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22 Luglio 2024 14:07
22 Luglio 2024 14:07

Carabinieri, 18 arresti e sequestro di 90 milioni di euro per traffico di rifiuti internazionale

L'operazione "Black Steel" effettuata dai Carabinieri del NOE sul territorio nazionale (Lombardia, Piemonte e Calabria) ed in Germania, coordinato da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol, relativo a una maxi operazione congiunta del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania). Il servizio completo su www.ilcorriueredelgiorno.it

Dalle prime luci dell’alba, è in corso un “Action Day” sul territorio nazionale (Lombardia, Piemonte e Calabria) ed in Germania, coordinato da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol, relativo a una maxi operazione congiunta del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania), nel quadro delle indagini condotte dalla Dda della Procura di Milano, sono coordinate dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal Pm Francesco De Tommasi, e dalla Procura di Monaco e dalla Procura di Reggio Calabria, che hanno da tempo istituito una squadra investigativa comune per far luce su gravi fatti reato in materia di traffico illeciti di rifiuti, che si è sviluppato in vari paesi europei, unitamente ad un giro vorticoso di false fatturazioni ed attività di riciclaggio.

Eurojust ha assicurato un costante supporto, facilitando lo scambio di informazioni e di elementi di prova tra numerose autorità straniere, mentre Europol ha condotto utili attività di analisi dei dati emergenti dalla complessa trama. I destinatari del provvedimento cautelare sarebbero, a vario titolo, gravemente indiziati di essere responsabili di  associazione a delinquere (art. 416 c.p.), attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies c.p.), riciclaggio (art. 648 bis c.p.), auto riciclaggio (art. 648 ter c.p.), dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false (art. 2 d.lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 d.lgs. 74/2000) . Al fine di acquisire le necessarie informazioni sulle società di diritto estero e sulle relative movimentazioni bancarie, sotto il coordinamento di Eurojust è stata costituita una squadra investigativa comune (SIC) con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e la Procura della Repubblica di Monaco. Le attività investigative sono state svolte anche unitamente alla polizia federale tedesca del Bundeskriminalamt (BKA), che ha fornito un determinante contributo alle indagini, oltre che all’esecuzione delle misure cautelari. Inoltre è stato attivato un canale di cooperazione internazionale di polizia tramite Europol, la quale ha facilitato lo scambio di informazioni tra le forze di polizia coinvolte e ha preso parte fattivamente all’esecuzione dell’”Action Day”.

Disposti arresti nei confronti di 18 persone (6 ordini di custodia cautelare in carcere, 8 arresti domiciliari e 4 sottoposti all’obbligo di dimora presso il comune di residenza) e perquisizioni sono in corso su provvedimento cautelare del G.I.P. di Milano.  Sottoposto a sequestro preventivo ai fini della confisca le quote e i beni di 2 compendi aziendali, materiale informatico – computer, memorie di massa e telefoni cellulari in uso agli indagati – nonché i conti correnti e i beni di proprietà, fino al raggiungimento per equivalente della somma ritenuta profitto del reato (pari a circa 90 milioni di euro), sia in Italia sia in Germania.

L’operazione è stata ribattezzata “Black Steel” caratterizzata da una costante ed efficace collaborazione delle Autorità Giudiziarie e di Polizia tedesche, in sinergia con i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Milano, coordinati dalla Procura di Milano . Vorticoso il giro di denaro scoperto di quasi €. 100.000.000, legato a imponenti traffici illeciti di rifiuti e transitato sui conti di società italiane ed estere (tedesche e ungheresi) per essere “ripulito” e reinvestito in ulteriori attività, prevalentemente illecite. Di questo denaro, oltre €. 65.000.000, dopo essere stati bonificati sui conti della società tedesca TM COMMODITIES GMBH, riconducibile a Maurizio Rullo l’ ex proprietario del Novara Calcio , sono stati, la gran parte nell’arco di soli due anni, prelevati in contanti dai conti stessi con una pluralità di operazioni, alcune anche per importi pari a quasi €. 1.000.000, e reimmessi in circuiti economici perlopiù illegali.       

