La delibera con cui il 17 gennaio il Consiglio superiore della magistratura aveva rinominato Pietro Curzio primo presidente della Cassazione, nonostante quattro giorni prima il Consiglio di Stato avesse annullato la precedente nomina definendola “irragionevole”, altro non è stato che una ostinazione giudiziaria del Csm, fingendo di essere nuova ma invece era più che vecchia, trasformando gli stessi concetti iniziali sulle nomine azzerate, venendo ripetuti con parole diverse pur di salvare la faccia davanti a delle discutibili nomine “lottizzate”.
Ieri è arrivata una nuova notizia che conferma come lo scontro tra magistrati e tra poteri dello Stato intorno alla poltrona più importante della giustizia italiana, in realtà non si è ancora concluso, in quanto il giudice Angelo Spirito, che aveva presentato ricorso contro la nomina di Curzio vedendosi dare ragione dalla giustizia amministrativa, ieri ha notificato un nuovo ricorso, accusando il Csm per voce e penna del suo avvocato Franco Scoca, di avere in sostanza “aggirato” la decisione del Consiglio di Stato, intimando che al Csm venga ora ordinato di ottemperare a quanto deciso dai giudici amministrativi di Palazzo Spada, e rimangiarsi quindi la nomina “bis” di Curzio e della sua vice, Margherita Cassano, anch’essa preferita irregolarmente a Spirito secondo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato che elencava dettagliatamente uno per uno i titoli che dimostravano come Spirito fosse in possesso di titoli più meritevoli sia di Curzio che della Cassano che erano stati sponsorizzati al Csm rispettivamente dalle correnti di sinistra e di destra. Della serie : “uno a te, uno a me” in perfetta vergognosa lottizzazione.
La Corte Cassazione da ieri torna così ad avere un vertice azzoppato, a rischio di rimozione bis dei “nominati”. La delibera-bis del Csm, adottata con una urgenza senza precedenti nella storia per consentire a Curzio di presiedere l’inaugurazione dell’anno giudiziario, di fatto rischia di trasformarsi in un clamoroso suicidio giudiziario-politico.
Il nuovo ricorso del giudice Spirito apre ufficialmente una settimana che per il Csm si annunciava già come difficoltosa. Da oggi infatti inizia la “battaglia” in seno al plenum per la indicazione e nomina del nuovo procuratore di Milano, i cui dissidi interni sono venuti a galla a livelli mai visti ridicolizzando il “rito ambrosiano” del palazzo di giustizia milanese.
La 5a commissione (incarichi direttivi) del Csm ha convocato tutti i sette magistrati che si sono candidati per sentirli direttamente, anche se da voci di corridoio la contesa sembrerebbe ridotta a tre candidati: il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, e il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli che sarebbe il candidato della corrente di sinistra di Area. Potrebbe entrare in gioco anche il procuratore di La Spezia Antonio Patrono, un navigato conoscitore e frequentatore di correnti, tra i pochissimi magistrati ad avere fatto parte del Csm per due volte, che era uscito dalla corrente di destra per seguire quella di Piercamillo Davigo che non è però più abbastanza forte dopo la sua uscita da Palazzo dei Marescialli.
Un altro “problema” incombente sul Csm che dovrà decidere al più presto è la posizione dei due pm milanesi Fabio De Pasquale e Paolo Storari per il quali si è innescato lo scontro che ha spaccato e diviso la Procura di Milano, i quali sono entrambi a rischio di trasferimento per incompatibilità ambientale. E se il Csm ne salvasse uno solo dei due, in tal caso lo scontro interno al Consiglio Superiore della Magistratura esploderebbe.