadre Mobili di Torino, Asti, Milano, Rimini, Ascoli Piceno, Fermo, Chieti, Teramo, Campobasso, Napoli e Salerno, in esecuzione del medesimo provvedimento coercitivo, sono stati tratti in arresto:
- BALDASSI Giacomo, nato a Castellammare di Stabia 1972
- CAROLLA Francesco, nato a Santa Maria Capua Vetere 1978
- CONSALVO Nicola, nato a Termoli (CB) 1974
- DE CATO Giuseppe, nato a San Severo 1975
- DI GENNARO Luigi, nato a Torremaggiore (FG) 1961
- DI LORENZO Lorenzo, nato a San Giovanni Rotondo il 1977
- D’UVA Giuseppina, nata a Termoli il 1978
- FORTUZI Bledar, detto “Eddy”, nato in Albania il 1976
- FRATELLO Diego, nato a Termoli (CB) 1981
- IMMOBILE Gennaro, nato a Torre Annunziata il 1953
- LA PORTA Enza Valentina, nata a Torremaggiore (FG) 1995, destinataria della misura degli arresti domiciliari;
- LEO Giuseppe, nato a Torre Annunziata 1963
- PARISI Michele Luciano, detto “coccett” nato a San Severo (FG)1980
- SPIRITOSO Giuseppe, nato a Foggia 1956, alias “Papanonno”;
- VOLPE Antonio, nato a San Severo 1985, destinatario della misura degli arresti domiciliari.
Nel medesimo contesto operativo, è stata eseguita ulteriore ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa in data 03 c.m. dal GIP presso il Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Bari, a carico di:
- DE FILIPPO Michele Valentino, nato a San Severo il 1991
- DE FILIPPO Luigi Nazario, nato a San Severo 1993