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5 Novembre 2024 01:23

Caso Consip: Luca Lotti ed il Gen. Del Sette rinviati a giudizio per favoreggiamento

Il gup Clementina Forleo ha deciso che debbano andare a processo insieme all'ex braccio destro di Matteo Renzi, anche l'ex comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il generale Saltalamacchia comandante della legione Toscana. In questo procedimento era indagato anche Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, per traffico di influenze. I pm hanno chiesto la sua archiviazione. La decisione del giudice attesa il 14 ottobre

ROMA – Il Gup Clementina Forleo del Tribunale di Roma ha deciso oggi che debbano andare a processo Luca Lotti ex sottosegretario alla presidenza del consiglio del Governo Renzi, e ministro dello Sport del Governo Gentiloni,  rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento per la vicenda Consip. Insieme all’ex fedelissimo di Matteo Renzi, a giudizio andranno anche l’ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette (ora in pensione) accusato anche di “rivelazione del segreto d’ufficio” che secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi  avrebbe avvertito l’ex ad di Consip Luigi Marroni dell’esistenza di un’indagine sui vertici della società.

L’iscrizione nel registro degli indagati di Luca Lotti risale al 21 dicembre del 2016, il giorno dopo l’audizione, davanti agli inquirenti di Napoli, dello stesso Marroni, il quale aveva confessato di aver appreso dal ministro in merito all’indagine aperta dalla procura napoletana. Il fascicolo d’indagine quindi venne subito trasferito a Roma per competenza e Lotti il 27 dicembre si presentò a Piazzale Clodio per essere sentito dagli investigatori, e venne interrogato dai pm inquirenti  il 14 luglio del 2017  sostenendo la propria totale estraneità. La Procura di Roma non gli ha creduto ed ha continuato a contestargli quei fatti. Lo scorso 24 giugno l’ex ministro  ha ribadito dinnanzi al Gup Forleo la sua versione: “Non sapevo dell’indagine. Non potevo riferire a Marroni ciò che non conoscevo”.

A processo anche per Filippo Vannoni, ex presidente di Publiacqua, società partecipata del Comune di Firenze, accusato di favoreggiamento per aver rivelato l’esistenza dell’indagine a Marroni, e per l’imprenditore Carlo Russo,  che risponderà di millantato credito per essersi fatto promettere da Romeo soldi in cambio della sua “mediazione” nell’aggiudicazione degli appalti, spendendo anche il nome del suo amico Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.

Richiesto il giudizio anche per il generale Emanuele Saltalamacchia, all’epoca dei fatti  comandante della Legione Toscana, il quale dovrà rispondere della grave accusa di favoreggiamento, mentre l’ex numero uno della Benemerita . Prosciolti l’ex vice comandante del Noe, colonnello Alessandro Sessa e l’ex maggiore Gianpaolo Scafarto.  All’interno di questo procedimento era indagato anche Tiziano Renzi, padre dell’ex premier per “traffico di influenze“. La procura però aveva chiesto la sua archiviazione per “assenza di riscontri sull’ipotesi di reato” anche se ritenuto “ampiamente inattendibile”.

Il Gup Forleo del Tribunale di Roma ha però respinto la richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi, l’ex parlamentare di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, e dell’imprenditore napoletano, Alfredo Romeo, indagati per traffico di influenze. Quindi il giudice aveva fissato la camera di consiglio per il 14 ottobre anche per Domenico Casalino ex Ad di Consip,per l’ex dirigente Francesco Licci e per Silvio Gizzi, ex Ad di Grandi Stazioni, al quale inizialmente era stata contestata la turbativa d’asta ed anche per Luigi Ferrara l’ex presidente di Consip, accusato a sua volta di false dichiarazioni al pm.

Il 3 marzo 2017 Tiziano Renzi dichiarò di non aver “mai preso soldi”, e che quanto gli veniva contestato altro non era che  “un evidente caso abuso di cognome”, e di non aver mai incontrato Alfredo Romeo. Ma due anni dopo erano emersi nuovi elementi sull’incontro.

Sulla decisione del Tribunale di Roma, appreso il suo rinvio a giudizio è intervenuto l’ex ministro Luca Lotti che ha dichiarato: : “La mattina del 23 dicembre 2016 ho letto la prima pagina del Fatto Quotidiano: il titolo d’apertura era “indagato lotti“. È così che ho scoperto di essere indagato, leggendo un giornale“. “Non ho mai ricevuto l’avviso di garanzia – dici Lotti perchè chiesi immediatamente di essere ascoltato dagli inquirenti. Da quella mattina sono passati oltre mille giorni: 1014 per l’esattezza. In questo lungo periodo il mio nome legato all’inchiesta Consip è stato tirato in ballo in oltre 2600 articoli sui giornali italiani (cui vanno aggiunti migliaia di lanci d’agenzie di stampa e un numero incalcolabile di servizi televisivi). Sempre nello stesso periodo io ho rilasciato solo tre dichiarazioni, per confermare la mia innocenza e la mia fiducia nella giustizia: da un punto di vista della comunicazione è come tentare di fermare uno tsunami con l’ombrello. Ma da parte mia, sia chiaro, non c’è rabbia o rancore per nessuno, neanche verso chi si è divertito a sbattere “il mostro in prima pagina” senza assumersi nessuna responsabilità” e conclude “Oggi, 3 ottobre 2019, il giudice per le udienze preliminari ha deciso che dovrà esserci un processo per accertare definitivamente la verità dei fatti. Il reato di cui devo rispondere è favoreggiamento di un non indagato. Come ho fatto finora, affronterò tutto questo a testa alta. Ero e resto convinto che i processi si fanno nelle aule dei Tribunali e non sui giornali. Dimostrerò in quelle sedi la mia innocenza“.

Il processo per tutti i rinviati a giudizio,  legato al filone di indagine relativo alla fuga di notizie sul fascicolo che era stato avviato dai pm della Procura di Napoli sul maxiappalto Consip inizierà il prossimo 15 gennaio 2020 davanti alla Seconda sezione Penale del Tribunale di Roma.

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