Maurizio Rullo l’ ex proprietario del Novara Calcio

Il sequestro di 90 milioni è avvenuto in Germania somma ritenuta pari ai profitti illeciti dell’associazione criminale, che secondo le ipotesi ed accertamenti degli investigatori erano solitamente reinvestite nello stesso traffico illecito di rifiuti ma anche in altre attività lecite tra le quali l’acquisto delle quote societarie del Novara Calcio che milita in serie C. La principale società coinvolta nel traffico di rifiuti ha sede legale a Milano e altre due sedi in Lombardia. L’ attività investigativa supportata da attività tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali), nonché da servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha consentito di raccogliere gravi indizi relativi all’esistenza di un’associazione per delinquere il cui promotore, un 56enne originario di Locri (RC) titolare di imprese operanti in Italia e all’estero attraverso un’azienda di recupero, trattamento e commercio di metalli ferrosi con sede legale in Milano e sedi operative in Cressa (NO), Paderno Dugnano (MI) e Dairago (MI), ed una società con sede legale a Torino.

L’imprenditore calabrese avrebbe ripetutamente approvvigionato ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi “in nero”, per un ammontare di 165.000 mila tonnellate circa, da altre società operanti sul territorio nazionale nel campo del recupero di rottami) o direttamente dal mercato clandestino (da soggetti non autorizzati o di provenienza furtiva), al fine di poter reinserire i rifiuti sul mercato legale e rivenderli alle acciaierie, avrebbe fatto falsamente risultare di averli importati dalla Germania, acquistandoli da una società tedesca (la classica “cartiera”) sempre a lui riconducibile, ma che in realtà sarebbe stata del tutto inattiva e appositamente costituita.

A fronte di false fatture emesse dalla società “cartiera” tedesca, avrebbe eseguito mediante bonifici bancari versamenti di consistenti somme di denaro (circa 90 milioni di euro), apparentemente a titolo di corrispettivo per gli acquisti,che si ritiene in realtà non siano mai avvenuti, dei rifiuti ferrosi. Insieme ad altri affiliati avrebbe poi fatto rientrare in Italia le somme versate, dopo aver effettuato prelievi in contanti (anche fino a 900mila euro al giorno) presso i conti correnti in Germania o dopo averle “girate” su altri conti correnti riconducibili ad altre società di logistica ritenute fittizie, anche in altri Paesi, riconducibili sempre all’organizzazione.

Una volta riottenuta la disponibilità di quanto bonificato, le somme venivano reimpiegate nel traffico illecito di rifiuti o, una volta “ripulite”, reinvestite in altre attività , tra le quali l’acquisto di una squadra di calcio piemontese militante in serie C, il Novara Calcio spa, poi rivenduta prima di essere sottoposta a fallimento.

I rifiuti, sia che fossero stati regolarmente acquistati o che fossero stati approvvigionati illegalmente e rimessi sul mercato legale tramite il modus operandi sopra descritto, venivano rivenduti direttamente alle acciaierie/fonderie (o a commercianti di rottami ferrosi) facendo risultare che fossero stati sottoposti a operazioni di recupero presso impianti dell’organizzazione che gli avessero fatto perdere la qualifica di rifiuti. In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, per ridurre ancora notevolmente i costi e massimizzare i profitti illeciti, tali operazioni non sarebbero mai avvenute e i rifiuti sarebbero stati trasformati solo documentalmente in “non rifiuti” (end of waste) attraverso la compilazione fraudolenta di fittizie dichiarazioni di conformità e di documenti di trasporto (DDT) ideologicamente falsi, emessi da società le quali sugli stessi non avrebbero eseguito alcun trattamento, ma si sarebbero limitate a simularlo.

Allo stesso modo il sodalizio avrebbe gestito illecitamente considerevoli volumi di rifiuti speciali anche pericolosi, classificandoli fittiziamente al fine di mascherarne la reale natura e, omettendo l’esecuzione delle necessarie operazioni di recupero, li avrebbe avviati illecitamente presso discariche o impianti non autorizzati all’estero. Nel dettaglio, circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati tra gennaio 2020 e marzo 2021, da un impianto di trattamento rifiuti situato nel comune di Arcisate (VA) e classificati fraudolentemente come “non pericolosi” (plastica e gomma), senza aver eseguito le prescritte analisi ovvero utilizzando certificati d’analisi falsi, al fine di farli rientrare nella cosiddetta “LISTA VERDE”, allo scopo di aggirare la procedura (più onerosa dal punto di vista documentale ed economico) di notifica ed autorizzazione preventive scritte . Operazioni che venivano poste in essere mediante l’intermediazione di una società gestita dallo stesso titolare della citata azienda di trattamento e commercio rifiuti ferrosi e non ferrosi e smaltiti illegalmente presso un impianto di un’altra società della Repubblica Ceca non autorizzata a ricevere e/o trattare rifiuti pericolosi.

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