di Alessandra Monti
Era il 14 dicembre quando la Figc ha annunciato la decisione di Gianluca Vialli di lasciare il ruolo di capo delegazione dell’Itala, una sospensione dei suoi impegni professionali per “utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”. Il preludio, purtroppo, della notizia odierna che nessuno di noi avrebbe mai voluto scrivere o leggere.
Il giorno dopo, lo scorso 15 dicembre il quotidiano “La Provincia di Cremona” ha pubblicato una lettera aperta di Antonio Cabrini all’amico cremonese come lui e che di Vialli fa compagno proprio in azzurro.
L’ex terzino della Juve e della Nazionale aveva affidato la sua missiva a Marco Bencivenga direttore de La Provincia di Cremona: “Caro Gianluca – ha scritto Cabrini -, quando ho letto sul giornale che hai rinunciato al tuo ruolo di capo delegazione della Nazionale mi si è stretto il cuore. Conoscendo il tuo straordinario attaccamento alla Maglia Azzurra, ho capito che un simile passo da parte tua può avere un solo significato: la partita che stai giocando ti sta impegnando molto ! L’avversario, quello che tu chiami “il compagno di viaggio indesiderato”, sta giocando sporco, come un difensore che affonda il tackle, non per conquistare la palla, ma per far male all’avversario. E allora io, da tuo compagno-amico, ti scrivo per farti coraggio“.
“Quante ne abbiamo giocate insieme in Maglia Azzurra!” ha scritto Cabrini, ricordando che insieme “abbiamo vissuto i Mondiali del 1986: eravamo i campioni in carica, dopo la grande impresa dell’82, ma non riuscimmo a ripeterci, arrendendoci alla Francia negli ottavi di finale. Quell’avventura non fu particolarmente fortunata per la Nazionale, ma ci permise di ritrovarci fianco a fianco, dopo gli anni dell’infanzia cremonese: i nostri genitori erano amici e fra noi ragazzi tu eri il più piccolo, il nostro cucciolo. E se sei diventato il campione che tutto il mondo ha ammirato lo devi anche a quelle radici, alla tua meravigliosa famiglia, ai valori che ti hanno trasmesso i tuoi genitori, tua sorella Mila e i tuoi fratelli. Ti scrivo per ricordati che non sei solo: con te, al tuo fianco, ci sono tantissimi amici, e tantissimi tuoi sostenitori. Stai giocando la tua partita in uno stadio immenso che fa il tifo solo per te“
“E sai benissimo, caro Luca, quale forza riescono a trasmetterti i compagni di squadra, i cori del pubblico e l’amore dei tifosi. Nella tua battaglia contro la malattia hai già dimostrato grande forza e stai dimostrando un grandissimo coraggio. Io, da amico e compagno, mi permetto di dirti: non mollare. Perché lo sport ci ha insegnato che non si molla mai e, ancor di più, perché la regola vale soprattutto per noi cremonesi. Che siamo pochi, ma buoni: pensa a Mina, a Ugo Tognazzi, ad Aristide Guarneri, a Chiara Ferragni… Se facciamo qualcosa, noi cremonesi lo facciamo ad altissimo livello, diventiamo un’eccellenza. E visto che due settimane fa alle storiche tre T di Cremona – Turòn, Toràs e… Tetàss – ne è stata aggiunta una quarta, la T del Tugnàss, io dico che dovremmo aggiungerne una quinta, la T di Testòòn. Perché noi cremonesi siamo dei testoni, abbiamo la testa dura e non molliamo mai”