Con un comunicato dalla società Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, annunciato un cambio di guida dopo l’uscita del direttore generale dell’ex Ilva Giuseppe Cavalli : “A valle della positiva implementazione del programma di ripartenza della società, le strade di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e di Giuseppe Cavalli si separano proseguendo in direzioni diverse coerentemente ai reciproci affidamenti».
“Cavalli consegna ai commissari straordinari un’azienda che, pur ai minimi storici, è in vita avendo evitato con il contributo della sua squadra il collasso irreversibile e avendo dato quell’impostazione di partenza che consentirà di avviare una stagione per Acciaierie, caratterizzata dalla necessità di normalizzare i processi produttivi e garantire la continuità aziendale con la collaborazione del management, dei lavoratori e di chi li rappresenta, dei clienti e dei fornitori” prosegue la nota della società, “Questa strada ora dovrà essere percorsa fino in fondo per centrare l’obiettivo del salvataggio. Un ringraziamento all’ingegner Cavalli per il contributo prestato e per la forte dedizione al lavoro da subito espressa anche attraverso un immediato attaccamento alla squadra“.
Dalle riservate stanze del gruppo siderurgico al di là dei comunicati ufficiali, trapela come Cavalli non fosse completamente a proprio agio nella guida di una società in amministrazione straordinaria, che presenta alcune problematiche di tipo organizzativo. Per questo motivo le parti hanno quindi deciso di separarsi consensualmente.
La poltrona di direttore generale, comunque, non rimarrà vuota a lungo, come auspicato anche dai sindacati: “Le dimissioni di Giuseppe Cavalli non possono e non devono pregiudicare il piano di ripartenza degli impianti di Taranto, Genova e Novi Ligure. Occorre che i commissari provvedano immediatamente alla sostituzione con altro manager con adeguato profilo professionale per vincere la sfida della messa in sicurezza dell’ex Ilva, della sua occupazione e della salvaguardia dell’ambiente” ha commentato in una nota il segretario nazionale Uilm Guglielmo Gambardella che prosegue “La strada tracciata dal piano di ripresa, lo scorso 7 maggio, ai sindacati deve avere continuità ed essere ulteriormente implementata in attesa del vero piano industriale: per la Uilm, tutti gli impianti, compresi i quattro altiforni, devono essere rimessi in condizione di riprendere la marcia per consentire il rientro dei lavoratori dalla cassa integrazione“.
“I problemi rimangono tutti. Siamo consapevoli che c’è un progetto di medio e lungo respiro, aspettiamo il piano industriale, ma è ovvio che il cuore della produzione è Taranto, che può fare 6 milioni di tonnellate autorizzate, e il Nord ne può lavorare la metà. – ha sottolineato il delegato Fiom, Armando Palombo – Ma se, come succede oggi, la produzione è di un milione, la conseguenza è logica. Se Taranto fa un milione di tonnellate entrano in questa “famiglia” tot soldi: per arrivare all’equilibrio, o con entrate uguali alle uscite, si dovrebbe arrivare su almeno tre milioni. Se le entrate sono inferiori non può durare. Ci aspettiamo un piano. Anche per gli acquirenti, va bene che vengano a visitare, ma ricordando che chi compra prende un gruppo sotto sequestro, con i commissari. Portiamo la produzione a livelli accettabili, se come annunciato, con il secondo altoforno si arriverà a 4 milioni entreranno più soldi di quelli che dobbiamo spendere, allora si potrà pensare ad aumentare i salari, alla manutenzione e altro, ma ci vuole una produzione adeguata. Con un altoforno non andiamo da nessuna parte“.
Per Nicola Appice, delegato Fim Cisl, “dopo aver ripristinato le relazioni sindacali, l’obiettivo principale sono gli investimenti e le manutenzioni di uno stabilimento che ArcelorMittal ha lasciato in una situazione disastrosa. Si farà fatica a ricomporre tutto quello che non è stato ripristinato in questi anni. L’importanza che arrivino pezzi di ricambio e che vengano fatti investimenti sugli impianti è vitale per la ripresa. Fare valutazioni sugli investitori annunciati è prematuro“.
Secondo quanto risulta al Corriere della Sera, il sostituto di Cavalli sarebbe già stato individuato e la sua nomina verrà ufficializzato nelle prossime ore: si tratta di Maurizio Saitta, proveniente da Edison dove, nell’ambito della Divisione Energy and Enviroment Service Market ed in particolare della Direzione Public Administration Market, si è occupato inizialmente della Direzione Operativa e quindi del Coordinamento delle Operations. Nel 2022 ricopre il ruolo di Direttore Industrial & Proposal della BU Business to Government di Edison Next.
Aggiornamento 1 giugno 2014
“L’ingegner Maurizio Saitta con effetto dal 1 giugno assumerà la carica di Direttore Generale della Azienda”” riporta una nota odierna di Acciaierie d’Italia. “Maurizio che ha maturato una solida esperienza in Italia e all’estero in particolare nel settore dell’Energia, guiderà la squadra nell’iter già tracciato nel Programma di ripartenza, potendo contare su solide competenze in ambito operations, pianificazione e finalizzazione di piani complessi Pari competenze saranno rese disponibili nell’attività di pianificazione degli interventi relativi alla decarbonizzazione del processo produttivo dell’acciaio” prosegue la nota.
I Commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria si dichiarano “sempre più consapevoli delle difficoltà insite nella procedura di rilancio dell’Azienda ma anche delle concrete capacità e grande senso di responsabilità del management tutto” .
Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, ha annunciato il via all’iter di assegnazione a nuovi investitori dell’ex Ilva: “La prossima settimana, dallo stabilimento di Genova Cornigliano, inizieranno le visite cognitive negli stabilimenti dell’ex Ilva da parte di tre importanti attori internazionali . Entro luglio – ha poi aggiunto – pensiamo di poter attivare le procedure per l’assegnazione degli impianti con un programma di ripristino produttivo che prevede la ripresa del secondo altoforno di Taranto in ottobre, la riattivazione del terzo altoforno a metà del prossimo anno, così da raggiungere i livelli potenziali produttivi di 6 milioni di tonnellate, il limite massimo che oggi può realizzare quello stabilimento. Credo che entro un mese sarà possibile sbloccare le risorse in linea con i programmi per il ripristino produttivo che i commissari si sono dati“.
Quanto ai possibili investitori interessati, nei mesi scorsi lo stesso Urso aveva parlato di interesse da parte di 5 multinazionali per l’ex Ilva. E tra i nomi che circolano da allora ci sono quelli del colosso ucraino dell’acciaio Metinvest (uscito anche allo scoperto), di Vulcan Green Steel (società del gruppo indiano Jindal) e degli italiani di Arvedi. Chi si aggiudicherà l’ex Ilva avrà da compiere un’impresa non da poco: l’ultimo piano evidenziava la necessità di investimenti di circa 4,6 miliardi in 8 anni per il ritorno della produzione a regime e per la decarbonizzazione degli impianti.