di REDAZIONE POLITICA
La giornata politica registra anche una nuova puntata del duello a distanza tra Clemente Mastella e Carlo Calenda, con il sindaco di Benevento che interrompe la diretta su Rai3 quando arriva in studio la telefonata del leader di Azione, intenzionato a rispondere alle critiche piovutegli addosso. “Anche io ho avuto l’onore di una telefonata del simpatico Clemente“, ha rivelato Calenda su Twitter spiegando che Mastella gli avrebbe proposto “una roba tipo tu appoggi Conte e il Pd appoggia te a Roma”, denotando “scarsa capacità di valutare il carattere degli uomini. O quanto meno il mio“.
La risposta di Mastella era arrivata subito dopo tramite un ruvidissimo comunicato: “Sei una persona di uno squallore umano incredibile. Ti ho telefonato per chiederti cosa facevi e mi hai detto che eri contro Renzi. Allora sei per il Pd? “. Mi hai risposto ” No il Pd mi dovrà scegliere per forza come candidato sindaco”. Quanto a me – aggiunge Mastella – non ho alcuna titolarità per parlare a nome del Pd».
Mastella prosegue: “Calenda? Un gregario era tanti anni fa, quando l’ho conosciuto, e tale rimane. Ma Sancho Panza non diventerà mai Don Chisciotte. Un goffo pallone gonfiato al quale non ho fatto alcuna offerta. Potevo mai parlare a nome del PD? Questo Calenda o ci è o ci fa. Decisamente ci è“.
Da Mastella anche un’anticipazione sul futuro: “Per quanto mi riguarda, poiché ritengo che il paesaggio politico cambierà, mi muoverò, con le poche stille di forza che ho ancora in questo mio crepuscolo di vita umana e politica per creare un movimento che si chiamerà ‘Meglio noi, per l’Italia’. E visto quello che sta accadendo un pò di consenso lo registrerà…”.
Zingaretti ed il Pd sempre più combattuti
Nicola Zingaretti segretario del Partito Democratico si presenta davanti alla Direzione nazionale per ragguagliare il ‘parlamentino’ dem sugli sviluppi della crisi politica interna al Governo innescata dalle dimissioni della delegazione di Italia Viva. Il Pd a suo dire non si lascia andare a “derive avventuristiche”, ma è convinto che in Parlamento ci siano “forze democratiche, liberali, europeiste pronte a convergere nello sforzo di far ripartire il Paese evitando il salto nel buio” di una crisi di governo. .Il nuovo appuntamento – dopo quello con segreteria, ufficio politico e assemblea dei deputati – serve anche a rassicurare sulla frenata subita dall’operazione “responsabili” nelle ultime ore.
Ancora lontani da quella ‘quota 161′ che assicura la maggioranza assoluta a Palazzo Madama, il governo, e chi lo guida, dovranno accontentarsi, con ogni probabilità, della maggioranza relativa che consente sì di tenere in piedi il governo ma difficilmente di governare senza ansie. Anche perché, sottolinea il segretario dem, “le sfide che attendono la maggioranza” non sono poche nè di poco conto. Di qui le rassicurazioni di Zingaretti sul fatto che “in Parlamento faremo appello ai rappresentanti dei cittadini perché tutti assumano le proprie responsabilità“.
I dem continuano dunque a respingere ogni ipotesi che li veda di nuovo al tavolo del governo con Matteo Renzi, ormai considerato “inaffidabile“. Giudizio che lo stesso Renzi senza alcuna esitazione respinge : “Il tentativo di buttare la crisi di governo su di me, sui miei rapporti con il Pd, con Conte, sta diventando, francamente, imbarazzante”, risponde su Rai3, intervistato nel programma Mezz’ora In Più : “Non sopporto questa lettura per cui la crisi è un problema personale mio. Non mi sta antipatico Conte nè ho problemi con il Pd ma con i miei figli, se il Paese va a carte quarantotto”.
“Conte ha detto che ha il governo migliore del mondo. Dico che è coraggioso ma lo rispetto. Ora dice che mi vuole ‘asfaltare’, mi sembra che al Senato non accadrà“, pronostica. Quanto alla posizione dei 18 senatori di Italia Viva, ripete che “non possono votare la fiducia, ma voteranno lo scostamento e il dl Ristori“. Insomma, sintetizza l’ex premier, “sono un patriota, ma se mi chiedete se faccio parte della maggioranza dico ‘non più’“.
Il Pd rimprovera comunque a Renzi di avere innescato una “crisi incomprensibile“ anche ai governi degli altri Paesi del mondo, “sconcertati dal vedere l’Italia piombare in una crisi come questa all’indomani del varo del recovery Plan”. Una crisi che “fa perdere credibilità al Paese“. Secondo i Dem basta attendere, dunque, e al termine del passaggio parlamentare, un poco alla volta, le forze “responsabili” arriveranno a dare forza al governo.
Se l’appello alle forze moderate, democratiche ed europeiste non dovesse sortire l’effetto sperato, l’unica strada rimane quella che porta alle elezioni. Di certo il Pd “rifiuta qualsiasi ipotesi di coinvolgimento delle forze della destra nazionalista“, aggiunge il segretario convinto che, alla prova delle urne, la vittoria della destra sia tutt’altro che scontata: “Il campo di forze progressiste ha ricominciato a vincere“, ricorda Zingaretti riferendosi alle ultime tornate regionali e amministrative. Gli elettorati di centrosinistra e del M5s, “che nel 2019 erano in totale contrapposizione, hanno cominciato ad avvicinarsi, a volte anche prescindendo dai vertici. Lo stesso elettorale che punisce chi divide, chi isola e chi rompe facendo vincere la destra“.