di Antonello de Gennaro
Egregio Procuratore della Repubblica di Taranto, per mia fortuna non ho frequentazioni con i suoi uffici, ed anche se la conosco da circa 30 anni, non ho mai avuto occasione di frequentarla come invece fanno assiduamente alcuni giornalisti di Taranto, i quali vengono definiti dagli avvocati del Foro “i ventriloqui della Procura tarantina“. E sono lieto quindi di essere ampiamente equidistante nel rispetto dei reciproci ruoli e funzioni che ricopriamo.
Le scrivo quindi questa lettera “aperta” con riferimento alle sue parole da lei pubblicamente espresse venerdì scorso nel cortile della caserma “De Carolis” sede del Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto, in occasione della ricorrenza annuale della Festa dell’ Arma dei Carabinieri. Istituzione da me notoriamente amata e rispettata e con la quale a livello centrale presso il Comando Generale da oltre 30 anni intrattengo rapporti idilliaci di collaborazione ed amicizia, senza aver bisogno di indossare il “Cappellone” dell’ Arma, o di ricevere la tessera “onoraria” dell’ Associazione Carabinieri in congedo da lei ricevuti su iniziativa personale del suo “caro amico” Col. Daniele Sirimarco, attuale comandante provinciale a Taranto per i prossimi due mesi e mezzo, in quanto a settembre come ben noto a tutti ormai lascerà l’incarico per avvenuta compiuta decorrenza del periodo di comando previsto normalmente di prassi.
Ero presente anche io venerdì scorso in caserma ad ascoltarla, ed a scanso di equivoci, ho registrato tutta la manifestazione, compreso quindi il suo intervento, dove lei ha parlato della stampa, di “alcuni” che poi in realtà è uno solo: il sottoscritto. Quindi avrebbe avuto maggior stile invece di applicare il plurale “maiestatis“, di coniugare meglio la lingua italiana e parlare al singolare. Ho avuto qualche dubbio, ed ho quindi fatto passare qualche giorno proprio per fare le opportune verifiche, ed essere certo, come lo sono, che sono stato solo io a scrivere e parlare di lei.
Lei ha detto (testualmente) che ha conosciuto “nei 40 anni di servizio, tanti comandanti, tanti ufficiali, tanti Carabinieri ed ho sempre nei loro confronti un rapporto di simpatia ed affetto“. Ed in questo mi ha battuto di qualche anno…, avendo avuto dal 1983 ad oggi anche il sottoscritto uno splendido rapporto con semplici e eccezionali carabinieri, sottufficiali, ufficiali, comandanti, colonnelli, generali, comandi provinciali, di brigata, legione, e comandanti generali dell’ Arma, nelle mie frequentazioni istituzionali allorquando lavoravo (notoriamente) nello staff del Presidente del Consiglio, poi due ministri Guardasigilli, un Ministro delle Partecipazioni Statali, un ministro al Commercio con l’ Estero, ed un sottosegretario al Ministero dell’ Interno con delega alla Polizia di Stato, ecc. in qualità di “portavoce”, cioè di giornalista-ufficio stampa.
Ho avuto anche io come lei, tante frequentazioni di “militari”, anche superiori al ruolo e funzioni di un Comandante provinciale dell’ Arma. Molti dei Carabinieri che ho conosciuto e frequentato, creando anche rapporti di amicizia, hanno fatto una brillante carriera istituzionale nell’ Arma e nei “Servizi”. Ma io non ho mai “creato una coppia“, e non ho mai visto una rapporto così stretto fra un Procuratore Capo ed un ufficiale dei Carabinieri, come lei ha detto riferendosi al suo rapporto molto “stretto” che intrattiene con il colonnello Sirimarco. Scelte e stili di vita differenti.
In mio articolo dal titolo “Svanito il porto delle nebbie della Procura di Roma, a Taranto la “Procura della diossina”. Su cui bisogna fare chiarezza“ dello scorso 2 aprile (se lo ha dimenticato può rileggerlo QUI ) ricordavo quante cose “strane” ed illegali accadono a Taranto e provincia sotto gli occhi “distratti” della Procura di Taranto da lei guidata, che molto spesso non ha fatto rispettare ed applicato le Leggi ed i decreti legislativi vigenti, dimenticando anche le norme emanate dal CSM, il Consiglio Superiore della Magistratura, (che chiunque può leggere QUI,) e la cui lettura sarebbe necessaria… a qualche suo collega della procura tarantina.
