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6 Ottobre 2024 04:20

Brindisi, sette persone e due società indagate: “Attentato alla sicurezza dei trasporti”. Componenti Boeing 787 non a norma

I reati sarebbero stati commessi dalle società nel settore aerospaziale, ai danni di Leonardo e di Boeing. Per la realizzazione di componentistica «con caratteristiche di resistenza statica e allo stress notevolmente inferiori»

Due società aerospaziali entrambe con sede a Brindisi, la  “Processi Speciali” e la “Manifacturing Process Specification”  avrebbero fornito secondo le accuse delle componenti aeronautiche non a norma alla Leonardo-Aerostrutture per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner . Secondo il pubblico ministero Giuseppe De Nozza della Procura di Brindisi, che ha indagato 7 persone e le due società, ha comportato la realizzazione di parti aeree “con caratteristiche di resistenza statica e allo stress notevolmente inferiori, con riflessi sulla sicurezza del trasporto”. Per la realizzazione di componentistica anche strutturale dei velivoli, sarebbe stato impiegato del titanio puro, invece della prevista lega di titanio, e anche le leghe di alluminio utilizzate che erano difformi da quelle previste. Tutto questo per risparmiare sull’acquisto delle materie prime, generando contestualmente problemi di sicurezza nel lungo periodo ai Boeing 787 Dreamliner, al punto da indurre la società americana ad attivare una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti.

Le perizie e le indagini a cui ha partecipato anche l’ americana FBI, sono state condotte anche con rogatoria internazionale negli Stati Uniti, si sono concluse accertando che alcuni componenti strutturali non conformi potessero, sul lungo periodo, creare danno alla sicurezza dei velivoli, imponendo alla compagnia americana l’avvio di una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti.

Come nasce l’inchiesta

L’indagine nasce da una precedente, svolta sempre dalle Fiamme gialle brindisine, conclusasi nel 2021 e che aveva portato al sequestro dei compendi aziendali delle due società per bancarotta, all’arresto di tre responsabili e alla denuncia a piede libero di altri quattro indagati. I nuovi accertamenti si sono concentrati sulle forniture di componenti aeronautiche cedute dalle aziende brindisine alla Leonardo-Aerostrutture per la produzione dei settori 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner, aereo di punta della multinazionale americana.

Le verifiche hanno portato al sequestro di circa 6 mila parti di aeroplano appositamente campionate per i successivi esami qualitativi, realizzate in materiale diverso da quanto previsto dalle specifiche di progetto. Le consulenze disposte dalla procura di Brindisi e svolte da tecnici specializzati nel settore aerospaziale hanno certificato la non conformità di almeno 4.829 componenti realizzate in titanio e di almeno 1.158 componenti di alluminio.

Il sequestro di 6mila componenti

La Procura di Brindisi ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 7 persone e delle 2 società, ritenute coinvolti in un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati che vanno dall’attentato alla sicurezza dei trasporti, all’inquinamento ambientale, alla frode in commercio.

Le perizie e le indagini, condotte anche con rogatoria internazionale negli Usa, “si sono concluse – spiega la procura – accertando che alcuni componenti strutturali non conformi potessero, sul lungo periodo, creare nocumento alla sicurezza dei velivoli, imponendo alla compagnia americana l’avvio di una campagna straordinaria di manutenzione degli aeromobili coinvolti. Le attività di indagine hanno visto la collaborazione fattiva, in qualità di parti offese, della Leonardo e della Boeing, grazie alle quali è stato possibile individuare le componenti aeronautiche non conformi, oltreché del Dipartimento di Giustizia americano e dell’ Fbi“.

Accuse anche per inquinamento ambientale

Dal secondo filone investigativo della Procura di Brindisi avviato, sempre a carico delgi stessi indagati emerge che le sostanze inquinanti, secondo l’accusa, derivano dai processi chimici di trattamento delle superfici e dalla lavorazione meccanica dei metalli. Ulteriori approfondimenti investigativi, condotti in sinergia con i militari della Guardia di finanza, anche attraverso sorvolo con elicottero dotato di termocamera, hanno consentito di individuare un terreno, adiacente al plesso produttivo di proprietà di una delle società incriminate, in cui gli investigatori sospettavano fossero state illecitamente sversate altre quantità di rifiuti speciali pericolosi. 

Rifiuti pericolosi sversati in cisterne ed in alcuni terreni della zona industriale di Brindisi che avrebbero contaminato suolo e sottosuolo di sostanze inquinanti e nocive tra cui cromo, rame, zinco, arsenico e piombo. Nel corso delle indagini sono state sequestrate 35 cisterne contenenti ciascuna 1.000 litri di rifiuti speciali pericolosi. Gli indagati avrebbero prima rimosso una parte del muro di cinta tra le aree di proprietà, per poi svuotare nel terreno di altri privati e nei pozzetti di drenaggio delle acque meteoriche, il contenuto di diverse cisterne con le sostanze pericolose. Le attività d’indagine sono state condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Brindisi e dagli investigatori della Guardia di Finanza. A seguito di una consulenza tecnica disposta dalla Procura, è emerso che l’inquinamento “aveva interessato il terreno sino alla profondità di tre metri, in concentrazioni largamente superiori ai limiti, previsti dalla normativa per le zone industriali”.

Gli indagati, manager e dipendenti delle due società, sono: Vincenzo Ingrosso di 77 anni e i suoi tre figli Antonio di 52 anni, Alberto di 36 anni e Alessandro di 47 anni. Avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche a Domenico Salamino di 45 anni, Salvatore D’Isanto di 42, e al 37enne Sirio Virgilio Zecchini. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati: Francesco Vergine, Francesca Conte, Massimo Manfreda, Giovanni Montagna, Alberto Magli, Maria Antonietta Martano.

Il reato associativo in riferimento alla frode in commercio ai danni di Leonardo Spa e della Boeing Company Usa viene contestato a Vincenzo Ingrosso, Antonio Ingrosso, Alessandro Ingrosso, Domenico Salamino e Alberto Ingrosso. A capo della presunta associazione ci sarebbe il 77enne. Nello stesso avviso di conclusione delle indagini viene fatto riferimento anche al ruolo delle due società, ed in particolare al periodo tra il 2017 ed il 2018 tra il fitto del ramo d’azienda meccanica della “Processi Speciali” alla “Manifacturing Process Specification”, ed il fallimento della prima. 

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