ROMA – Si è svolta oggi dinnanzi alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura una nuova udienza del processo nei confronti del pm Henry John Woodcock, insieme alla pm Celeste Carrano , entrambi in servizio presso la Procura della repubblica di Napoli, che avevano avviato l’inchiesta sul “caso Consip“ poi trasmessa nel dicembre 2016 per competenza alla Procura di Roma .
Presidente del collegio giudicante il prov. avv. Fulvio Gigliotti (consigliere laico indicato al CSM dal M5S), componenti i consigliere togati dr. Piercamillo Davigo, Marco Mancinetti, Corrado Cartoni e Giuseppe Cascini.
Il magistrato dr. Mario Fresa sostituto della Procura generale della Corte di Cassazione ha richiesto la sanzione della censura per Woodcock e l’ammonimento per Carrano. Secondo la procura generale i due magistrati avrebbero violato i diritti di difesa dell’ex consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Filippo Vannoni ascoltandolo nella veste di testimone nell’ambito del caso Consip, quando in realtà erano già in possesso degli elementi necessari per iscriverlo nel registro degli indagati , così come in quegli stessi giorni avvenne con il generale dell’ Arma Emanuele Saltalamacchia, comandante regionale dei Carabinieri della Toscana, e con Luca Lotti all’epoca dei fatti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, i quali erano stati coinvolti per la fuga di notizie sull’inchiesta dalle dichiarazioni dell’ ex amministratore di Consip, Luigi Marroni.
La mancata iscrizione, ha detto Fresa nella sua requisitoria dello scorso 7 febbraio , “configura pienamente l’illecito contestato” di “grave e inescusabile negligenza è grave scorrettezza “; è stata “una scelta non conforme al protocollo, non argomentata e contraddittoria”. I due pm, ha continuato il sostituto della Procura generale “si dovevano rendere conto che Vannoni non poteva essere sentito come persona informata dei fatti”. E’ stato “scelto il soggetto più debole per farlo parlare” e secondo il pg si è trattato “di una strategia investigativa: si è ascoltato Vannoni per vestire meglio la notizia di reato” da trasmettere ai pm di Roma, titolari di un altro filone dell’inchiesta. “L’iscrizione nel registro degli indagati quando ci sono i presupposti di legge è un atto dovuto “, ha sottolineato Fresa.
L’ex consigliere del Presidente del Consiglio ha dichiarato di essere stato sottoposto a un incessante serie di domande pressanti, con le quali quale il pm Woodcock lo avrebbe più volte invitato a confessare, indicandogli dalla finestra del proprio ufficio della Procura napoletana, l’adiacente carcere di Poggioreale.
I pm Woodcock e Carrano hanno sempre negato le contestazioni, sostenendo di aver sempre agito nel rispetto della legge, e questa tesi sarà riconfermata nell’udienza che si svolgerà questa mattina alle 11 davanti alla sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli dai loro difensori, l’ex componente del Csm Antonio Patrono e l’ex procuratore di Torino Marcello Maddalena. Secondo la ricostruzione del sostituto della Procura generale Fresa, vanno addebitate soltanto al pm Woodcock le modalità con le quali Filippo Vannoni venne ascoltato negli uffici della Procura napoletana, la sera del 20 dicembre 2016.
Il dottor Woodcock nel corso di una dichiarazione spontanea, ha risposto alle accuse a suo carico ribadendo di aver sempre agito con “lealtà e correttezza” e di aver svolto quell’interrogatorio nel totale rispetto tutti i diritti del testimone Vannoni. Al pm napoletano inoltre vengono contestate inoltre le sue affermazioni sul caso Consip nel colloquio avuto con la giornalista Liana Milella , riportate sul quotidiano La Repubblica il 13 aprile del 2017. Il pm napoletano ha spiegato che le sue affermazioni non dovevano essere pubblicate e che era stata “tradita” in quella occasione la fiducia riposta nella giornalista.
Il dr. Mario Fresa sostituto della Procura generale della Cassazione nella sua requisitoria, ha dato atto del percorso professionale del pm Woodcock assolutamente “privo di incidenti” e della circostanza che il magistrato continua a godere dell’ “ immutata stima” da parte del procuratore della repubblica di Napoli Giovanni Melillo, capo del suo ufficio.
Questa mattina ha preso la parola per primo l’ ex componente del Csm Antonio Patrono, difensore del pubblico ministero Celeste Carrano , in servizio presso la Procura della repubblica di Napoli. Il difensore ha ricostruito le origini del procedimento mettendo in evidenza gli “attori” del caso giudiziari sulla Consip, ricordando che erano ben 5 le persone coinvolte nella vicenda, sostenendo la correttezza e legittimità dell’operato della pm Carrano, non accettando critiche sulle tecniche di interrogatorio, che sono ben altra cosa dalle procedure previste dal Codice. Patrono ha concluso ricordando che le accuse a carico dai magistrati napoletani provengono da una persona che si manifesta essere un “bugiardo seriale conclamato“, chiedendo l’assoluzione della sua assistita da tutte le incolpazioni a suo carico con la formula più ampia possibile, perchè “non ha fatto nulla di illecito“.
Dopo una breve camera di consiglio della Sezione Disciplinare ha preso la parola l’ex procuratore di Torino Marcello Maddalena, difensore del pm Woodcock, che ha previsto e tenuto in due parti (oltre due ore) la sua arringa difensiva a tutela dell’operato del magistrato napoletano.
Nella sua arringa difensiva, Marcello Maddalena ha innanzitutto evidenziato alla Sezione disciplinare del Csm la correttezza del pm Woodcock nel suo operato, ricostruendo con una minuziosa relazione letta in aula tutta la vicenda, ha sostenuto che “Vannoni è stato costretto ad accusare i pm napoletani per difendere l’operato di Lotti“.
“Ogni vostra decisione è destinata a interferire su un processo in corso” ha aggiunto Maddalena, difensore del pm napoletano Henry John Woodcock. La ragione è che lo stesso procedimento disciplinare riguarda appunto i due magistrati “che stavano indagando sull’entourage del primo ministro in carica” all’epoca dei fatti, cioè Matteo Renzi e che la loro inchiesta penale , trasmessa intanto alla procura di Roma, vede tra gli altri indagati l’ex ministro Luca Lotti e i generali dei carabinieri Tullio Del Sette (in quel momento comandante generale dell’ Arma dei Carabinieri) ed Emanuele Saltalamacchia, a capo del comando regionale della Toscana, “è ancora in corso e non è stato definita nemmeno a livello di indagini preliminari”.
La lunga udienza conclusasi nel tardo pomeriggio è stata aggiornata e rinviata al prossimo 4 marzo per la decisione finale