di Antonello de Gennaro
ROMA – Il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Gen. Francesco Gargaro, ha condotto questa mattina una lunga conferenza stampa sull’omicidio del vicebrigadiere, ucciso a coltellate nella Capitale, per il quale sono in carcere gli americani Gabriel Christian Natale-Hjorth e Finnegan Lee Elder, di 18 e 19 anni, dopo la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ed ha reso noto un particolare importante sull’uccisione del carabiniere accoltellato in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati a Roma. Il vice brigadiere “aveva solo le manette, non aveva la pistola, l’aveva dimenticata, l’abbiamo trovata nel suo armadietto in caserma. E’ stata probabilmente una dimenticanza, ma ciò non toglie che non aveva alcuna possibilità di reagire“. Il comandante provinciale dei carabinieri di Roma a chi gli chiedeva se ci fossero stati errori nell’intervento di Cerciello Rega e Andrea Varriale , ha risposto che si è trattato “di un servizio che si fa ripetutamente ogni giorno.
Mario Cerciello Rega e Andrea Varriale “sono stati aggrediti immediatamente dai 2 americani” quindi “non c’è stata possibilità di usare armi, di reagire” ha precisato il comandante dei carabinieri di Roma Francesco Gargaro. “Nel momento in cui si sono qualificati sono stati immediatamente aggrediti, pochi attimi in cui Varriale è stato sopraffatto e buttato a terra” ha aggiunto Gargaro che ha sottolineato che in zona “c’erano 4 pattuglie, che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione e che sono intervenute pochi minuti dopo l’allarme“.
“Se avesse usato l’arma il carabiniere Varriale oggi sarebbe indagato. Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri .” Non c’è stato tempo di reagire, Andrea Varriale (il collega del carabiniere ucciso Mario Cerciello Rega – n.d.r) non poteva sparare ad un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave. I colpi in aria a scopo intimidatorio non sono previsti dal nostro ordinamento” ha aggiunto il generale Gargaro.
Alla presenza del procuratore facente funzioni di Roma Michele Prestipino, e al procuratore aggiunto, Nunzia D’Elia, il comandante provinciale dei Carabinieri è stato reso noto che “Gli indiziati sono stati individuati e interrogati dai magistrati nel rispetto della legge” come ha chiarito il procuratore facente funzione di Roma, Michele Prestipino, confermando che “Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive – spiega -, alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati”.
La ricostruzione della notte dell’omicidio Cerciello Rega
Il generale Gargaro ha ricostruito i fatti che hanno preceduto e seguito l’uccisione del vicebrigadiere e ha definito “giusta” la decisione della sala operativa dei Carabinieri di mandare i due militari in borghese all’appuntamento con gli americani. “Esprimo il disappunto e dispiacere mio e di tutti i carabinieri di Roma per le ombre e i presunti misteri sollevati e diffusi in merito a questa vicenda in questi giorni, laddove una ricostruzione attenta e scrupolosa dell’intervento dei carabinieri ha dimostrato la correttezza e la regolarità dell’intervento, tra l’altro analogo e ricorrente a Roma non dico ogni giorno ma quasi, anche per i cosiddetti cavalli di ritorno. Tutti questi interventi vengono adottate con le stesse modalità nel rispetto delle regole”
Sull’intervento di militari liberi dal servizio, poi, il generale Gargaro ha aggiunto che “quello che dice la vedova ossia che Cerciello fosse in servizio in caserma, non è corretto. Era in pattuglia in borghese e andò in caserma solo per portare del gelato ai colleghi. Non è biasimabile ma apprezzabile che dei carabinieri liberi dal servizio si preoccupino di individuare spacciatori e ladri nei loro quartieri o in quelli limitrofi, si è Carabinieri anche quando si è liberi dal servizio“. Riguardo alla presenza di altre unità in zona il comandante provinciale ha precisato che “c’erano quattro pattuglie che non dovevano essere visibili per non pregiudicare esito operazione”.
La Procura: “Ci sono ancora dei punti oscuri”. Il procuratore reggente di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa per ricostruire l’omicidio di Mario Cerciello Rega, ha risposto ad una domanda in merito alla foto dell’americano Christian Gabriel Natale Hjort bendato e ammanettato, affermando che “accerteremo i fatti senza alcun pregiudizio e con il rigore già dimostrato da questa procura in altre analoghe vicende. La procura – ha aggiunto Prestipino – ha già avviato le indagini per accertare quanto accaduto, per consentire la più adeguata qualificazione giuridica e per individuare tutte le responsabilità“.
“Ci sono ancora diversi aspetti su cui dobbiamo lavorare e fare degli approfondimenti. – ha spiegato il magistrato – Ci sono indagini in corso ma dire a distanza di 3 giorni che non ci siano ancora aspetti oscuri sarebbe quantomeno precipitoso. Stiamo facendo indagini per ricostruire ancora più nel dettaglio la vicenda . Ovviamente per farlo ci sono degli accertamenti di natura tecnica che non si possono fare in una notte e richiedono tempo, come l’analisi completa dei tabulati, la perizia medico legale, le verifiche sul coltello“. Quindi , ha concluso il procuratore Prestipino, “dobbiamo aspettare che si completa questo quadro, al termine del quale prenderemo, come per tutte le altre indagini le nostre decisioni“.
