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5 Novembre 2024 15:25

Caro Pd, prima di parlare di legge elettorale ridiamo potere al cittadino

Noi siamo convinti invece, che siano i cittadini a dover scegliere i propri rappresentanti. Per questo esistono solo due vie: o, con il maggioritario, i collegi uninominali piccoli in numero uguale a quello degli eletti, oppure le liste proporzionali con preferenza. In ambo i casi, naturalmente, vietando la pluricandidatura in più territori, che vanifica la volontà degli elettori.

di PIETRO PAGANINI*

Abbiamo promosso il SI alla riduzione dei parlamentari anticipando l’urgenze di elaborare ed implementare rapidamente serie di altre riforme costituzionali. Nelle due settimane dalla schiacciante prevalenza del Sì nel referendum abbiamo presentato una bozza in nove punti. 

Solo il Partito Democratico (Pd) sull’argomento ha tenuto una conferenza stampa e presentato in Senato un disegno di legge per una nuova legge elettorale e altre modifiche costituzionali. 

Nella conferenza stampa propone il proporzionale con la soglia di sbarramento al 5%, ma resta vago su quale specifico sistema scegliere per applicarlo. Nel disegno di legge avanza riforme costituzionali precise, anche se forse  troppo estese e magari contorte in alcuni passaggi. Ora spetta ai partiti discutere questi temi ponendosi l’obiettivo di arrivare ad una riforma elettorale e a qualche modifica costituzionale, in tempi utili per le prossime urne, tempi che, anche se non stretti, non sono lunghissimi di qui al 2023 – fine della legislatura.

Peraltro in ambedue le proposte non è affrontato un tema per noi cittadini molto importante che abbiamo provato a sostenere con i nostri nove punti: come dare più spazio alle scelte dei cittadini.

L’obiettivo della Democrazia rappresentativa quale migliore espressione della Democrazia Liberale e quindi della Società Aperta, è di allargare la partecipazione del cittadino nelle scelte politiche. La Democrazia Diretta invece è un’utopia inapplicabile nella realtà di grandi numeri di conviventi e che, se applicata nella rete informatica, rinverdisce i fasti del centralismo democratico imperniato su qualche organizzazione sovrapposta al cittadino.

Il Pd come tutti gli altri movimenti e partiti in Parlamento, non chiariscono il punto essenziale: se e come affidare al cittadino la scelta, oltre che degli indirizzi politici, dei candidati destinati a rappresentare quei principi e progetti scelti tramite l’elezione. Il Pd non esprime una posizione chiara, lasciando intendere però, che vorrebbe in un modo o nell’altro restare a forme di candidature decise dai capi partito. Noi siamo convinti invece, che siano i cittadini a dover scegliere i propri rappresentanti. 

Per questo esistono solo due vie: o, con il maggioritario, i collegi uninominali piccoli in numero uguale a quello degli eletti, oppure le liste proporzionali con preferenza. In ambo i casi, naturalmente, vietando la pluricandidatura in più territori, che vanifica la volontà degli elettori.

Quanto alla proposta di ulteriori riforme costituzionali, il disegno del Pd tralascia del tutto la modifica dell’art. 71, comma 2, della Costituzione, quello secondo cui “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli”. Lo tralascia nonostante che al riguardo, la Camera abbia già votato una modifica che introduce una forma di referendum propositivo (previa raccolta di mezzo milione di firme su un testo) e che da mesi è ferma al Senato circondata da molti emendamenti elusivi (Atto 1089). 

Ora, a parte l’atto 1089 da discutere modificandolo come ritenuto opportuno, sono evidenti due aspetti. Il primo è che il referendum propositivo non è contro la democrazia rappresentativa parlamentare ma un suo affinamento per evitarne ogni pericolo di irrigidimento sordo ai cittadini. Il secondo è che introdurre il referendum propositivo, andando nella giusta direzione di accrescere la partecipazione dei cittadini nel formare e nel decidere le norme della convivenza, li  avvicina all’istituto rappresentativo.

In conclusione, al Pd facciamo osservare che non pensiamo possibile affrontare sia la nuova legge elettorale sia l’ulteriore riforma della Costituzione, senza risolvere positivamente l’allargare il potere del cittadino nella vita politica. Per questo abbiamo avanzato i nove punti richiamati all’inizio che risolvono il problema.

*Professor at Temple University of Philadelphia; John Cabot University

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