Si è tenuta oggi la conferenza stampa degli addetti dei call center tarantini (uno dei quali è stato chiuso dopo la denuncia del sindacato) che indossavano una maschera per non far vedere i loro volti ( ”Siamo stati spiati, sfruttati e sottopagati‘) ed hanno raccontato-denunciato la loro storia e quello che avveniva sul posto di lavoro, lavoratori senza vedere rispettati i propri diritti lavorativi diritti, licenziati, sospesi, allontanati o minacciati perchè chiedevano conoscere i propri diritti. Angherie anche nei confronti di qualche donna che si trovava in stato di gravidanza, o addirittura perché restavano in bagno per qualche minuto di più . Tutto questo è stato illustrato nel corso dell’incontro con i giornalisti al quale hanno partecipato il segretario regionale della Cgil di Taranto Giuseppe Massafra e il segretario della Slc Andrea Lumino, oltre ai due lavoratori , un uomo e una donna che portavano in faccia una mascherina bianca.
Una lavoratrice, che a preferito non presentarsi all’incontro con i giornalisti temendo ritorsioni sul lavoro, ha fornito una registrazione audio in cui ha raccontato la propria storia personale, che è molto simile a quella dei colleghi. Addirittura la minaccia di licenziamento se la lavoratrice si tratteneva qualche minuto di più in bagno. “Per i primi dieci giorni ho avuto un contratto di prestazione occasionale per la prova. Dopo ho lavorato per sette mesi in nero con la promessa di assunzione. Lavoravamo senza avere un database. Dopo sette mesi il titolare ci ha ritenuti responsabili di una bolletta del telefono troppo alta e quindi non ha voluto pagarci l’ultimo mese. Noi ci siamo rivolti alla Procura“.
Una delle circostanze più vergognose – è stato sottolineato – è quella delle contestazioni fatta spedire dall’azienda attraverso un proprio legale (cosa aspetta l’ Ordine degli Avvocati di Taranto a ricordare al proprio collega il rispetto del Codice Deontologico Forense ?) persino a dei lavoratori non retribuiti regolarmente e che quindi venivano pagati in nero. “Mi avrebbero dovuto pagare – ha sottolineato una lavoratrice – 5 euro all’ora per tre ore al giorno, ma se non riuscivo a concludere il contratto entro 14 ore, la retribuzione scendeva a 2 euro e cinquanta all’ora. Questo può definirsi un lavoro dignitoso?“. Legittimo chiedersi in questo caso cosa facciano … la Guardia di Finanza e l’ Ispettorato dell ‘ Ufficio del Lavoro di Taranto !
Il segretario generale della Cgil di Taranto Giuseppe Massafra ha detto che “come prevedevamo, nonostante le precauzioni che ritenevamo di prendere: la maschera, la garanzia dell’anonimato, i comunicati che annunciavano questa conferenza stampa hanno innescato la rappresaglia dei datori di lavoro, che hanno intercettato alcuni dei lavoratori che avrebbero dovuto essere qui e che, minacciati, si sono visti costretti a rinunciare».
“Questi lavoratori – ha aggiunto Massafra – sono la prova tangibile, vivente, le ossa e la carne su cui si sta consumando questa riforma del lavoro. Minacciati perché disobbedienti, minacciati perché testimoni di una realtà scomoda, minacciati perché sindacalizzati, minacciati perché hanno chiesto un giorno di permesso per assistere il proprio genitore malato. Costretti, nella crisi, ad accettare e subire” . Il sindacato, ha ribadito il segretario della Cgil di Taranto, si chiede quindi, “alla luce di queste esperienze, come si possa immaginare di indebolire ancora di più questo anello affermare che liberalizzare i licenziamenti, privando ogni rapporto di lavoro di quel principio di civiltà che contrasta ogni possibile atteggiamento discriminatorio ai danni di un lavoratore, esattamente come avviene in un call center da sottoscala, sia il modo per far ripartire questo Paese? Come si può pensare che sia un messaggio di giustizia quello di togliere i diritti a chi li ha?”.
Come non dargli ragione ?