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22 Dicembre 2024 13:02

Catania: blitz dei Ros contro il clan Santapaola-Ercolano

24 arresti. In manette l'attuale reggente della 'famiglia' di Cosa nostra: Antonio Tomasello, di 51 anni ritenuto "legato" a Enzo Santapaola e Aldo Ercolano, cugino dell’eragastolano che porta lo stesso nome e cognome.

ROMA – Un vero e proprio colpo al cuore del clan Santapaola Ercolano, quello del ROS dei Carabinieri che ha decapitato i vertici del “clan mafioso” e di tutti i gruppi distribuiti in tutta la Provincia che compongono la famiglia catanese di Cosa Nostra. Sono trenta le persone ritenute inserite nelle consorterie criminali ramificate del clan arrestate dai militari del ROS in un’operazione scattata all’alba su ordine della Procura distrettuale antimafia di Catania. Sei dei trenta sono stati raggiunti in carcere dove si trovavano  già detenuti. Eseguita anche una detenzione domiciliare.

Arrestato Antonino Tomaselli di 51 anni  l’attuale reggente della famiglia catanese di Cosa nostra ritenuto “legato” a Enzo Santapaola e Aldo Ercolano cugino dell’eragastolano che porta lo stesso nome e cognome e tutti i responsabili dei gruppi che compongono le diverse articolazioni territoriali del clan. Nel corso dell’indagine sono state documentate estorsioni, sia consumate che tentate – in quest’ultimo caso anche attraverso il compimento di atti intimidatori – ai danni di imprenditori, scoperta una ipotesi di sequestro di persona e detenzione di armi.

Le investigazioni del Ros lo indicano come l’attuale reggente dei vari gruppi della città, decapitati dalle operazioni ‘Kronos’ e dall’attuale ‘Chaos’, e di clan alleati o rivali. Tutti parlavano tra loro con dei telefonini con sim intestate a terze persone dopo avere realizzato una rete citofonica nella quale sono riusciti ad entrare gli investigatori del ROS che li hanno intercettati durante le loro conversazioni dal settembre del 2016 al settembre 2017, data di deposito dell’informativa da parte dei Carabinieri del ROS, anche se in realtà i servizi di intercettazione sono proseguiti per monitorare l’attività ancora in corso del più pericoloso sodalizio mafioso operante nella provincia di Catania

I provvedimenti cautelati emessi dall’ Ufficio Gip del Tribunale di Catania, su richiesta della  Direzione Distrettuale Antimafia hanno riguardato il gruppo di San Giovanni Galermo: agli arresti Giovanni La Mattina, Antonino Mangano, Arturo Mirenda , Francesco Lucio Motta (tutti già detenuti) , Luca e Roberto Marino, Christian  Paternò. Il Gruppo della Stazione composto da Angelo Arena e Alfio Davide Coco. Il Gruppo di Lineri: Carmelo Distefano, Carmelo Rannesi e Corrado Monaco. Del Gruppo di Giarre arrestati  Orazio Di Grazia, Salvatore Leonardi. Del Gruppo di Paternò: Carmelo Cristian Fallica. Del Gruppo di Palagonia: Gaetano Fiammetta e Sebastiano Vespa.

Arrestati anche altri soggetti che malgrado non fossero affiliati sono ritenuti responsabili dalla Procura di ipotesi criminali aggravate dall’articolo sette, poiché commesse con metodo mafioso ovvero per agevolare la famiglia Santapaola-Ercolano: Alfio Romeo per detenzione di stupefacente; Giuseppe Modica, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, perché coinvolto in una vicenda estorsiva. Vi sono inoltre altri affiliati. Per la famiglia Mazzei (carcagnusi) Alfio e Mario Maugeri, tutti e due rivestono ruoli apicali, Orazio Coppola, Santo Di Benedetto, Carmelo Pantalena (detenuto) e Mario Pappalardo. Del Clan Nardo di Siracusa arrestati  Francesco Calatabiano, Salvatore Catania, tutti e due ai vertici del clan, Cirino Rizzo e  Fabrizio Iachininoto (detenuto) .

Le indagini del ROS dei Carabinieri  hanno permesso di ricostruire i gruppi legati alla storica famiglia, ma anche i contrasti nati nella ‘spartizione’ del territorio da controllare con le estorsioni a tappeto culminato con un’aggressione ad Alfio Davide Coco, ‘responsabile’ del gruppo della Stazione, da parte del clan Mazzei. E così accade che i vertici delle famiglie si mettono attorno a un tavolo: da un lato gli affiliati al clan Mezzei (carcagnusi) dall’altro i santapaoliani che chiedono di discutere “civilmente”, ricordando anche l’omicidio di ‘pulizia interna’ di Angelo Santapaola per “dare un esempio a chi sbaglia”.

L’elevato livello qualitativo del lavoro operato dagli investigatori ha consentito alla Procura di Catania, costantemente informata degli sviluppi investigativi che ha direttamente coordinato, di approntare in poco più di un mese una corposa richiesta di misure cautelari che è stata positivamente ed accuratamente vagliata dal GIP di Catania in tempi altrettanto rapidi, così come richiesto dalle gravi esigenze cautelari nella fattispecie ricorrenti. Anche la complessa attività di localizzazione di tutti i sodali mafiosi da arrestare è stata effettuata dagli investigatori in tempi assolutamente rapidi, così come imposto dall’esigenza di evitare la latitanza di pericolosi criminale ed a dimostrazione del livello operativo di eccellenza dei reparti impiegati nell’Operazione.

 

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