La procura di Milano ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Daniela Garnero Santanchè attuale ministro del Turismo, oltre che di altre persone e delle società Visibilia Editore spa e Visibilia Concessionaria srl. L’inchiesta è stata coordinata dall’aggiunto Laura Pedio e dai Pm Giuseppina Gravina e Luigi Luzi e le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. L’ipotesi di reato per il quale la procura ambrosiana procede è quella di truffa ai danni dell’Inps in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione in deroga nel periodo del Covid-19, per un totale di 13 dipendenti. Lo rende noto la procura con una nota.
Le problematiche civilistiche
La Sezione imprese del Tribunale civile di Milano soltanto venti giorni fa aveva disposto l’amministrazione giudiziaria per Visibilia Editore, presieduta sino al gennaio 2022 da Daniela Santanché. I giudici avevano evidenziato gravi criticità nei conti e nella gestione della spa, hanno accolto la richiesta dell’aggiunto Pedio e del pm Gravina e di un gruppo di soci di minoranza. Nel provvedimento la Sezione del Tribunale di Milano aveva messo in evidenza che “la situazione è tanto più grave e rilevante considerando che Visibilia Editore spa è società quotata e che attualmente le società del gruppo sono chiamate a gestire una conclamata situazione di crisi“. Ed ancora si legge: “Le carenze nell’organizzazione della contabilità, dell’amministrazione e della tesoreria della società dimostrano l’inadeguatezza dell’organo gestorio che è venuto meno al suo principale dovere organizzativo”.
Le presunte irregolarità
In particolare, come specifica la nota del Procuratore della Repubblica di Milano, dr. Marcello Viola, i soggetti coinvolti risultano indagati in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. L’ipotesi, come detto, è quella di truffa ai danni dell’Inps in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione a zero ore per 13 dipendenti nel periodo che va dal 2020 al 2022 per un totale di oltre 126 mila euro versati dall’ente pubblico.
Lo “schema illecito” attuato e contestato
Il fascicolo per truffa aggravata, al momento a carico di ignoti, era scattato in seguito alla denuncia di Federica Bottiglione, ex responsabile Investor Relations dell’azienda, (il professionista che tiene i rapporti con investitori e intermediari in una società quotata in Borsa). Visibilia Editore infatti è quotata in Borsa all’Euronext Growth Milan (anche se dal 4 marzo scorso è sospesa dalle negoziazioni), la piattaforma di scambio multilaterale dedicata alle piccole e medie imprese di Borsa Italiana. In una relazione della Guardia di Finanza depositata tempo fa, era emerso come la mossa di ricorrere alla Cigs sarebbe stata organizzata anche da Dimitri Kunz D’Asburgo, il compagno della senatrice di Fdi, oltre che da Paolo Giuseppe Concordia, responsabile delle tesorerie di Visibilia Group, dal quale la ministra è uscita due anni fa. Secondo le Fiamme Gialle, dalle conversazioni emerse si evince la loro “consapevolezza dello schema illecito” attuato.
Cinque indagati
Sono cinque in totale gli indagati che compaiono nell’avviso di chiusura indagini. Oltre alla Santanchè compaiono Kunz D’Asburgo, Concordia, insieme, come detto, alle due società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. Da quanto è trapelato, questo è il primo filone di indagine, con accertamenti condotti dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, dal momento che resta aperto, attualmente, quello a carico di Santanchè per falso in bilancio legato ad irregolarità nelle gestioni contabile e finanziaria di Visibilia. Ma è probabile che questa tranche, nella quale la ministra è indagata anche per bancarotta, venga stralciata per un’eventuale richiesta di archiviazione, considerando che ad oggi nessuna delle società del gruppo Visibilia è fallita.
I diritti degli indagati
Una volta notificato l’avviso gli indagati entro venti giorni potranno, presentare memorie, produrre documenti, depositare eventuale documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di nuovi atti di indagine, oppure di presentarsi per rilasciare dichiarazioni o essere sottoposti ad interrogatorio. Se l’indagato chiede di essere sottoposto ad interrogatorio il pubblico ministero deve procedervi.
Per Giorgia Meloni la nuova grana Santanchè apre qualche riflessione nella maggioranza. Perché se rimane vero il principio che “non basta un rinvio a giudizio” per chiedere le dimissioni di un ministro, anche ai piani alti di Fdi iniziano ad ammettere che poi bisogna vedere “caso per caso”. Perché ci sono situazioni che possono oltrepassare la soglia “dell’imbarazzo” e richiedere, alla fine, un passo indietro, se non altro per opportunità politica. Nel partito della premier si registra un silenzio che fa piuttosto rumore. La sola voce che si alza nel centrodestra a difesa della titolare del Turismo, è quella del vicepremier Antonio Tajani segretario di Forza Italia , sempre “garantista” sia “che si tratti del comune di Bari”, a rischio scioglimento per mafia, o di Daniela Santanchè: “una persona è innocente finché non è condannata in terzo grado di giudizio” dice il ministro degli Esteri. Ma è l’unico, almeno fino all’ora di cena.
A suo tempo, la scorsa estate, Meloni aveva chiarito da un lato che appunto, non basta un avviso di garanzia per far dimettere un ministro, dall’altro aveva sottolineato che la “complessa” vicenda era “extrapolitica” perché non riguardava la sua attività come ministro. E certo, ancora una volta bisognerà “vedere meglio”, dice un alto dirigente del suo partito, di cosa si tratti.
Santanchè: “Confido nella giustizia, innocente fino a sentenza”
“Continuo ad avere fiducia nella giustizia e confido che la vicenda possa concludersi per me positivamente già con l’archiviazione da parte del pm o, se ciò non si verificasse, con il giudizio del gup che nell’udienza preliminare decide sulle ragioni dell’accusa e della difesa”. Queste le parole della Santanchè, annunciando che lunedì i suoi avvocati “chiederanno copia degli atti per poter valutare una memoria difensiva e l’eventuale mia richiesta di essere sentita“. Per la nostra Costituzione, ha aggiunto “fino all’esito definitivo dei tre gradi di giudizio nessuno può essere considerato colpevole”. Tuttavia, ha aggiunto ancora, “in sede politica, dopo la decisione del gup, per rispetto del Governo e del mio partito, farò una seria e cosciente valutazione di questa vicenda che è comunque antecedente alla mia nomina a ministro. Sono peraltro convinta che anche questa volta il giudizio dei giudici andrà contro il desiderio dei miei avversari politici”. Parole che in ambienti politici vengono lette anche come la possibilità di una riflessione sul passo indietro della Santanchè.
Schlein: “Meloni chieda alla Santanchè di dimettersi”
“La Santanché è indagata per truffa aggravata ai danni dello stato, per accuse meno gravi di questi ministri si sono dimessi in Italia e in Europa. Torniamo a chiedere, quello che chiedevamo otto mesi fa, cioè che la presidente Meloni prenda atto di queste gravi accuse e chieda alla sua ministra di fare un passo indietro“. Questo il commento della segretaria del Pd Elly Schlein parlando a Caltanissetta. “Accuse così gravi non meritano di saper rispondere che si aspetta la fine di un processo. Quando una ministra è indagata per aver truffato lo Stato, per la vicenda della cassa integrazione in deroga, questa accusa mette a rischio l’onorabilità che lei stessa rappresenta. Chiediamo alla Meloni di agire per evitare che questo governo metta in imbarazzo l’Italia anche nei consensi internazionali” conclude la Schlein.
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