I due maghebrini di carnagione scura
“L’indicazione del fatto che fossero stati due maghrebini è stata data da Brugiatelli cioè dalla persona che era stata derubata della zaino“, ha affermato nella conferenza stampa il Generale Francesco Gargaro, “Ha parlato di due persone di carnagione scusa, presumibilmente maghrebini. – è intervenuto il procuratore facente funzione di Roma, Michele Prestipino – perché aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l’antefatto”
Brugiatelli, ha chiarito il generale Gargaro, “non è una persona nota, ha dei precedenti molto datati. I carabinieri non lo conoscevano, lo hanno identificato quando è giunta la pattuglia composta da Varriale e Cerciello Rega”.
Le regolarità degli interrogatori della Procura
Ai giornalisti americani presenti, che facevano domande nell’affollata conferenza stampa, sul trattamento riservato ai propri concittadini, come l’assistenza linguistica, e ipotizzavano parallelismi con il “caso” di Amanda Knox, gli inquirenti hanno replicato lapidariamente “la Procura di Roma è abituata a trattare con indagati di ogni nazionalità“.
“Quando sono arrivati per essere interrogati, i due giovani americani ritenuti responsabili dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, erano liberi da qualunque tipo di vincolo, in ottime condizioni, senza segni di nessuno genere”. ha detto il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia che segue le indagini in prima persona aggiungendo che “abbiamo fornito l’avvocato d’ufficio, nominato l’interprete e consentito a Gabriel Natale di aver un colloquio preliminare con il suo avvocato da soli”.
Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, che ha interrogato i due americani, ha precisato che “l’interrogatorio è stato svolto in presenza degli avvocati e di un traduttore, anche per Natale che parla italiano, ma per ulteriore garanzia che ci fossero malintesi. Non solo: prima di aprire il verbale, Natale ha avuto la possibilità di parlare da solo con il suo avvocato che ce l’aveva chiesto per valutare l’opportunità o meno di rispondere alle domande. Entrambi hanno risposto e pur apparendo provati, anche per aver bevuto birre e superalcolici, hanno reso dichiarazioni lunghe e dettagliate. Non sempre verificabili”. “Gli interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive – ha aggiunto Prestipino – alla presenza dei difensori, dell’interprete e previa lettura di tutti gli avvisi di garanzia previsti dalla legge. Gli interrogatori sono stati anche registrati.”
Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia ha anche ricordato come Elder Finnegan Lee si sia presentato all’appuntamento di via Federico Cesi armato di coltello perché “temeva gli potesse succedere qualcosa” aggiungendo “Gli abbiamo chiesto se avesse visto se il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega fosse armato o no. E lui ha ammesso di non aver visto alcuna arma, e neanche se il militare avesse cercato di prenderla. Lui non ha dato spiegazione del fatto che avesse portato il coltello dagli Usa, ma ha precisato che lo ha portato all’incontro perché temeva che gli potesse succedere qualcosa“.
“Non è stato un interrogatorio veloce, dove loro hanno raccontato tante cose e hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro versione dei fatti. Gli elementi raccolti ci hanno consentito di ricostruire la dinamica dei fatti”. Il procuratore aggiunto“da cittadina ha ringraziato le forze dell’ordine” aggiungendo “come magistrato devo sottolineare la correttezza nei rapporti che ha consentito il risultato in breve tempo”. L’episodio della foto del ragazzo bendato “non è stato bello. C’è una denuncia e un procedimento per capire cosa è successo“.
“Quando gli abbiamo detto che un carabiniere era rimasto ucciso, Natale Hjorth ha chiesto più volte conferma di ciò, ‘ma e’ proprio morto?, è morto davvero?‘” ha raccontato il procuratore aggiunto D’Elia raccontando la reazione dei due indagati. Elder Finnegan Lee invece quando ha saputo che il vicebrigadiere era morto “ha versato qualche lacrima” .
Il procuratore Prestipino ha anche spiegato che sulla questione della benda intorno agli occhi che impediva la vista, vi è stata “una tempestiva segnalazione da parte della stessa Arma“, i cui stessi vertici “hanno definito il fatto grave e inaccettabile” e che sul punto la Procura di Roma ha avviato “indagini necessarie per accertare quanto accaduto, per darne una qualificazione giuridica, senza pregiudizio, con determinazione e rigore, già dimostrati in altre vicende“.
La correttezza dell’operato dei Carabinieri
Il generale Gargaro ha anche espresso “il disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri sollevati e diffusi in merito a questa vicenda” ricordando ancora una volta che la ricostruzione dei fatti accaduti quella notte “ha dimostrato la correttezza e la regolarità dell’intervento“. Anche se, ha aggiunto il procuratore Prestipino, “vi sono alcuni aspetti della vicenda che devono essere ancora approfonditi. Accertamenti saranno condotti dal mio ufficio con scrupolo e tempestività“.
Il carabiniere Varriale “è provato – ha detto Gargaro – Non auguro a nessuno di vedere un collega morire. Attualmente sta ultimando i 6 giorni di malattia dati dal referto. Tornerà in servizio. Ha riportato alcune contusioni e graffi al collo”. Il coltello “modello marines” con cui è stato ucciso il militare, secondo le dichiarazioni di Elder “proviene dagli Stati Uniti ed è stata portato in Italia da lui, prima di arrivare. Forse lo aveva nella tasca del pantalone, lui stesso dice che lo aveva addosso”.
Il procuratore Prestipino ha commentato la morte del carabiniere Mario Cerciello Rega definendolo “un servitore dello Stato caduto nell’adempimento di un dovere duro ma essenziale per garantire l’esistenza dello Stato e assicurare il rispetto della legge sempre e comunque“.