“La povertà oggi è ai massimi storici ed è da intendersi come fenomeno strutturale del Paese”: è quanto denuncia il Report statistico Povertà 2024 presentato dalla Caritas italiana. Rispetto al 2022, lo scorso anno “si è registrato un incremento del 5,4% del numero di assistiti, una crescita che si attesta su valori più contenuti rispetto a un anno fa“, spiega il rapporto, ma “il confronto del numero di assistiti 2019-2023 è impietoso: +40,7%”. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre due milioni 234mila famiglie, in pratica un italiano su 10. Si tratta di individui e nuclei che, secondo la definizione Istat, non hanno il minimo necessario per vivere dignitosamente perché impossibilitati ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali. A loro si aggiungono quanti vivono in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: 13 milioni 391mila persone, pari al 22,8% della popolazione; dato che risulta in riduzione rispetto al 2022, quando si attestava al 24,4%.
Il Mezzogiorno risulta l’area del Paese con la più alta incidenza delle persone a rischio povertà e/o esclusione sociale (39%) in linea con i dati della povertà assoluta”. “Nel 2023, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (3.124 in 206 diocesi in Italia) le persone incontrate e supportate sono state 269.689. Quasi 270mila ‘volti’ assimilabili ad altrettanti nuclei”, sottolinea la Caritas. Il rapporto si basa sulle informazioni raccolte dai Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane. “Questo secondo Report statistico si colloca in un tempo particolare, segnato da vicende che toccano le nostre comunità“, viene spiegato, “da un lato le crisi internazionali che condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e lo sviluppo di percorsi di pace, dall’altro l’incessante aumento della povertà e la forte incidenza di situazioni di rischio e vulnerabilità“.
Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%. Crescono invece le persone con povertà “intermittenti” e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il “dentro-fuori” la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o piu’ ambiti di bisogno.
Chi si rivolge alla Caritas?
Si tratta di donne (51,5%) e uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in poverta’, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilita’ occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non e’ dunque solo la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi 1 beneficiario su 4 e’ un lavoratore povero.
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