di Maria Corbi *
ROMA – Dopo la Versilia, Dubai e Montecarlo, la mondanità made in Flavio Briatore sbarca nel Salento con il Twiga, stabilimento balneare, ma anche ristorante e club con live show di artisti come Bob Sinclar, Fargetta e Sophie Ellis-Bextor. Tra i soci «salentini» anche Luigi De Santis, figlio di Roberto, “socialite” della Roma bene, segni particolari amico di Massimo D’Alema con cui ha condiviso la barca a vela Ikarus. Apertura prevista a giugno ma intanto la Procura di Lecce apre un fascicolo con l’ipotesi di reato di abusivismo edilizio a carico di «ignoti» finalizzato a verificare la conformità dei lavori in corso e la legittimità delle autorizzazioni. Lui Flavio Briatore è tranquillo. E per quell’«ignoto» non se la prende.
Cosa succede?
«Niente. Non succede niente ci sono semplicemente dei controlli come è giusto che sia. Siamo in regola con le autorizzazioni, ma se ne occupano i miei soci».
Eppure i giornali locali hanno parlato di indagine per abusi edilizi…
«Ma assolutamente no, la magistratura fa il suo lavoro e noi il nostro. Siamo tranquilli, non c’è un filo di cemento, e stiamo riqualificando un’area».
C’è però chi ha storto il naso per l’arrivo del Twiga nell’oasi salentina, a Otranto. Con il vostro arrivo finisce la pace?
«Io credo che dovrebbero essere tutti contenti. Noi stiamo portando lavoro e strutture capaci di attirare il turismo internazionale. Quelle persone abituate ad alti standard di strutture e di servizio che fanno fatica a venire in Italia perchè non trovano quel life style a cui sono abituati. E noi stiamo portando a Otranto, questo. Non lusso per pochi, ma bellezza per molti, e lo stiamo facendo come sempre con la massima attenzione alle regole e al territorio. Il progetto del Twiga è in possesso di tutte le autorizzazioni ed è finalizzato alla costruzione di strutture mobili».
Sono in corso di realizzazione un bar, un ristorante, cucine, parcheggi, servizi igienici, area gazebo e discesa al mare. Giusto?
«Tutte strutture mobili, tutto rialzato. Su terreni privati. Non tocchiamo la fascia di demanio marittimo che si affaccia sul mare. Pianteremo anche molta vegetazione. Ma è possibile che ogni volta che si cerca di fare una cosa bella in Italia dobbiamo creare delle polemiche? Cosa vogliamo fare? Rimanere immobili? Oppure lasciare il nostro magnifico paese in balia del turismo con il sacco a pelo? Ma vi rendete conto che con 7mila chilometri di costa non abbiamo una catena alberghiera? Solo catene straniere da quando non c’è più la Ciga».
Quindi?
«Quindi basta pensare in questo modo. E poi basta anche con i pregiudizi. Vorrei fare chiarezza su una cosa. Noi non creiamo delle enclavi per miliardari come spesso ci rimproverano, ma locali belli, in posti belli, per tutti. Ma chi è che non si può permettere un aperitivo al Twiga? O una giornata allo stabilimento? Ma scherziamo? Noi stiamo rivalutando un pezzo di Italia, attraendo turismo che porta soldi al Paese. E, soprattutto, creiamo posti di lavoro. E mi pare che ce ne sia un gran bisogno, soprattutto al Sud. O no?».
Quante persone assumerete?
«Una settantina, contratti stagionali ma chi è bravo può lavorare nelle nostre strutture in giro per il mondo. Noi premiamo la meritocrazia».
Twiga casting?
«Come sempre le nostre sono selezioni molto attente».
Grande inaugurazione a giugno?
«No: come sempre nei miei locali, si apre senza serate speciali».
*Intervista tratta dal quotidiano LA STAMPA