di ANTONELLO de GENNARO
C’era una volta il M5S che per bocca di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Gianroberto Casaleggio faceva la guerra al sistema politico ed in primis al Partito Democratico. Ed è sempre bene ricordare alla gente distratta e smemorata , le posizioni di coloro i quali volevano “aprire l’ Italia coma una scatoletta di tonno”, che raccontavano che “uno vale uno“, che proponevano una democrazia diffusa attraverso il web.
A febbraio 2018 Luigi Di Di Maio, faceva nomi e cognomi sul blog del movimento, snocciolando una lista dettagliata dei candidati del Partito Democratico coinvolti in vicende giudiziarie e, quindi, ‘impresentabili‘. ed il 18 luglio 2019 aggiungeva “Con il partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare“. Di Maio, che sul web elencava una lunga serie di nomi di “veri impresentabili” che, sosteneva “devono sparire dalle liste”, a partire dal presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, “indagato a Pescara e all’Aquila in un’inchiesta sugli appalti regionali”, proseguendo poi con il capolista del Pd al collegio plurinominale del Senato in Liguria, “coinvolto nella vicenda dei rimborsi regionali”, così come altri quattro candidati nel Lazio. Di Maio poi elencava anche tre candidati in Calabria, “rinviati a giudizio nel luglio scorso” ed un altro imputato a Roma in un processo “per una storia falsi appalti pubblici”.
Nella blacklist del M5S compariva anche l’assessore regionale all’agricoltura del Molise, “indagato nell’ambito di un’inchiesta sui Progetti edilizi unitari“. Una ‘menzione speciale‘, il leader del M5s l’aveva dedicata alla sua regione, la Campania, citando “De Luca junior candidato a Salerno”e spiegando, “siccome segue le orme del padre non solo per quanto riguarda la carriera politica, imputato per bancarotta fraudolenta” proseguendo con il sottosegretario ai Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, indagato per “tentata concussione”, passando quindi per Franco Alfieri, sempre in Campania, “quello che prometteva fritture in cambio di voti con la benedizione del governatore campano”.
Adesso all’improvviso pur di restare attaccati alle proprie poltrone di governo, il ministro degli Esteri scende in campo per “valutare l’ipotesi di un’intesa contro i sovranisti”. Ma la senatrice grillina Lezzi si oppone e chiarisce: ” Non potremo mai allearci con il governatore o con Fitto“
Persino quell’oscuro avvocato semi sconosciuto, Giuseppe Conte, diventato premier di garanzia, di un accordo-compromesso politico, frutto di un “contratto di programma”, e senza peraltro neanche essere stato candidato o eletto, si definiva “avvocato degli italiani“, si appresta adesso ad un nuovo tour de force, politico questa volta ( a spese di tutti i contribuenti, quindi anche di chi non vota per il M5S, Pd e LeU) , per cercare di portare a più miti consigli il Movimento 5 Stelle pugliese, che non vuole saperne di allearsi con il Pd per sostenere Michele Emiliano alle prossime elezioni regionali per controbattere all’avanzata del centrodestra unito e compatto.
Da Roma raccontano di un Conte determinatissimo a scendere direttamente in campagna elettorale durante le Regionali, a metterci la faccia per sostenere l’accordo giallo- rosso che supporta il suo governo e che rischia di naufragare se l’esame delle regionali dovesse andare male. Nelle ultime ore ad affrontare il “problema” Puglia non c’è soltanto Conte. Infatti si sta spendendo anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, più laico rispetto all’asse Pd- 5 Stelle alle regionali e più vicino alle irriducibili:
La candidata del M5S alla presidenza Antonella Laricchia e l’ex ministra Barbara Lezzi. L’una e l’altra non sanno più come spiegare che l’accordo non lo vogliono né prima né dopo le elezioni, che sono alternativi a Emiliano. La senatrice salentina esprime il proprio pensiero con un post su Facebook: «Da mesi il Pd pugliese è ossessionato da Laricchia e dal M5S Puglia e chiede, con insistenza e in maniera oscura, un’alleanza elettorale, utile solo a loro. Non faremo alleanze con Emiliano o con Raffaele Fitto».
Adesso Di Maio che deve essersi dimenticato fra le tante cose di essere il ministro degli esteri…..si è attivato a tessere alleanze in Puglia con il Pd entrando in contatto con il segretario del Pd Nicola Zingaretti (che per gli italiani è il peggiore presidente delle regioni) con Antonio Decaro sindaco di Bari e coordinatore della campagna elettorale di Emiliano, ed il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.
Il loro mantra se non imbarazzante è ridicolo: chi non sostiene Emiliano, aiuta Fitto. Lo stesso ministro Boccia in un programma televisivo ha confermato i contatti con il Movimento 5 Stelle: “ Lavoriamo insieme con Decaro sempre per unire. Stiamo cercando l’unità delle forze politiche che hanno la stessa idea di società, la stessa idea di sviluppo sostenibile, di transizione energetica per le prossime regionali . Chi si sottrarrà all’alleanza darà un vantaggio alla destra sovranista di Giorgia Meloni e Matteo Salvini: chi non sostiene Emiliano aiuta Fitto. Noi siamo convinti che c’è sempre tempo, anche dopo il voto, per dialogare” .
Ma nell’anima cioè la base del Movimento 5 Stelle pugliese i giochi si potrebbero riaprire ma senza Emiliano. La “barricata” eretta dal M5S pugliese (ad eccezione del deputato grillino Paolo Lattanzio) nei confronti del governatore uscente è sempre più netta e nessuno fra gli eletti pugliesi ha intenzione di sostenere il presidente uscente della Regione Puglia. Un accordo con il Pd al momento in Puglia è solo pura fantasia e propaganda fasulla.
Per il momento a Emiliano tocca consolarsi con l’ennesimo movimento creato da hoc: “Pensiero e azione- Popolo partite Iva” la quindicesima lista che lo sostiene. I farmacisti di Puglia ringraziano: a fine settembre si venderà molto Maloox nelle farmacie !