Ebbene sappia che pubblicamente ed alla presenza di terzi non pochi rappresentanti delle istituzioni locali, della politica, numerosi avvocati tarantini, persino più di qualche “servitore dello Stato” fra cui appartenenti alle Forze dell’ Ordine mi hanno fatto i complimenti per aver avuto il coraggio (io direi, in realtà, il dovere) di scrivere quello che ho scritto nel mio precedente editoriale a lei sicuramente noto. Nel frattempo ho scoperto anche che alcuni investigatori tarantini nel corso delle loro indagini spesso e volentieri identificano l’ associazione mafiosa preferendo trasmettere gli atti alla Procura della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. Sarebbe interessante chiedere a loro il perchè…
Non è un offesa annunciare l’imminente pensionamento di un magistrato. Succede a tutti. E’ successo all’ (ex) presidente del Tribunale di Taranto dr. Antonio Morelli, e succederà anche a lei. Nessuno le ha augurato la pensione, anche se in realtà è un augurio vero. “Andare in pensione” significa porre fine alla propria attività lavorativa e finalmente ad una certa età, riposarsi.
Lei nel suo discorso di saluto e ringraziamento per il “cappellone” ha detto che “Ho sempre avuto con i Carabinieri un rapporto di simpatia e di affetto. Qualcuno ha notato questa vicinanza, ne ha anche scritto. In effetti è così . Un Magistrato che sente amico i rappresentanti delle forze dell’ ordine per quanto riguarda il rapporto di servizio, io penso che costituisca un fatto positivo, io dico un privilegio. Qualcuno dice “quando se ne và ?” Si è scritto “se ne va a fine giugno“, qualcun’altro “se ne va a fine anno“. Ma al di là di quelle che possono essere le partenze, gli arrivi, i ricambi, rimane sempre questo rapporto”
Ebbene caro Procuratore Sebastio, mi spiace confutarla e contestare alcune sue affermazioni come quella “qualcuno ha fatto già i nomi dei miei eventuali sostituti” sarebbe stato più corretto fare nomi e cognomi, in maniera tale che ognuno nel suo ruolo e compito si assuma le sue responsabilità. Noi giornalisti siamo costretti per Legge a farlo, i magistrati hanno sempre detto e fatto quello che volevano, anche se adesso finalmente grazie alla riforma pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 4 marzo 2015, n. 52, vi è la nuova Legge 27 febbraio 2015, n. 18 sulla disciplina della responsabilità civile dei magistrati. La “festa” è finita. Nessun cittadino italiano è un “unto dal Signore“, e come è giusto che sia, chi sbaglia, ed a qualsiasi titolo e ruolo, deve risponderne ! Ebbene non esiste nè “qualcuno“, nè “qualcun altro“, ma solo un solo giornalista e cioè il sottoscritto che ha avuto il coraggio di scrivere quello che non solo pensa, ma quello che ha scoperto “documentalmente“, e che metterà a disposizione dell’ Autorità competente preposta, che non è sicuramente la Procura della Repubblica di Taranto .
Concludendo, le ricordo anche una “stranezza” o meglio una “leggerezza”… Quella di andare a trovare in redazione “per solidarietà” l’anno scorso un gruppo di giornalisti soci di una Cooperativa editrice fallita (come lei sa, la liquidazione coatta è una procedura del diritto fallimentare) mettendo in dubbio la dovuta equidistanza della Procura della Repubblica nei confronti di qualcuno che potrebbe rischiare la denuncia penale e bancarotta fraudolenta, se il curatore attenendosi ai suoi doveri d’ufficio, e sopratutto se la Guardia di Finanza che come ha sempre fatto nella stragrande maggioranza dei casi , dovessero fare qualche ulteriore controllo e ravvedere delle responsabilità penali…
Infine le confesso che mi piacerebbe video-intervistarla e farle tante domande. Anche scomode. Ma ho forti dubbi che lei accetterà. In ogni caso l’invito è pubblico, aspetto una sua risposta. Cordialmente.