ROMA – Tutto come previsto. Il Giudice concede il terzo rinvio dell’udienza nella procedura cautelare promossa dai commissari straordinari dell’ILVA in a.s. contro ArcelorMittal . Il rinvio concordato fra le parti è avvenuto dopo una pre-accordo sulla modifica del contratto di affitto finalizzato all’acquisto del Gruppo ILVA. I legali di Arecelor Mittal hanno chiesto un po’ di giorni sino a fine mese per rivedere i nuovi dettagli dell’accordo. Lucia Morselli Ad della società italia del gruppo franco-indiano , presente in aula, ha confermato il mantenimento degli attuali livelli di produzione.
I rispettivi staff di legali e consulenti hanno lavorato nelle ultime ore ad un nuova bozza di accordo, redigendo una versione avanzata e più articolata rispetto a quella raggiunta lo scorso 20 dicembre a Milano. Il giudice Claudio Marangoni del Tribunale Civile di Milano nel corso dell’udienza odierna , ha disposto un nuovo rinvio dell’udienza al 6 marzo prossimo, che costituirà il terzo e ultimo rinvio dopo quelli precedentemente concessi il 27 novembre e il 20 dicembre.
Se entro il 28 febbraio si giungerà ad un accordo, come preannunciato stamane, i due “contendenti” revocheranno i rispettivi atti che hanno avviato il contenzioso in essere, e quindi la causa verrà interrotta ed annullata dopo il necessario passaggio dinnanzi al giudice. Contrariamente qualora l’accordo dovesse saltare non ci sarà nessuna ulteriore proroga e quindi si avvierà la discussione delle parti.
Sono due i ricorsi pendenti dallo scorso novembre dinnanzi al Tribunale di Milano città presso cui è la sede legale della società. Uno è l’atto di citazione di ArcelorMittal verso i commissari straordinari di ILVA, con il quale la multinazionale franco-indiana dell’acciaio aveva formalizzato legalmente la propria volontà di recedere dal contratto di ILVA basandosi sulle proprie ragioni, che partivano dall’abolizione dello scudo penale. L’atro è il ricorso cautelare urgente presengtato dall’ ILVA in Amministrazione straordinaria propedeutico a bloccare per impedire la Mittal-exit da Taranto.
Secondo fonti confidenziali partecipanti alle trattative la nuova bozza d’accordo si basa su occupazione, investimenti ed in particolare un impegno finanziario diretto dello Stato nella “nuova” ILVA, i pagamenti dei canoni restanti da parte di ArcelorMittal ridotti però del 50% rispetto agli accordi iniziali (cioè soltanto 7,5 milioni di euro invece dei 15 previsti dal contratto iniziale), costituenti una serie di di impegni programmatici e punti fermi, sui sulla base dei quali poi arrivare alla versione definitiva di un addendum da inserire al contratto stipulato in precedenza.
Qualora l’accordo dovesse naufragare ArcelorMittal potrebbe lasciare l’ ILVA il 1 novembre 2020, secondo fonti interne non ufficiali versando 400 milioni di euro più 100 milioni di euro per il magazzino di ILVA in A.S. nel frattempo utilizzato, a titolo transattivo. Si tratta naturalmente di voci che dovranno poi trovare conferma nei documenti sottoscritti.
Ma l’avvocato Ferdinando Emanuele, uno dei legali di ArcelorMittal, prima dell’udienza in Tribunale a Milano ha risposto a chi gli chiedeva se il gruppo franco indiano fosse intenzionato a lasciare l’ILVA, come si vociferava anche durante la fase di trattative, ha risposto seccamente “Non mi risulta” aggiungendo che “sono stati fatti significativi passi avanti rispetto all’altra volta, e la soluzione negoziale resta la migliore“.
Parlando coi giornalisti presenti l’avvocato ha spiegato che le parti hanno concordato un termine fino al 28-29 febbraio, per andare avanti nelle trattative ed arrivare a un accordo definitivo sul piano di rilancio industriale e che, quindi, oggi chiederanno in udienza al giudice Marangoni di aggiornare il procedimento ai primi di marzo, motivando così la richiesta di rinvio: “C’è stato un avanzamento del negoziato, ci sono stati passi avanti, le parti chiederanno del tempo per arrivare ad una definizione dell’accordo”.
