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22 Novembre 2024 03:09

Bocciati dagli elettori, “sistemati” al ministero: ecco come il M5S trova un lavoro ai suoi “trombati”

Senatori non rieletti che per portare a casa uno stipendio diventano segretari particolari. Ex deputati trasformati in vice capo di gabinetto o sottosegretari. Tutti rigorosamente con stipendi a sei cifre. Ecco chi sono i "grillini" pentastellati che nonostante il voto avverso degli elettori sopravvivono ancora a spese delle politica, cioè degli italiani
ROMA –  Quando le elezioni vanno male e l’aspirante onorevole rischia di dover tornare a casa, il partito gli trova sempre un’altra sistemazione a Roma. Un zattera di salvataggio che, come dicono i fatti, anche il Movimento 5 Stelle intende adottare, in maniera poco coerente per un partito che sulle critiche alla Casta ha costruito le sue fortune. Adesso che la composizione degli staff dei ministeri del governo Conte e  è quasi completata, vengono alla luce incarichi per  diversi ex onorevoli e senatori “trombati” alle urne ma che hanno trovato un posto e lauto stipendio nei palazzi romani. Abbiamo scoperto chi sono.

Partiamo da Bruno Marton nella scorsa legislatura senatore del M5S,  classificatosi al terzo posto nelle ultime elezioni nel seggio di Sesto San Giovanni, piccolo comune industriale alle porte di Milano, che non rieletto ha però trovato un’incarico lautamente retribuito 73.400 euro  fino alla fine dell’attuale governo, come “segretario particolare” del sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi. Sempre nel calderone degli “ex” che non hanno ottenuto la rielezione compare Giorgio Sorial, ex deputato,  classificatosi terzo lo scorso 4 marzo nel collegio uninominale di Brescia.

Per lui è uscito uno stipendio annuale di 110mila euro, grazie ad incarico di Vice capo di Gabinetto al Ministero dello Sviluppo economico retto dal suo leader di partito Luigi Di Maio. Un incarico curiosa considerando che nello staff di Di Maio al Mise dove sono già presenti altri due vice capo di gabinetto. Ma non c’è due senza tre…!

E’ andata sicuramente molto meglio per Michele Dell’Orco: eletto deputato della precedente legislatura, alle ultime elezioni dello scorso 4 marzo non ha ottenuto la riconferma nel collegio plurinominale di Modena e Ferrara. Ma per lui è arrivato addirittura un incarico di sottosegretario al Ministero delle  infrastrutture retto dal suo compagno di partito Danilo Toninelli.  C’è anche chi  non ha neanche provato a ricandidarsi come  Luigi Gaetti, ex senatore del Movimento 5 Stelle e ora sottosegretario al Ministero dell’ Interno interni con delega all’antimafia.

Gaetti aveva infatti già “beneficiato” dei due mandati permessi dal codice di comportamento dei 5 Stelle: uno come senatore a Palazzo Madama e l’altro quando era consigliere comunale per la Lega nord. Alle obiezioni sul suo incarico di governo si è giustificato sostenendo che, trattandosi di un incarico non elettivo, non viola codici e statuti pentastellati. Della serie: fatta la regola, trovato l’inganno !

C’è anche un terzo sottosegretario indicato dal Movimento 5 Stelle che gli elettori, i “cittadini” come dicono i grillini,  avevano “bocciato” : si tratta della “new entry” Vincenzo Zoccano, un ex-iscritto al Partito Democratico, arrivato terzo nel collegio di Trieste per il M5S e oggi sottosegretario con deleghe a famiglia e disabilità. Ma sull’ argomento “sottosegretari” è doveroso fare un un ulteriore precisazione e chiarimento. Secondo quanto prevede la Legge, ogni sottosegretario dovrebbe percepire un compenso di 114mila euro lordi annui, esattamente lo stesso stipendio percepito dal Presidente del Consiglio. Un emolumento a cui hanno diritto solo perché non eletti, mentre invece quando quell’incarico viene assegnato ad un deputato o un senatore regolarmente eletto, questo compenso non è dovuto perché la Legge ne vieta il cumulo. Scegliere un sottosegretario non eletto ha quindi dei costi per la casse statali rispetto al nominare qualcuno che è già deputato o senatore. Ed i tagli della spesa pubblica del nostro Paese non permettono “regalie” del genere.
Nella rassegna dei “trombati” e “riciclati” del Movimento 5 Stelle compare probabilmente il caso più noto alle cronache, quello di Dino Giarrusso ex inviato del programma televisivo le Iene . Classificatosi terzo nel collegio elettorale di Roma 10 nelle elezioni del 4 marzo, senza essere quindi eletto, Giarrusso è diventato “segretario particolare” del sottosegretario all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. che lo ha incaricato via Facebook (incredibile ma vero !) di presiedere un fantomatico osservatorio sulla regolarità dei concorsi universitari.  A seguito delle conseguenti polemiche esplose, l’ ex-Iena è stato “retrocesso” a semplice… “segretario particolare”. Il suo compenso però non è ancora noto: nonostante le richieste di accesso generalizzato avanzate dal settimanale L’Espresso, il Miur non ha ancora aggiornato la documentazione che  dovrebbe essere pubblicata secondo quanto prevede la Legge entro tre mesi dall’insediamento dell’amministrazione (i mesi trascorsi al momento sono quattro). I suoi predecessori in quel ruolo avevano un compenso oscillante tra i 18 e i 45mila euro annui. Chissà se Le Iene attivandosi riusciranno a fare chiarezza sullo stipendio del loro ex-collega !
Questo è il Movimento 5 Stelle che si dichiarava “anti-casta”, dove “uno vale uno”, che inneggiava alla legalità e trasparenza. Ma si sa…l’appetito vien mangiando.
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