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22 Luglio 2024 14:01
22 Luglio 2024 14:01

Caccia alle talpe di Camilla Marianera: verifiche in corso su un carabiniere della scorta dell’ex procuratore Pignatone

Nell'inchiesta sulla presunta talpa della procura, In una intercettazione spunta il nome del marito della avvocata Marina Condoleo, Gregorio Viggiano, addetto alla guida dell’auto del magistrato Giuseppe Pignatone ex procuratore capo di Toma

Si allarga l’indagine sulla presunta “talpa” di piazzale Clodio che, dall’interno del Palazzo di Giustizia e sede della procura di Roma, riforniva di informazioni riservate da rivendere l’aspirante avvocata Camilla Marianera  fino a ipotizzare un collegamento, ad oggi non dimostrato, con la scorta dell’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone. Al vaglio degli inquirenti infatti c’è il ruolo del carabiniere Gregorio Viggiano, addetto alla guida dell’auto del magistrato nonchè marito dell’avvocata Marina Condoleo figlia di Rocco, titolare dello studio dove la giovane ha svolto il suo praticantato.

L’appuntato dei Carabinieri, al momento non indagato, viene citato in una telefonata intercettata il 15 ottobre 2022 tra la 29enne procuratrice legale, finita persino in seguito a lavorare nello staff dell’assessore Lucarelli, e l’avvocata Stefania Temofonte, prima che quest’ultima assumesse l’incarico di difensore di Camilla Marianera , e quindi una intercettazione assolutamente lecita ed eventualmente utilizzabile in un giudizio. La posizione dell’avvocato Temofonte è uno dei crocevia dell’indagine che ha già condotto in carcere anche Jacopo De Vivo il fidanzato di Camilla Marianera, che al momento coinvolge 14 persone indagate tra esponenti delle forze dell’ordine in servizio nell’ufficio intercettazioni di piazzale Clodio (il “cuore” di questa indagine) e altri funzionari del Ministero di Giustizia in servizio tra Corte d’Appello, ufficio sequestri e sezione misure di prevenzione, che avrebbero rivelato alla 29enne informazioni coperte da segreto istruttorio. Le accuse infatti vanno dalla corruzione, nei casi più gravi, alla rivelazione di segreto.

L’ avvocato Stefania Temofonte ha lavorato con Camilla Marianera nello studio legale Condoleo ed ha preso nella fase iniziale di questa indagine l’incarico come suo difensore, rinunciandovi in seguito per incompatibilità. In una intercettazione citata negli atti è proprio la Temofonte a nominare il carabiniere Viggiano, attribuendogli il soprannome di “Er fotocopia” perché abituato, come avrebbe appreso da una terza persona, fotocopiare atti di indagine che arrivavano alla sua portata (un ruolo quindi eventualmente diverso dalla “talpa”).

Un accostamento chiaramente tutto da verificare che però si rifà ad un passaggio già noto dell’indagine e sottolineato anche dal Gip nell’ordinanza cautelare di arresto della Marianera e De Vivo, e cioè il riferimento della aspirante avvocata a “un canale occulto noto solo ai componenti del mio studio” tramite il quale avere informazioni sui fascicoli di indagine. I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Roma, delegati dalla procura, stanno cercando gli eventuali necessari riscontri a questa affermazione, che la Marianera nei suoi interrogatori ha poi definitivo una “millanteria” e che le sorelle Condoleo hanno già contestato e respinto fermamente definendola “una invenzione”.

l’aspirante avvocata Camilla Marianera 

Da non sottovalutare infatti che in occasione dei loro interrogatori di garanzia, Camilla Marianera la 29enne figlia del pluripregiudicato Luciano Marianera, ed il suo fidanzato Jacopo De Vivo (figlio di un ex capo storico degli ultras della curva romanista) dallo scorso 14 febbraio detenuti in carcere, si sono più volte contraddetti tra di loro in diversi passaggi importanti, così risultando poco credibili . Anche per questo il tribunale del Riesame ha respinto le loro istanze di scarcerazione.

Il nome di Viggiano era nella rubrica telefonica del telefono della praticante avvocato, e di questa coincidenza le è stato chiesto conto in un recente successivo nuovo interrogatorio. “Ancora una volta veniamo incredibilmente tirati in ballo in questa storia — dice l’avvocata Marina Condoleo —. Mio marito non aveva accesso agli uffici giudiziari, i suoi spostamenti erano concordati col caposcorta e già dal 2019 è stato assegnato ad altri incarichi lontani da piazzale Clodio. Non ha mai avuto quel soprannome e il numero di Marianera glielo avevo dato io come quello di tutti i collaboratori dello studio, nel caso avesse urgenza di contattarmi. Nei giorni in cui  Camilla Marianera viene indicata in procura, lui era a Napoli e quindi è impossibile che l’abbia incontrata. Sto preparando le denunce per difenderci da queste insinuazioni“.

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