di Antonello de Gennaro
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro“, recita l’articolo 1 della nostra Costituzione. La Festa del Lavoro — come viene chiamata dei lavoratori — che lo celebra ha una lunga tradizione: il primo “Primo Maggio” nasce infatti a Parigi il 20 luglio del 1889. L’idea venne lanciata durante il congresso della Seconda Internazionale, riunito nella capitale francese (in realtà l’intento dell’organizzazione, nata dalle ceneri della prima Internazionale era quello di coordinare l’attività di tutti i partiti nazionali collegati con il movimento operaio). In quell’occasione venne organizzazione una grande manifestazione per chiedere alle autorità dello Stato di ridurre la giornata lavorativa a otto ore.
“8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire” fu lo slogan coniato nel 1855 in Australia ed immediatamente condiviso da gran parte del movimento sindacale del primo Novecento, che aprì la strada alle giuste rivendicazioni generali ed alla ricerca di un giorno, appunto il Primo maggio, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e affermare la propria autonomia.
A far ricadere la scelta su quella data furono i gravi incidenti che accaddero nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago meglio conosciuti come “la rivolta di Haymarket”. A metà Ottocento, infatti, i lavoratori non avevano diritti: lavoravano in pessime condizioni anche 16 ore al giorno, e spesso morivano sul luogo di lavoro. Il Primo maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. La protesta durò tre giorni e culminò appunto, il 4 maggio, col massacro represso nel sangue: una vera e propria battaglia in cui morirono 11 persone.
L’iniziativa diventò il simbolo delle rivendicazioni degli operai che in quegli anni lottavano giustamente per conquistare i loro sacrosanti diritti e delle giuste migliori condizioni di lavoro. Fu così che nonostante la risposta repressiva di molti governi, il Primo maggio del 1890 registrò un’altissima adesione. La festività ebbe origine in Canada in ricordo delle rivendicazioni del cosiddetto “Movimento delle nove ore”. Oggi quella data è festa nazionale in molti Paesi, tranne che, negli Stati Uniti, dove invece il “Labor Day” viene celebrato e festeggiato il primo lunedì di settembre.
Nel nostro Paese, in Italia, la festività del 1 maggio venne ratificata due anni dopo, nel 1891. Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione venne anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il cosiddetto “Natale di Roma“. Nel 1947, quando si riprese a festeggiarlo il Primo maggio, la celebrazione venne repressa nel sangue a Portella della Ginestra. A seguito della fine del conflitto mondiale, nel 1945, venne ripristinata mantenendo lo “status” di giorno festivo. Dal 1990 i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, in collaborazione con il comune di Roma, organizzano un grande concerto musicale per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani. Che adesso viene celebrato anche in altri comuni d’ Italia.
Il nostro giornale realizzato da una cooperativa di giornalisti lavoratori responsabili, e sopratutto indipendenti, che non si riconoscono nel sindacato dei giornalisti italiani, oggi non pubblica nulla e riposiamo, augurando un buon buon 1 Maggio a tutti quei lavoratori, come le Forze dell’Ordine, il personale in servizio negli ospedali, tutto colo che oggi garantiscono il funzionamento dei pubblici servizi, i quali nonostante la festa, oggi lavorano. Ed è a tuti loro che noi dedichiamo questa festa.
Il nostro grazie è rivolto a loro e non certamente a chi crede nel sussidio dello Stato come il Reddito di Cittadinanza, voluto dal M5S, pur di non lavorare. Il vero “welfare” cari amici, è ben altra cosa.