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22 Dicembre 2024 17:52

Borsellino, 25 anni fa la strage di Via D’amelio. Il Csm ricorda la figura del magistrato

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "Paolo Borsellino ha combattuto la mafia - ha aggiunto il Capo dello Stato - con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Sapeva bene che per il raggiungimento di questo obiettivo non è sufficiente la repressione penale, ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità. Vi sono stati troppi errori nell' indagine sulla sua morte".

ROMA Era il 19 luglio del 1992 quando il magistrato Paolo Borsellino veniva ucciso con la sua scorta in un attentato di mafia in via D’Amelio a Palermo. A 25 anni dalla strage il Consiglio Superiore della Magistratura, lo ha ricordato con un Plenum presieduto dal capo dello Stato, che ha votato all’unanimità la desecretazione degli atti del fascicolo personale del giudice. Il  Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha presieduto questa mattina il Plenum del CSM dedicato al ricordo della figura del magistrato Borsellino .

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella presiedendo la cerimonia di commemorazione di Paolo Borsellino al Csm, ha ricordato che  “La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato“.

“Paolo Borsellino ha combattuto la mafia – ha aggiunto il Capo dello Stato – con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Sapeva bene che per il raggiungimento di questo obiettivo non è sufficiente la repressione penale, ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità“.

Il presidente della Suprema Corte Cassazione Giovanni Canzio ha parlato di “indegno depistaggio dopo le due stragi ” aggiungendo che  gli organi dello Stato hanno “il dovere morale di accertare e far conoscere alla comunità da chi e perché, dopo la strage di via D’Amelio, fu costruita una falsa verità giudiziaria“. Cosa Nostra ha osservato tra l’altro Canzioaveva condannato a mortePaolo Borsellino con Giovanni Falconeper aver costruito il cosiddetto maxi processo” , ed ha anche voluto ricordare la lettera che la moglie del magistrato, Agnese, scrisse il 23 maggio del 2012 all’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano. “Nonostante lo Stato non avesse fatto tutto quanto era in suo potere per proteggere la vita del proprio congiunto e per prevenire al rigoroso accertamento dei fatti, ebbene la vedova, insieme con i figli Fiammetta, Lucia e Manfredi, ribadiva con serena determinazione il dovere di rispettare e servire le istituzioni e di avere fiducia in esse ‘come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato'” ha sottolineato Canzio, citando un passo di quello scritto da Paolo Borsellino che  ci ha insegnato a credere nello Stato democratico “malgrado tutto e tutti”.

 

Rivolgo un pensiero di gratitudine a tutti i familiari delle vittime della strage di Via D’Amelioha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, nel plenum presieduto dal capo dello Stato . Verso di loro avvertiamo il dovere di sostenere con forza un’insopprimibile domanda di giustizia; essa chiama tutti in causa, senza eccezioni, e dunque ribadiamo la necessità di fare luce piena su quegli eventi di sangue, fino in fondo e senza temere lo scorrere del tempo. Questo intendiamo ribadire alla presenza del Capo dello Stato“.

nella foto, il vicepresidente del Csm, Legnini ed il Presidente Sergio Mattarella

 

“Abbiamo constatato che la verità non è stata pienamente trovata e che giustizia non è stata fatta dopo 25 anni”, ha detto Lucia Borsellino, figlia del magistrato, nel suo intervento davanti al plenum del Csm. “Facendo eco alle parole di mia sorella Fiammetta chiedo di fronte a questo altissimo contesto istituzionale che, a fronte delle anomalie emerse e riconducibili verosimilmente al comportamento di uomini delle istituzioni, si intraprendono iniziative necessarie per fare luce e chiarezza su quello che accade veramente nel corso delle indagini che precedettero i processi Borsellino 1 e Borsellino bis“.

L’Aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio in memoria della strage di via D’Amelio nel giorno in cui ricorre il 25esimo anniversario. Il presidente Pietro Grasso ha ricordato il “barbaro assassinio” del giudice Paolo Borsellino e dei suoi “angeli”, cioè  gli uomini della scorta: Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina“. “Il nostro pensiero – ha detto – è rivolto alle famiglie”. Al termine è seguito un lungo applauso dell’Assemblea e i senatori si sono alzati in piedi. Per la presidente della CameraPietro Grasso, al “ricordo vivo e profondo” della figura e dell’impegno di Paolo Borsellino deve accompagnarsi “l’impegno delle Istituzioni, della società civile, dei singoli cittadini nel contrasto alla criminalità organizzata“. L’Assemblea di Montecitorio ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime, cui ha tributato alla fine un applauso unanime.

Di Paolo Borsellino ricordo il sorriso. Solare, simpatico, sempre pronto a farti uno scherzo: quante risate ci ha fatto fare quando rubava le paperelle che Giovanni custodiva gelosamente sulla sua scrivania per chiedergli poi il riscatto”. E’ il ricordo che il presidente del Senato Grasso ha pubblicato sulla sua pagina Facebook in memoria dell’amico Paolo Borsellino. “Frammenti di vita, – aggiunge – che mostrano il volto umano e privato del simbolo che onoriamo in questo triste anniversario. Professionalmente aveva un eccezionale talento, una passione viscerale e una ineguagliabile capacità di superare fatica e delusioni. Sapeva sempre dare il giusto consiglio ai colleghi più giovani: me ne ha dati tanti, preziosissimi, quando iniziai a studiare le carte del maxiprocesso“.

In occasione dell’anniversario della strage, il  Csm ha pubblicato  un libro su Paolo Borsellino, nel quale sono stati raccolti gli atti che lo riguardano e che sinora erano rimasti inediti. Da questo volume e da quello di qualche mese fa è stato presentato su Giovanni Falcone, ha detto Legninirisalta la volontà di trarre, da quelle drammatiche vicende, insegnamenti per l’oggi e per il futuro. Un tributo doveroso e sentito che dovevamo a magistrati esemplari e uomini straordinari che hanno sacrificato la loro vita per la legalità e la libertà nel nostro Paese“,  defininendo l’iniziativa “un impegno che riteniamo di dovere anche ai familiari e agli uomini delle due scorte, barbaramente uccisi”. “Da queste iniziative dobbiamo trarre rinnovata forza per affrontare il lavoro difficile ma appassionante che siamo stati chiamati a svolgere e che dobbiamo insistere a compiere sempre tenendo a mente le idee, la coerenza e il sacrificio estremo di uomini esemplari come Paolo Borsellino” ha aggiunto Legnini, annunciando che i due volumi saranno donati ai giovani magistrati che stanno affrontando il tirocinio.

Il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini nel suo intervento ha evidenziato che  “Borsellino non smise mai di credere nelle istituzioni. Neppure nel momento più drammatico della sua vita. Dopo Capaci. Senza nascondere la sofferenza, il 25 giugno 1992 alla Biblioteca comunale di Palermo, dirà: “..da magistrato il mio primo dovere non è quello di utilizzare le mie opinioni e le mie conoscenze partecipando a convegni e dibattiti, ma quello di utilizzarle nel mio lavoro…o nel ruolo di testimone per avere raccolto tante confidenze di Giovanni Falcone”.

“Inspiegabilmente – ha aggiunto Morosini Borsellino non verrà sentito da alcuna procura, portandosi con se elementi preziosi per la ricostruzione di una pagina drammatica del nostro paese. E non avrà alcun riscontro neppure la sua dichiarata disponibilità ad una “applicazione” alla procura di Caltanissetta per indagare sulla morte di Falcone; che, come rivelato in una intervista, sarebbe stato l’unico modo per lenire una ferita profonda”

 

 

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