Sempre l’ avvocato Emanuele, legale del gruppo Arcelor Mittal soffermando sull’ipotesi che il gruppo voglia lasciare l’ ILVA, circostanza che è presente e contenuta nei propri atti attualmente depositati in Tribunale a Milano , ha detto : “Non mi risulta, siamo qui e il negoziato prosegue, oggi c’è una situazione più positiva dell’altra volta , c’è una molto intensa negoziazione che prosegue“. Aggiungendo che “Mittal ha grande rispetto per il Governo e per il presidente del Consiglio e ritiene che la soluzione negoziale sia la migliore” manifestando sempre a parole l’ “intenzione seria” del gruppo Arcelor Mittal di portare avanti le trattative in corso.
Fortemente critici i sindacati. “Dopo mesi di trattative e mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, ancora non si conoscono nel dettaglio gli elementi dell’intesa tra ArcelorMittal, Governo e Commissari Straordinari. Il rischio è che questo ennesimo rinvio possa appesantire ancora di più la situazione all’interno degli stabilimenti, già in forte difficoltà da tempo, a causa della grande incertezza sul futuro, dei frequenti incidenti e del blocco degli investimenti ambientali e manutentivi”. dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, dopo aver appreso della decisione del Tribunale di Milano di rinviare l’udienza nella procedura cautelare promossa dai commissari straordinari dell’ILVA contro ArcelorMittal.
“Si continua a parlare di cinquemila, tremila o duemila esuberi – dichiara il leader Uilm – come se fosse una condizione normale. Mi auguro che non ci sia già un accordo chiuso tra il Governo e la multinazionale sugli esuberi che non possa essere messo in discussione dalle organizzazioni sindacali. Non accetteremo mai accordi pre confezionati” che prosegue “Ci preoccupa la clausola che prevederebbe l’uscita di ArcelorMittal dal novembre prossimo dietro pagamento di 500 milioni di euro. Non vogliamo trattenere nessuno a tutti i costi, se ArcelorMittal ha intenzione di andare via che lo facesse subito, senza aspettare altri dieci mesi ma questa situazione di insicurezza ha effetti drammatici sui lavoratori e sull’intera comunità”.
“Chiediamo urgentemente al Governo – conclude Palombella – un incontro in cui ci facciano conoscere i dettagli dell’intesa con la multinazionale e aprire una discussione aperta, non predeterminata e senza pregiudizi, sul futuro di migliaia di lavoratori, famiglie, comunità e dell’acciaieria più grande d’Europa”
Anche Francesca Re David segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile della siderurgia, sono molti critici con la linea del Governo sulla questione ILVA. “Con la decisione del Tribunale di Milano di rinviare al 6 marzo l’udienza per il ricorso dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria contro ArcelorMittal si apre un’ulteriore fase di incertezza e di preoccupazione sulle prospettive del gruppo in Italia. Incertezza e preoccupazione che l’indiscrezione giornalistica secondo cui sarebbe stata fissata anche la data per un possibile disimpegno di ArcelorMittal tra il 1 e il 30 di novembre 2020 con una penale di mezzo miliardo di euro non può che rafforzare. Non si conoscono i dettagli dell’ipotesi di accordo che ha portato al rinvio, ma è davvero complicato pensare ad una trattativa seria, se si parte dal fissare le condizioni con cui il principale contraente potrebbe svincolarsi. E mentre si tratta e si rinvia, ieri la multinazionale ha presentato i conti: perdite per 2,5 miliardi di euro, ma il debito più basso di sempre”
I rappresentanti della Fiom-Cgil evidenziano che “La borsa di Parigi ha così festeggiato con il rialzo del titolo del 10,4% e ArcelorMitta ha staccato un dividendo di 30 centesimi per azione, contro i 20 centesimi attesi. Gli azionisti festeggiano, i lavoratori pagano. Ci sono 2.331 lavoratori in cassa integrazione straordinaria (1.978 negli stabilimenti ex Ilva, 341 in Sanac e 12 in Taranto Energia) e ci sono 1.273 in cassa integrazione ordinaria a Taranto che è prorogata da giugno 2019 – ed aggiungono nella loro nota congiunta – “E’ quindi urgente che il Ministero dello Sviluppo Economico convochi il tavolo con le organizzazioni sindacali per conoscere l’effettivo stato della trattativa, gli assetti proprietari e le prospettive tecnologiche e industriali. Non intendiamo delegare al nostro ruolo ed alla nostra funzione di rappresentanza, né siamo disponibili a gestire gli effetti di possibili accordi che mettano in discussione gli impegni e i vincoli occupazionali già definiti nell’accordo del 2018. Se il tavolo non sarà convocato nelle prossime ore, sarà necessario ricorrere alla mobilitazione generale del gruppo”.